La nazionale femminile di pallanuoto ha conquistato una splendida medaglia d'argento nella World League di Tianjin, sconfitta in finale solo dalla formidabile selezione statunitense, vincitrice del sesto titolo (il terzo consecutivo) negli ultimi otto anni. L'Italia, dal proprio canto, può festeggiare il ritorno su un podio internazionale a distanza di 5 anni, ovvero da quel 2006 in cui giunsero l'argento agli Europei e quello in World League. Il Setterosa, dunque, è tornato grande? E' presto per dirlo e certamente serviranno ulteriori conferme a riguardo. L'andamento della manifestazione asiatica è stato per le azzurre paragonabile all'incedere di un ottovolante: tre sconfitte nette nella prima fase con Usa, Grecia e Cina, una vittoria incredibile e rocambolesca con la Russia nei quarti di finale (ai rigori) a cui ha fatto seguito una convincente rivincita sulle padrone di casa in semifinale. Anche nell'atto conclusivo la selezione tricolore ha retto bene il confronto con le plurititolate avversarie, chiudendo in vantaggio per 5-3 la prima frazione di gioco. L'impressione destata, dunque, è quella di una nazionale ancora molto discontinua ed in cerca di una sua reale identità. Un'Italia che potrebbe essere notevolmente migliore se non continuasse l'ingiustificato ostracismo del ct Fiori nei confronti delle giocatrici dell'Orizzonte Catania (squadra campione della Serie A1 e finalista in Coppa dei Campioni): atlete giovani e già affermate come Garibotti, Aiello (22enne centroboa talentuoso a cui si preferisce la 38enne Casanova), Motta e Radicchi farebbero decisamente comodo alla causa ed accrescerebbero un tasso tecnico nel complesso già più che discreto. Per motivi personali che forse non conosceremo mai, quindi, su questa squadra continuerà a rinnovarsi il dubbio di quali risultati si potrebbero raggiungere con l'intera rosa al completo. L'argento vinto in Cina non deve illudere: nazioni come Usa, Australia, Russia e Grecia, per continuità di rendimento, esperienza e preparazione fisica, sono ancora un gradino sopra ad un Setterosa i cui margini di crescita, comunque, lasciano intravedere spiragli di luce incoraggianti per l'immediato futuro.
Il settore della canoa velocità vive un momento molto difficile, dove gli equipaggi tricolori faticano ad emergere dalla mediocrità, rilegati sempre più in posizioni che poco si addicono alla tradizione italica in questo sport. Se il miglior risultato in un Europeo è dato dal sesto posto di Michele Zerial nei 200 metri, allora si comprende come le prospettive a breve-medio termine siano chiaramente funeste, con speranze di medaglie olimpiche attualmente pari a zero. Analizziamo i motivi della lenta flessione di questa disciplina. 1) In campo maschile il ricambio generazionale non manca, ma quasi sempre i giovani si perdono nel passaggio dalle categorie juniores a quelle seniores. Emblematici i casi di Carlo Cecchini-Matteo Brillo, campioni d'Europa under23 nel 2010, o del C4 che ha primeggiato lo scorso anno nel Vecchio Continente. Della maggior parte di questi giovani si sono già perse le tracce o, più probabilmente, si è deciso di accantonarli momentaneamente per dar spazio ad alcuni veterani il cui rendimento continua a mantenersi distante da quello di vertice. Serve una miglior gestione delle nuove leve, nella quale i ragazzi emergenti devono essere accompagnati nel percorso di crescita ed educativo. Il passaggio tra i seniores rappresenta un momento delicato della vita, dove sono necessarie tutele ed attenzioni. Detto questo, serve anche il coraggio di puntare su un nome nuovo, che solo con l'esperienza (magari all'inizio anche negativa) potrà un giorno puntare a diventare campione. L'attesa, spesso, risulta controproducente. 2) Incertezza nella formazione degli equipaggi. All'ultimo momento si è deciso di schierare Maximilian Benassi (la cui crescita si è arrestata nel K1) nel K4, anche se i risultati non sono stati quelli sperati. Non si comprende, inoltre, il motivo per cui Jaka Jazbek non venga schierato nel K2 200 metri, magari (ogni tanto serve anche sperimentare) con Michele Zerial. 3) L'agghiacciante crisi del settore femminile. Si tratta di uno dei peggiori esempi di cattiva gestione economica, tecnica ed organizzativa dello sport italiano. Da 20 anni (e non è un modo di dire) ci si affida alla campionessa Josefa Idem, la quale, ormai 47enne, fatica oltremodo nel mantenere un ruolo perlomeno dignitoso in campo mondiale (nelle ultime apparizioni l'obiettivo massimo è diventato la qualificazione per la finale). Alle sue spalle un vuoto gelido che fa tremare. Un errore grave è costituito dal fatto che la Idem non si allena con le compagne più giovani, ma in solitaria e con un programma personalizzato: l'esempio della campionessa italo-tedesca sarebbe importante e fungerebbe da stimolo per le nuove leve, che avrebbero anche l'opportunità di carpirne i segreti. In questo settore, quindi, urge una immediata e radicale rivoluzione copernicana: ingaggio di un tecnico straniero (come già avvenuto nel canottaggio) con conseguente introduzione di modalità di allenamento innovative e votate all'incremento dell'aspetto muscolare e dell'incisività della pagaiata, promozione della disciplina a livello locale, riforma del sistema promozionale e della gestione delle atlete. 4) La mancata obiettività dei tecnici. Affermare che il bilancio è buono anche dinanzi ad un quadro oggettivamente desolante non fa altro che nascondere delle palesi carenze strutturali, rallentando e difatti impedendo il percorso di rinnovamento.
Federico Militello
a parte la solita scherma, giordano nella pistola e qualche buona prova nello judo, è stato un week end disastroso con dimostrazione di quasi nullità nella canoa come tu hai citato ma sopratatutto nell'atletica dove in pratica non abbimo in pista un solo atleta non dico da medaglia ma neanche da finale olimpica e nel nuoto dove a parte la solita pellegrini ed il buon scozzoli siamo ad un livello deprimente, con molti atleti che dopo qualche vampata si sono nuovamente disciolti al sole. quando faccio pronostici di medaglie sono sempre abbastanza otttimista ma più dò uno sguardo generale al nostro sport olimpicom e più temo il disastro olimpico a londra.
RispondiEliminaLa Coppa Europa di atletica vale molto poco. Naturalmente indica la consistenza complessiva di una squadra, ma alla fine sono le punte che portano le medaglie. Howe e Di Martino, se stanno bene, sono da podio in ogni gara. Senza dimenticare la marcia, dove siamo competitivi in tutte e tre le distanze. Aspettiamo i vari Bencosme, Lorenzi, Stecchi, Trost, Derkach e Bruni per diventare una corazzata, sperando che siano assistiti nelo loro processo di crescita.
RispondiEliminaNel nuoto, più o meno, vale lo stesso discorso. Pellegrini, Scozzoli e i velocisti sono da medaglia, così come Pizzetti. Molti giovani sono promettenti, come D'Arrigo, Polieri, Carli, Paltrinieri e Bizzarri. I vari Colbertaldo, Di Tora, Lestingi, Giorgetti, etc., invece, sono ormai avviati ad una carriera da comprimari. Non penso che Londra sarà una nuova Vancouver, ma il pericolo flessione è tangibile
Federico accenna ai quadri tecnici sia per la canoa che per l'atletica. Proprio quello è il punto, secondo me, e il discorso va allargato a tante altre discipline (il nuoto stesso, il ciclismo su pista, il canottaggio e tanti altri). In aggiunta a una gestione federale che in alcuni sport difetta di progettualità, spesso i quadri tecnici non dico che non siano all'altezza ma certamente non mi sembrano all'avanguardia. Cito due esempi: nel nuoto, dopo la scomparsa di Castagnetti, e nel canottaggio, dopo la fine del mandato di La Mura, l'Italia non è riuscita quasi mai a raggiungere risultati di rilievo. E se lo ha fatto, lo ha fatto con atleti allenati da stranieri (vedi Scozzoli, ad esempio) oppure già da tempo affermati (vedi Pellegrini, che infatti ha scelto un tecnico straniero per restare in vetta). Non può essere un caso. L'ho detto tempo fa: spesso ci vantiamo di avere i "migliori tecnici" anche in discipline dove i fatti dicono che sono in tanti ad essere più bravi di noi. Si prenda esempio (anche in questo!) dalla scherma dove si ricorse a Christian Bauer per risollevare le sorti della sciabola e da allora siamo rimasti (quasi) stabilmente ai vertici mondiali!
RispondiEliminaGabriele
In effetti, come abbiamo già discusso qualche mese fa, in alcune discipline l'unica strada per emergere è quella di affidarsi a competenti tecnici stranieri ed agli oriundi. Solo in questo modo è possibile rafforzare la base ed ottenere risultati e prestazioni durature nel tempo. Federica Pellegrini è stata lungimirante nell'affidarsi ad un tecnico esperto come Lucas
RispondiEliminaDo il mio apporto alla canoa, escludendolo dunque dal mio top.
RispondiEliminaSecondo me Fede dici bene sul fatto di improvvisare Benassi su K4 e K1. Risultato: ottavo posto in entrambi equipaggi, e frastuono mentale del povero ragazzo che non sa dive puntare. Il caso di Jazbek credo lo abbiano dirottato sulla canoa fluviale discesa, dove credo ha vinto l`oro europeo. I giovani che dici promettevano bene (aggiungo Colombi-Dall`acqua iridati junior) COmunque aspetterei gli europei e mondiali under 23 prima di giudicare tutto il settore. Forse non hanno avuto le p... di schierarli subito negli elite. Materiale credo che c`è. Piu desolante il settore femminile, anche se il K2 non e male. Una domanda: ma dove e finita la sorella di stefania Cicali, Susanna?
Comunque per Londra, l`unico podio secondo me arrivera dalla canoa slalom. Gia sai di chi parlo..
Sì, in questo momento solo Molmenti è da podio, salvo sorprese da parte di Zerial e magari di un ritorno di Facchin-Scaduto al K2. Nel settore femminile la situazione è talmente deprimente che non sarebbe azzardato paragonarla alla pallamano
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