giovedì 31 maggio 2012

Caos-scommesse, ma tra dieci giorni c'è la Spagna: a qualcuno interessa?





In questi giorni, purtroppo, non si fa altro che parlare dello scandalo-scommesse, ennesima piaga che affligge il calcio italiano. Persino le conferenze stampa dei giocatori azzurri sono divenute monotematiche in questo senso. Tra 10 giorni, tuttavia, incominceranno gli Europei di Polonia ed Ucraina ed il debutto per la selezione tricolore sarà tremendo, dato che ad attenderci ci saranno i campioni d'Europa e del mondo della Spagna. Ma tutto questo a qualcuno interessa?

mercoledì 30 maggio 2012

Alessandra Pagliaro: "Sogno di entrare nell'Esercito e di partecipare alle Olimpiadi"




Negli ultimi anni, in Italia, sollevamento pesi è sinonimo di Pagliaro. Nel bene e nel male. Genny Pagliaro, infatti, ha riportato dopo molti anni il Bel Paese ai vertici internazionali in questa disciplina, anche se ha vissuto due enormi delusioni come le Olimpiadi di Pechino 2008 e la mancata qualificazione a Londra 2012.
La 24enne nissena, tuttavia, tra qualche anno potrebbe essere affiancata dalla sorella minore Alessandra, classe 1997 ed altro grandissimo talento della pesistica tricolore, che lo scorso anno fece segnare ben 17 primati nazionali giovanili nella categoria -44 kg.
Alessandra Pagliaro, sebbene ancora adolescente, possiede già le idee molto chiare suoi suoi obiettivi futuri: entrare in un corpo militare e partecipare alle Olimpiadi.

martedì 29 maggio 2012

Biaggi-Melandri, duello azzurro per il Mondiale superbike




Max Biaggi ragioniere, Marco Melandri in crescita costante e Carlos Checa sprecone: questi, in estrema sintesi, i verdetti del Gp degli Stati Uniti.
Il Corsaro, a dispetto del suo soprannome storico, da inizio campionato (una sola vittoria per lui proprio nel debutto in Australia) sta correndo in difesa e puntando su una costanza in zona punti sino ad ora decisiva per guidare la classifica generale. Il 40enne romano, infatti, in undici manche disputate ha conquistato cinque podi, ma, soprattutto, solo una volta è uscito dalle prime cinque posizioni (ottavo in gara-2 ad Assen).
Attualmente il centauro italiano può contare su un Aprilia RSV4 che, sebbene sia ancora una moto di tutto rispetto, appare ormai arrivata al culmine del suo sviluppo tecnico, essendo stata spremuta in ogni modo sin dalla stagione 2010, ovvero quella del titolo iridato. Di contro, la concorrenza continua a progredire ed in questo momento la BMW S1000 pare il mezzo in grado di adattarsi meglio ad ogni tipo di tracciato.
“Qualcosa ci inventeremo”, ha dichiarato Biaggi, consapevole che per conquistare il sesto mondiale in carriera dovrà tornare a vincere: puntare solo sui piazzamenti, sebbene nel Mondiale più equilibrato degli ultimi anni con ben cinque piloti racchiusi in 30 punti, potrebbe non bastare. In particolare dovrà cambiare l'approccio alle gare da parte del Corsaro, apparso nelle ultime occasioni troppo remissivo nel corpo a corpo, in special modo nelle prime tornate successive alla partenza. I prossimi tre circuiti di Misano, Aragon e, soprattutto, Brno (la pista più amata dal romano) dovrebbero rivelarsi favorevoli alle caratteristiche tecniche dell'Aprilia, con Biaggi che si giocherà una buona fetta di Mondiale.
Prima di quest'anno la BMW non si era mai aggiudicata un Gran Premio in Superbike, mentre ora, oltre ad esserci riuscita per due volte, risulta pienamente in lotta per la corona iridata. Gran parte dei meriti sono da attribuire a Marco Melandri, riuscito a sviluppare in pochi mesi una moto dal potenziale elevatissimo ma ancora troppo grezzo, cui ha aggiunto le sue indiscutibili doti di guida per colmare rapidamente il gap dai migliori. La progressione del 29enne ravennate spaventa i rivali, avendo agguantato due vittorie ed un secondo posto nelle ultime quattro manches: senza la caduta provocata da Jonathan Rea a Donington, a quest'ora “Macho” sarebbe solo a qualche lunghezza di distanza da Biaggi nella graduatoria complessiva.
Considerando la classifica, l'esperienza, il carisma e la classe dei contendenti al trono della Superbike, l'impressione è che la corsa al titolo possa rivelarsi un discorso tutto italiano tra Biaggi e Melandri.
Madornale occasione sprecata, invece, per lo spagnolo Carlos Checa: agevolmente in testa in gara-2 dopo aver dominato la prima manche, il campione del mondo iberico è rovinosamente caduto, gettando al vento 25 punti che lo avrebbero reinserito con vigore nella lotta all'iride. La Ducati 1098R ancora una volta si è rivelata superiore alla concorrenza su circuiti tortuosi come quello del Miller Park, anche se la Bicilindri di Borgo Panigale ha sofferto oltremodo sul rettilineo principale a causa di un'inferiore velocità di punta.
In questa stagione il 39enne iberico ha già commesso tre errori che, alla resa dei conti, potrebbero rivelarsi decisivi, ovvero le cadute in Australia e Stati Uniti e la clamorosa scelta di montare gomme da bagnato ad Assen con la pista completamente asciutta (e 17mo posto finale). Le 30 lunghezze di ritardo da Biaggi in classifica lasciano ancora intatte le chances iridate dello spagnolo, anche se le prossime piste e l'ascesa della BMW potrebbero presto far rimpiangere la debacle americana.


Federico Militello

lunedì 28 maggio 2012

F1, cose mai viste. Alonso come Ulisse




E' il Mondiale delle cose mai viste, dell'equilibrio che regna sovrano assoluto e che fa gongolare il patron Bernie Ecclestone: non è forse l'incertezza la fonte più pura dell'eccitazione e dello spettacolo?
In F1 sei vincitori differenti nei primi sei Gp dell'anno non si erano mai visti. Per la verità qualcosa di simile accadde nel 1951, quando, sebbene Juan Manuel Fangio primeggiò in due circostanze, nei primi sei appuntamenti stagionali figurarono proprio sei diversi trionfatori. Il cinque volte campione del mondo argentino, infatti, concluse il Gp di Francia con la vettura dell'italiano Luigi Fagioli, dunque gli organizzatori assegnarono il successo anche a quest'ultimo, con conseguente divisione dei punti. Altri tempi.
Davvero senza precedenti, inoltre, è l'impresa realizzata sabato da Michael Schumacher. Il 43enne di Kerpen, infatti, è diventato l'unico pilota di tutti i tempi ad aver conquistato almeno una pole position in ben tre decenni differenti (anni '90, '00, '10): una longevità agonistica difficilmente eguagliabile in futuro. Il prossimo obiettivo del Kaiser sarà quello di stabilire il medesimo record anche per quanto riguarda le vittorie.
Il sei può venire definito come il numero magico della stagione attuale. Sono ben sei, infatti, i piloti racchiusi in 25 punti, ovvero quelli che si assegnano con una vittoria, nella classifica iridata comandata da Fernando Alonso. La lotta per il titolo, tuttavia, deve essere allargata anche a Jenson Button e Romain Grosjean, staccati rispettivamente 31 e 41 lunghezze dalla vetta. Otto contendenti al Mondiale (e ci sarebbe stato anche Schumacher senza gli innumerevoli inconvenienti patiti in questo avvio di stagione), naturalmente, non si erano mai visti.
La sensazione è che questa situazione di latente equilibrio sia destinata a perdurare ancora molto a lungo, forse anche sino al termine del campionato, anche se è lecito attendersi una progressiva scrematura tra i contendenti al trono iridato. Il contesto attuale è determinato dal fatto che gli stessi tecnici faticano a comprendere sino in fondo il comportamento delle monoposto, che muta notevolmente al variare della temperatura, degli pneumatici utilizzati e del quantitativo di benzina a bordo. Chi riuscirà a comporre il giusto puzzle tra queste molteplici variabili, potrà spiccare il volo.
Il Mondiale di F1 è divenuto qualcosa di molto simile ad un romanzo di avventura di cui risulta inverosimile e quantomeno arduo intuire il finale. Un romanzo in cui a Fernando Alonso ci piace associare il ruolo di Ulisse, ovvero dell'eroe che, malgrado delle capacità ed un talento fuori dal comune, deve superare innumerevoli prove prima di rivedere l'amata Itaca. Perché è bene sottolinearlo: ricordando il livello di competitività della F2012 ad inizio campionato, solo un fuoriclasse come il 30enne di Oviedo avrebbe potuto ritrovarsi in testa al Mondiale dopo sei gare.

http://www.f1passion.it/2012/05/f1-il-mondiale-delle-cose-mai-viste/

Federico Militello

'Italia, come stai': nuoto a gonfie vele, ma la Pellegrini? Giro d'Italia, la fine di un'era




Quest'oggi la rubrica 'Italia, come stai?' è dedicata ai Campionati Europei di nuoto ed al deludente Giro d'Italia per i colori azzurri. 


I trionfi dell'Italia agli Europei di Debrecen sono stati celebrati molto più del dovuto. Il record di 18 podi complessivi e la vittoria nella Coppa delle Nazioni, infatti, sono dovuti principalmente al fatto che in Ungheria fossero assenti molti big del Vecchio Continente (solo per fare qualche esempio, mancavano la Gran Bretagna, quasi tutte la nazionali francese, Muffat compresa, e russa). Ciò premesso, a due mesi dalle Olimpiadi di Londra la selezione tricolore ha ottenuto dei riscontri molto incoraggianti, anche se il clima di entusiasmo generale è stato scalfito dal preoccupante caso-Pellegrini.

Partiamo dalle note liete. L'Italia si presenterà in Gran Bretagna con due nuove possibilità di medaglia assolutamente impreviste sino a qualche giorno fa. Si tratta di Gregorio Paltrinieri nei 1500 sl e della staffetta 4x100 mista maschile. Il 17enne di Carpi, nuotando un tempo stratosferico al di sotto dei 14'49", è entrato di diritto nel gotha di questa specialità, nella quale, se il cinese Yang Sun appare ancora di un altro pianeta, il coreano Park sembra già più alla portata. Quel che è certo, tuttavia, è che alle spalle dei due asiatici in questo momento proprio l'azzurro si candida come più serio pretendente al bronzo a Cinque Cerchi, anche se non bisogna dimenticare il pericolosissimo tunisino Oussama Mellouli. Indipendentemente da quello che sarà l'esito delle Olimpiadi, con Paltrinieri il Bel Paese ha trovato un vero e proprio campione.
La selezione tricolore, inoltre, mai nella storia aveva potuto contare su una staffetta mista addirittura in grado di puntare ad un podio olimpico. L'anello debole era sempre stato rappresentato dalla frazione a delfino, tuttavia il problema è stato risolto da Matteo Rivolta, altra grande rivelazione azzurra e bronzo nei 100 farfalla. Il record italiano di 3'32"80 avrebbe consentito al quartetto italiano di lottare per un metallo prezioso ai Mondiali dello scorso anno, tuttavia si tratta di un crono ancora ampiamente migliorabile: Fabio Scozzoli, infatti, sebbene abbia trionfato nei 100 rana, non è ancora al top della forma, mentre a Londra Luca Dotto potrebbe infondere un ulteriore scossone nella frazione finale. Inutile dire che molto dipenderà dal dorso di Di Tora e dal delfino di Rivolta, tuttavia l'impressione è che l'Italia possa finalmente giocarsi una medaglia che avrebbe del sensazionale e che premierebbe il movimento natatorio nostrano nella sua interezza.
L'Europeo di Debrecen verrà ricordato poi come quello del ritorno all'oro di Filippo Magnini (vincitore di una gara oggettivamente di livello non eccelso) e delle esplosioni di giovani di talento come Arianna Barbieri, Carlotta Zofkova e Mattia Pesce. La competizione magiara, tuttavia, dovrà segnare anche un bivio nella carriera di Federica Pellegrini. Non è la prima volta che la fuoriclasse di Spinea affronta grosse difficoltà tecnico-caratteriali, tuttavia in passato le ha sempre superate alla sua maniera: vincendo.
Questa volta, tuttavia, mancano solo due mesi alle Olimpiadi ed il tempo per correre ai ripari si assottiglia inesorabilmente.
La 'Fede' nazionale, probabilmente, è nervosa e comincia a temere la concorrenza straniera, con australiane, americane e, soprattutto, con la francese Camille Muffat che negli ultimi mesi hanno ottenuto dei crono di assoluto rilievo e che in questo momento l'azzurra non riesce ad avvicinare, sia nei 200 sia nei 400 sl. Questi ultimi, poi, restano l'eterno dilemma della pluri-campionessa del mondo, nei quali spesso riaffiorano antiche paure.
A mio parere Federica Pellegrini possiede il talento ed il carattere per reagire anche questa volta, anzi, forse proprio in queste situazioni, in cui chi tanto l'ha osannata in passato ora le rivolge ingiuste e taglienti critiche, riesce a trovare dentro sé stessa quelle energie per ribaltare un destino che sembra segnato. La corsa all'oro, soprattutto per la grande caratura delle avversarie, resta molto difficile. Tuttavia continuo a credere che, se al  top della forma e convinta al 100% delle proprie capacità, la vera rivale della Pellegrini è proprio la Pellegrini stessa.

Un Giro d'Italia senza azzurri sul podio non si vedeva dal 1995, quando lo svizzero Tony Rominger precedette il russo Evgenij Berzin ed il lettone Petr Ugrumov. Sembra di essere tornati indietro proprio alla prima metà degli anni '90, quando nessun italiano vinse il Giro dal 1992 al 1996. Allora non eravamo competitivi per vincere una grande corsa a tappe e, Nibali a parte, non lo siamo più nemmeno oggi.
Lasciando da parte Marco Pantani (campionissimi come il Pirata e Fausto Coppi nascono, forse, ogni mezzo secolo), l'era dei vari Gotti, Savoldelli, Simoni, Cunego, Di Luca, Basso e Scarponi è finita. Ottimi corridori che per un decennio hanno retto le sorti dell'ital-bici e regalato al Bel Paese numerosi successi nella Corsa Rosa. Il Giro terminato ieri a Milano, tuttavia, ha emesso un verdetto malinconico: se l'Italia, come dimostrato dalle Classiche nel Nord e dall'avvio di stagione in generale, tornerà a breve la corazzata da battere nelle corse di un giorno (grazie ai vari Ulissi, Moser, Battaglin, Favilli, Felline, Rabottini, Gaurdini, Viviani, etc.), lo stesso non può dirsi nelle competizioni di tre settimane. Anche quest'anno, in tal senso, i nomi nuovi hanno fatto fatica ad emergere. Non ha brillato Dario Cataldo, 12mo nella generale, mentre i giovani Brambilla e Caruso hanno lasciato intravedere dei buoni segnali, pur se nel ruolo di gregari.
I veterani, Basso in primis, ma anche lo stesso Scarponi, hanno oramai imboccato la parabola discendente, mentre Damiano Cunego, a 30 anni, ha dato una risposta definitiva al quesito che aleggia da anni sulla sua carriera: corridore da corse a tappe o da classiche? Risposta: attualmente, né l'uno né l'altro. Certo, il veronese resta certamente un ciclista di valore e con un palmares in cui figurano un Giro d'Italia, tre Giri di Lombardia ed una Amstel Gold Race, tuttavia, in riferimento ad un talento puro è cristallino, ha raccolto oggettivamente molto meno di quanto avrebbe potuto. Pozzovivo, infine, resta un ottimo scalatore, ma a mio modo di vedere non in grado, per caratteristiche tecniche, di puntare al primato.
Come detto, per le corse a tappe ci resta solo Vincenzo Nibali. Lo Squalo dello Stretto parteciperà al Tour de France per puntare al podio, nel quale dovrà cercare di limitare i danni dai vari Wiggins ed Evans nei quasi 100 km a cronometro. Il 27enne siciliano potrà contare su un gregario di lusso come Basso ed ha raggiunto ormai la maturità giusta per puntare ad un risultato di prestigio. Solido nelle prove contro il tempo, incisivo sulle salite con pendenze non impossibili come quelle del Tour ed abile come nessun altro in discesa, il campione della Liquigas potrà regalare spettacolo alla Grand Boucle.
Se per 6-7 anni dovremo affidarci quasi esclusivamente a Nibali, l'auspicio è che il siciliano possa presto essere affiancato da alcuni giovani talenti come Fabio Aru (scalatore puro che debutterà da professionista con l'Astana tra poco più di un mese) e Mattia Cattaneo, vincitore del Girobio 2011.
L'Italia ha saputo rigenerarsi in tre anni per quanto riguarda le corse di un giorno, sfoderando una nidiata di talenti che il mondo ci invidia. Ci riuscirà anche nei Grandi Giri, anche se servirà un po' di pazienza.

Federico Militello

sabato 26 maggio 2012

Schumacher leggendario, la classe non è acqua




Il ruggito del vecchio leone. Il graffio del più grande di sempre. La stoccata di una leggenda che non si piega all'inesorabile scorrere del tempo. Michael Schumacher è tornato, questa volta per davvero.
No, non era il vero Kaiser quello che si era ammirato in questi due anni e mezzo dal suo ritorno in F1. Un pilota mai sul podio e sistematicamente preceduto dal più giovane compagno di squadra Nico Rosberg.
Serviva la pista dei campioni per ritrovare lo smalto dei tempi andati e mai dimenticati. Montecarlo, il circuito cittadino che in passato ha esaltato solo i grandi fuoriclasse, dove nell'albo d'oro figurano i sei successi di Ayrton Senna, i 5 di Graham Hill e, appunto, Schumacher. Qui il 43enne di Kerpen ha realizzato un autentico capolavoro, dando finalmente un senso al suo ritorno nel grande circus. Un giro impeccabile quello del fenomeno teutonico, supportato finalmente da una Mercedes equilibrata e performante. Schumy è risultato aggressivo ed incisivo, guidando al limite ed infliggendo 8 centesimi al primo degli inseguitori, l'australiano Mark Webber.
E poco importa se, a causa di una penalità subita a Barcellona dopo l'incidente con Bruno Senna, il sette volte iridato dovrà arretrare di cinque posizioni sulla griglia di partenza. Oggi Schumacher ha realizzato il suo grande obiettivo, poiché ha dimostrato al mondo che, a dispetto dell'età e delle innumerevoli critiche subite, la sua classe e la sua capacità di rivaleggiare con avversari che potrebbero essere suoi figli sono rimaste intatte. Il libro dei record, dunque, torna ad aggiornarsi 6 anni dopo: per il Kaiser, infatti, quella odierna costituisce la 69ma pole position in carriera.
Le qualifiche odierne, in previsione gara, potrebbero rivelarsi meno determinanti rispetto al passato. Certo, superare resta un'impresa quasi impossibile, tuttavia cruciali per il risultato finale si riveleranno la gestione degli pneumatici (alcune squadre potrebbero optare per due soste, altre per le canoniche tre) e, soprattutto, la tattica di gara (fondamentale sarà non rimanere imbottigliati nel traffico). Il grande equilibrio vigente in questa stagione è stato confermato anche dal circuito monegasco, con i valori in campo in rapido mutamento a seconda delle mescole montate sulle macchine.
Potremmo definirlo il Mondiale dell'altalena. La Mercedes, ad esempio, dopo la gloria del Gp di Cina con il trionfo di Rosberg, era finita nella polvere dopo le sconcertanti ed anonime prove in Bahrein e Spagna. Ora la scuderia teutonica è nuovamente lì davanti a tutti a giocarsi il podio.
Dalla prima piazza scatterà Mark Webber, ma la Red Bull resta un mistero irrisolto, con Sebastian Wettel appena decimo ed a disagio su una monoposto troppo sottosterzante. Sull'australiano, poi, pende la spada di Damocle della partenza, dato che sino ad ora in questo fondamentale si è rivelato disastroso.
Luci ed ombre anche in casa McLaren, con Hamilton terzo grazie alla penalizzazione di Schumacher e Jenson Button addirittura 13mo ed eliminato nella Q2. La vettura di Woking conferma, seppur con un solo pilota, di adattarsi al meglio su qualsiasi tipo di tracciato, anche se, soprattutto sul passo gara, non si è mai rivelata sino ad ora superiore alla concorrenza, soffrendo molto il degrado delle gomme.
Discreto il rendimento della Lotus, con Romain Grosjean e Kimi Raikkonen rispettivamente quarto ed ottavo. La E20 si conferma una macchina equilibrata nel migliore dei modi dal punto di vista aerodinamico e facile da guidare, dunque in proiezione gara e considerando il rendimento evidenziato nelle prove libere, esistono i presupposti per un Gp in rimonta da parte della coppia finnico-transalpina. Il grande problema, tuttavia, restano le qualifiche, dove la vettura non riesce a portare in temperatura gli pneumatici, il che potrebbe rivelarsi decisivo nella corsa al titolo mondiale.
Inutile nasconderlo, serpeggia delusione in casa Ferrari. I test di giovedì e della mattinata odierna avevano illuso, ma alla fine Fernando Alonso e Felipe Massa devono accontentarsi solo di una quinta ed una settima piazza. Questa volta non riuscito il miracolo al 30enne iberico, ma il segnale incoraggiante proviene proprio dal brasiliano, per la prima volta incisivo e vicinissimo al compagno di squadra in questa stagione: lo sviluppo della F2012, dunque, prosegue nel verso giusto ed a piccoli passi, anche se, soprattutto in qualifica, resta un gap ancora piuttosto importante da colmare.
Ad ogni modo, il Cavallino Rampante domani può puntare al podio, in quanto il ritmo gara della Rossa si è rivelato oltremodo performante. Alonso dovrà cercare di sfruttare al meglio tutte le occasioni che gli si presenteranno, considerando che a Montecarlo spesso l'ingresso della safety-car può mutare radicalmente le carte in tavola.
E' bene ricordare, poi, che in un Mondiale complicato ed equilibrato come quello attuale, nella lotta all'iride l'obiettivo primario del campione di Oviedo deve essere orientato sempre alla conquista del maggior numero possibile di punti.

http://www.f1passion.it/2012/05/f1-analisi-qualifiche-gp-monaco-2012-il-ruggito-del-vecchio-leone/

Federico Militello

venerdì 25 maggio 2012

Europei ginnastica artistica: Morandi in finale, fuori la squadra




Premessa: dopo un decennio, finalmente i tecnici hanno dato spazio ad una squadra giovane in una grande competizione internazionale. Tesi: il livello delle nuove leve è ancora molto basso, dunque si intuisce perché si sia insistito per così tanti anni con i veterani.
Ai Campionati Europei di ginnastica artistica di scena a Montpellier, infatti, l'Italia, nona nelle qualifiche, è rimasta fuori dalla finale a squadre con 41.566 punti. Per raggiungere l'atto conclusivo sarebbero serviti i 42.949 della Svizzera, ottava.

giovedì 24 maggio 2012

E' un calcio (mercato) finalmente italiano?




In questa prima fase di calciomercato stiamo assistendo ad una piacevole inversione di tendenza rispetto al recente passato. Se negli anni precedenti tutti i club davano una caccia spietata a giovani stranieri di dubbio talento, questa volta sulle pagine dei quotidiani i nomi sotto i riflettori appartengono quasi tutti a giocatori italiani. 
Basti pensare ai gioiellini del Pescara Marco Verratti (inseguito da Juventus, Napoli ed Inter), Ciro Immobile (andrà al Genoa) e Lorenzo Insigne (di proprietà del Napoli, ma corteggiato da mezza Serie A).
E che dire poi di Sebastian Giovinco, possibile (ma non certo) erede di Alessandro Del Piero alla Juventus, sulle cui tracce sono piombati anche Barcellona e Manchester City.

Nuoto: Bianchi miglior crono in batteria e pass per Londra




Continua lo scintillante momento del nuoto italiano agli Europei di Debrecen. Nelle batterie dei 100 farfalla femminili, infatti, Ilaria Bianchi non solo ha ottenuto il miglior tempo assoluto (58"31), ma ha anche centrato la qualificazione alle Olimpiadi di Londra 2012. Nella stessa gara, buona anche la prestazione di Silvia Di Pietro, quinta in 58"86.

mercoledì 23 maggio 2012

I nuovi oriundi dello sport italiano




Come ormai saprete, sono un accanito sostenitore della "politica degli oriundi".
Negli ultimi giorni sono emersi diversi naturalizzati che potrebbero fare comodo al Bel Paese nell'immediato futuro ed in svariate discipline. Andiamo a fare la loro conoscenza.

lunedì 21 maggio 2012

'Italia, come stai': tuffi e tiro a volo, certezze olimpiche; il punto sul Giro d'Italia




Il conto alla rovescia prosegue inesorabile (-67 giorni al via) ed ogni fine settimana l'Italia sta ricevendo segnali confortanti in vista delle Olimpiadi di Londra 2012.

domenica 20 maggio 2012

Tiro a volo: Valerio Luchini campione d'Europa nello skeet




Valerio Luchini è campione d'Europa per la prima volta in carriera. Il 28enne romano si è imposto a Larnaca (Cipro) nella gara di skeet, abbattendo 147 piattelli su 150.

sabato 19 maggio 2012

Valentino Rossi, un clamoroso ritorno alla Honda Hrc?




Il destino a volte ci presenta delle opportunità piacevoli ed inaspettate. Soli in un tunnel apparentemente senza via d'uscita, ecco improvviso un raggio luminoso di speranza.
E' quanto potrebbe accadere a Valentino Rossi, il più grande motociclista di tutti i tempi.
In verità, negli ultimi tempi, la fama del 33enne di Tavullia si sta oltremodo appannando. Dopo aver vinto 9 Mondiali e 105 Gp complessivi in 14 anni di carriera, l'approdo in Ducati si è rivelato come il più grande (ed unico) flop per il fuoriclasse pesarese.
Nella passata stagione il Dottore ha ottenuto solo un podio in sella alla Rossa di Borgo Panigale (terzo a Le Mans, proprio il circuito dove si correrà domani), concludendo al settimo posto in classifica generale (peggio aveva fatto solo al suo primo anno nel Motomondiale, quando a 16 anni fu nono in 125).
L'inizio 2012, se possibile, si è rivelato anche peggiore, tanto che Rossi ha agguantato solo una settima piazza come miglior prestazione in tre gare.
Un rendimento di questo genere non rende onore ad un campione senza eguali e che, ne siamo certi, sarebbe ancora pienamente in grado di dar del filo da torcere ai vari Lorenzo e Stoner in accesi duelli corpo a corpo.
In quasi due anni Valentino ha fornito notevoli informazioni ai tecnici della Ducati su dove intervenire per migliorare la Desmosedici. Il centauro italiano non si è mai trovato a proprio agio su un mezzo che in passato era riuscito a domare il solo Casey Stoner con il suo stile di guida aggressivo e sempre al limite, mentre Rossi, al contrario, avrebbe voluto (lasciateci passare il termine) 'giapponesizzare' la Rossa, ovvero renderla in tutto e per tutto simile alla Yahama che negli anni aveva forgiato a sua immagine e somiglianza.
La rivoluzione copernicana, tuttavia, non è avvenuta, tanto che Rossi, ormai rassegnato, si è deciso da qualche settimana a mutare il proprio stile di guida, sfruttando maggiormente l'accelerazione in uscita di curva piuttosto che una frenata al limite in entrata. Anche così facendo, tuttavia, l'impressione è che con il mezzo a disposizione neppure quest'anno il nove volte iridato possa riuscire a lottare per podi e vittorie (salvo qualche possibile gara atipica con la pioggia).
Se il presente è malinconico, ecco profilarsi la grande occasione per un rilancio in grande stile: il ritiro a fine stagione di Casey Stoner potrebbe spalancare le porte ad un clamoroso ritorno di Valentino Rossi alla Honda Hrc 10 anni dopo.
E' una soluzione veramente possibile? A nostro parere sì. Nel 2003 il Dottore, reduce da tre trionfi consecutivi nella classe regina, e la casa giapponese si lasciarono male, molto male: il Fenomeno motivò l'addio affermando che il pilota valeva più della moto e lo dimostrò la stagione successiva vincendo il titolo con la Yamaha. A Tokio non gradirono, tanto che il vice-presidente della Honda Shuei Nakamoto, lo scorso anno ed a distanza di quasi un decennio, disse che per Rossi non vi sarebbe stata mai più una Hrc ufficiale a disposizione. Il parere di Nakamoto, tuttavia, è radicalmente mutato qualche giorno fa: “Rossi in sella ad una Honda ufficiale? Tutto è possibile”. A parte l'apertura del dirigente nipponico, sono altri i motivi che fanno pensare al nuovo matrimonio del secolo. In primo luogo, con l'addio di Stoner alla MotoGp, non restano che tre campioni veri: il primo, Pedrosa, è già alla Honda, il secondo, Lorenzo, a breve dovrebbe legarsi a vita con la Yahama (aggiungendo che da Tokio hanno fatto sapere che non vorrebbero mai due spagnoli insieme), il terzo è Valentino Rossi. Inoltre l'astro nascente Marc Marquez, attuale leader della Moto2, per regolamento al primo anno nella classe regina non potrebbe utilizzare una moto ufficiale.
Oltre a ciò, è innegabile come il circus su due ruote gestito da Carmelo Ezpeleta sia ormai boccheggiante, con pochi team ufficiali iscritti, gare sempre meno spettacolari (con il pubblico sempre più attratto dalla entusiasmante Superbike) e, da ultimo, la farsa delle Crt (in pratica nella stessa categoria gareggiano due prototipi di moto differenti). Insomma, serve una scossa tellurica per ridare interesse al Motomondiale. Cosa ci sarebbe di meglio di un Valentino Rossi in sella ad una Honda ufficiale e nuovamente in grado di lottare per l'agognato decimo iride?


Federico Militello


venerdì 18 maggio 2012

Schumacher e Raikkonen, due diversi modi di tornare alle corse




I grandi ritorni, nella F1 come nello sport in generale, contribuiscono non poco all'innalzamento della curiosità di media ed appassionati, soprattutto quando si tratta di campioni che hanno fatto la storia di una disciplina. Il quesito a cui non si vede l'ora di rispondere è il seguente: sarà ancora quello di una volta o l'inattività lo avrà infiacchito? Alzi la mano chi non si è mai posto un interrogativo di questo genere in prossimità dei grandi rientri di due fuoriclasse come Michael Schumacher e Kimi Raikkonen.
Se l'appellativo è il medesimo, la pista ha emesso delle risposte agli antipodi.
Da un lato il tedesco non ha ottenuto neppure un podio negli ormai quasi due anni e mezzo in Mercedes; dall'altro il finlandese non solo ha raggiunto un secondo ed un terzo posto nelle prime cinque apparizioni stagionali con la Lotus (le prime dal suo rientro in F1), ma si ritrova anche al quarto posto della classifica generale ed in piena corsa per il titolo iridato.
I numeri, sotto questo punto di vista, sono impietosi. Nei 43 Gp disputati in quella che può essere considerata la sua seconda carriera, Schumy ha raccolto come miglior risultato in gara un quarto posto (conseguito in Spagna, Turchia e Corea del Sud nel 2010 ed in Canada nel 2011), mentre ha fatto leggermente meglio in qualifica, scattando dalla terza piazza per due volte nella stagione in corso (in Malesia e Cina). Inoltre il Kaiser ha chiuso l'annata alle spalle del compagno di squadra Rosberg nel biennio 2010-2011 e, graduatoria alla mano, appare difficile che possa invertire il trend in questa stagione (attualmente vanta appena due punti in classifica contro i 41 del connazionale). Insomma, il 43enne di Kerpen si era ritirato nel 2006 da uomo dei record, avendo messo in carniere sette titoli mondiali, 91 vittorie, 68 pole position e 154 podi. Dal suo ritorno in F1, tuttavia, nessuno di questi primati è stato ritoccato: un dato che fa riflettere.
Ben diversa, invece, appare la situazione di Kimi Raikkonen, che se da un lato non risulta brillantissimo in qualifica (in tre occasioni su cinque è finito dietro all'emergente compagno di team Romain Grosjean), in gara si è rivelato il campione di sempre, nonché il pilota che riesce meglio a gestire gli pneumatici Pirelli. Il 33enne finnico è tornato sul podio alla sua quarta competizione dal rientro (secondo in Bahrein), conquistando poi una terza piazza (con rimpianti) due settimane dopo in Spagna.
Insomma, comparando le prestazioni di Raikkonen e Schumacher e tornando nuovamente al quesito iniziale, si ha la sensazione che il primo sia realmente lo stesso talento in grado di aggiudicarsi il Mondiale 2007, mentre il secondo sia solo una copia sbiadita del fuoriclasse che ha segnato indelebilmente un'era della F1 e della Ferrari.
I motivi di quanto detto sono molteplici. In primo luogo l'età riveste un'importanza non trascurabile. Tra i due, infatti, esistono 10 anni di differenza, che pesano non solo dal punto di vista anagrafico (fisicamente Schumy è perfettamente integro), ma soprattutto da quello dell'adattamento ad un F1 che si è evoluta esponenzialmente negli anni e che è diventata sempre più tecnologica.
L'assenza di Raikkonen (2 anni), inoltre, è stata inferiore a quella di Schumacher (3) ed a questi livelli anche una sola stagione di stop in più può fare la differenza. Il finlandese, poi, ha comunque mantenuto l'abitudine alle competizioni a quattro ruote partecipando al Mondiale rally nel biennio di lontananza dal circus (dove ha chiuso rispettivamente decimo e nono nel 2010 e nel 2011, diventando il secondo pilota della storia dopo Carlos Reutemann a conquistare punti iridati sia in F1 sia nei rally), mentre lo stesso non può dirsi per il Kaiser, che si cimentò con scarsi risultati (e rischiando anche la vita con una caduta) nel Campionato Tedesco Superbike.
Altra grande differenza tra i due campioni in questione è rappresentata dalla diversa gestione delle gomme. Schumacher in passato è emerso come un pilota aggressivo e sempre al limite, che sfruttava e logorava al massimo gli pneumatici. Erano altri tempi. Ora le Pirelli vanno accarezzate e dosate, il che richiede uno stile di guida che il Kaiser non ha e che di certo non può far suo a 43 anni. Al contrario Raikkonen, supportato da una Lotus altamente competitiva dal punto di vista aerodinamico, ha sfoderato come suo principale punto di forza proprio la capacità di degradare il meno possibile le gomme, tanto che in Bahrein è riuscito a risalire in seconda piazza dopo essere scattato dalla sesta fila.
E' presto per dire se Schumacher porrà definitivamente fine alla propria carriera a fine stagione, tuttavia per il sette volte  iridato resta un ultimo grande obiettivo da raggiungere: qualora riuscisse nella difficile impresa di aggiudicarsi una gara, il fuoriclasse teutonico sarebbe il primo pilota nella storia ad aver vinto almeno un Gp in tre differenti decenni. Non sarà quello di una volta e la F1 sarà pure cambiata completamente, ma siamo certi che possieda ancora la classe per piazzare la zampata del campione.


Federico Militello

giovedì 17 maggio 2012

Maldonado è il nuovo Montoya?




Il fine settimana catalano ha portato per la prima volta alla ribalta il venezuelano Pastor Maldonado, che ha sorpreso tutti per il modo in cui si è aggiudicato il Gp di Barcellona. Il 27enne di Maracay, infatti, non solo ha ottenuto pole position e vittoria, ma ha costruito il suo trionfo a suon di giri veloci proprio nel momento decisivo della gara, ovvero quando Fernando Alonso doveva ancora rientrare per la sua seconda sosta ai box. Inoltre il sud-americano, di solito sempre arrembante in fase di sorpasso, si è rivelato glaciale anche in una situazione di difesa, riuscendo a tamponare quasi in surplace gli attacchi del rappresentante della Ferrari.
Per temperamento, carisma ed aggressività, Pastor Maldonado può a buon diritto essere considerato il nuovo Juan Pablo Montoya.
Molte le assonanze tra i due piloti. Entrambi, infatti, hanno debuttato in F1 a 25 anni ed entrambi nella stessa scuderia, la Williams. Ai tempi di Montoya, tuttavia, la vettura inglese era una delle più performanti e veloci del circus (supportata dal motore BMW), tanto che il colombiano riuscì sin da subito a mostrare tutto il suo talento ed a conquistare 3 pole position, 1 vittoria a Monza ed il sesto posto nella classifica finale vinta da Michael Schumacher.
Maldonado, invece, è approdato alla Williams in un periodo di grande crisi economica e con i fasti del passato lontani ormai anni luce. Con una vettura di seconda fascia, la prima stagione del venezuelano in F1 si è rivelata oltremodo anonima, con un solo punto agguantato grazie al decimo posto a nel Gp del Belgio.
Se la seconda stagione di Montoya con la scuderia con sede a Grove non fu esaltante (7 pole position, ma nessuna vittoria), quella di Maldonado sembra rappresentare la svolta della carriera. La vittoria di Barcellona potrebbe proiettare infatti il venezuelano in una nuova dimensione, suscitando l'interesse delle case automobilistiche di maggior rango.
Altro punto in comune tra i due sud-americani è la totale assenza di timori reverenziali nell'effettuare i sorpassi. Montoya si presentò al mondo con uno straordinario attacco (riuscito) a Michael Schumacher nel corso del Gp del Brasile del 2001 dopo una ripartenza dal regime di safety-car. Maldonado, dal proprio canto, ha ormai conquistato la fama di 'pilota ruvido', sempre pronto a rischiare tutto pur di mettere il proprio musetto davanti a quello dell'avversario.
E' bene sottolineare, tuttavia, come molto diverso fu l'avvicinamento tra i due piloti in questione alla F1.
Montoya giunse in Europa da vero e proprio enfant prodige delle quattro ruote, essendo stato il più giovane di sempre (a 24 anni) ad aggiudicarsi il Mondiale della Formula Cart (con 7 successi) ed avendo conquistato al primo tentativo la 500 Miglia di Indianapolis (impresa riuscita in passato solo a Graham Hill nel 1966).
Maldonado, invece, dopo essere cresciuto agonisticamente in Italia, ha debuttato in Gp2 nel 2006, prima di mettere le mani sul titolo nel 2010, quando con sei successi in una sola stagione stabilì un nuovo record per la competizione.
Nella F1 moderna, tuttavia, la bravura non basta se non è accompagnata da un bel gruzzolo di quattrini. Il recente vincitore del Gp di Spagna, infatti, vide spalancarsi dinanzi a sé le porte della Williams grazie al supporto economico fornito dal governo venezuelano ed in particolar modo della compagnia petrolifera statale. Ora, però, sta incominciando a dimostrare che la fiducia mostrata dal suo Paese era ben riposta.
Insomma, allo stato dei fatti è indubbio come al momento le carriere di Montoya e Maldonado non siano ancora paragonabili, con il primo che in F1 vanta 7 vittorie, 30 podi, 13 pole position, 12 giri veloci ed un terzo posto come miglior risultato in classifica generale. Il venezuelano, invece, sino ad ora è salito una sola volta sul gradino più alto del podio, ma l'impressione è che con un buon mezzo a disposizione possa a breve ripercorrere le orme dell'ormai 36enne di Bogotà.

http://www.f1passion.it/2012/05/f1-pastor-sulle-orme-di-montoya/

Federico Militello

lunedì 14 maggio 2012

domenica 13 maggio 2012

Alonso, ora il Mondiale è possibile




Cinque vincitori (tutti di diverse scuderie) nelle prime cinque gare stagionali, otto piloti racchiusi in 26 punti in classifica generale, comprimari che diventano attori da oscar per un giorno, valori in campo che vengono completamente ribaltati di gara in gara: stiamo assistendo forse al Mondiale di F1 più incerto ed equilibrato della storia.
In questo continuo rimescolarsi delle gerarchie, tuttavia, si percepisce un'unica, grande certezza: Fernando Alonso.

sabato 12 maggio 2012

F1: la Ferrari si aggrappa ad un indomito Alonso!



La Ferrari e Fernando Alonso hanno ottenuto dalla pista di Barcellona i responsi che attendevano disperatamente: gli aggiornamenti apportati alla F2012 hanno fornito i progressi sperati e nel Gp di domani il 30enne asturiano potrà andare a caccia almeno di un podio. Insomma, la strada sarà ancora impervia e ricca di ostacoli, tuttavia la fiamma della speranza iridata da oggi a Maranello è più viva che mai.
La monoposto del Cavallino Rampante, che presentava ben sette novità rispetto all'ultima apparizione in Bahrein, in particolare un nuovo alettone anteriore ed un diverso diffusore con soffiaggio al centro, ha certamente compiuto un importante passo avanti rispetto al problematico avvio di stagione, tuttavia è stato ancora una volta Alonso a fare la differenza con un giro impeccabile per pulizia ed aggressività. Una tornata in cui il campione iberico ha spremuto al massimo la vettura e dimostrato che, con un mezzo all'altezza, rimane uno dei pochissimi piloti in circolazione in grado di sopperire con il proprio stile di guida alle piccole  imperfezioni della monoposto. Il bi-campione del mondo ha mancato la prima fila per l'inezia di 17 millesimi, preceduto dalla grande rivelazione di giornata, il venezuelano Pastor Maldonado, che ha conquistato il miglior risultato di sempre per il suo Paese nelle qualifiche. L'arrembante sudamericano si era dimostrato in palla sin dalle prime due tranches di qualiche, quando aveva fatto segnare addirittura il miglior tempo con una Williams molto ben bilanciata dal punto di vista aerodinamico. Difficile che il 27enne nativo di Maracay possa confermare tale piazzamento in gara, tuttavia l'occasione per accaparrarsi un buon bottino di punti appare ghiotta. Maldonado, inoltre, ha inflitto una severa lezione al compagno di squadra brasiliano Bruno Senna, 18mo ed eliminato nella Q1.
Dalla prima piazza partirà colui che può essere definito come il vero incompiuto di questo avvio di campionato. Lewis Hamilton, infatti, ha colto la terza pole position stagionale dopo quelle in Australia e Malesia, anche se, fino ad ora, non è mai riuscito a confermarsi in gara. La dimostrazione di forza manifestata oggi dal britannico è stata importante (oltre mezzo secondo di margine inflitto a Maldonado ed Alonso), tuttavia la costanza sul passo gara della McLaren e, soprattutto, la gestione degli pneumatici restano un punto interrogativo. Ricordiamo, comunque, che a Barcellona negli ultimi 10 anni per 9 volte si è imposto il pole-man, in quanto sul circuito catalano risulta molto arduo effettuare dei sorpassi.
Al bersaglio grosso punteranno il francese Romain Grosjean (quarto) ed il finlandese Kimi Raikkonen (quinto), i quali possono fare affidamento su una Lotus che nelle prove libere ha sfoderato un passo gara impressionante, con un degrado delle gomme ancora una volta migliore rispetto a quello delle rivali. Da loro dovrà guardarsi Fernando Alonso ed in questo senso potrebbe rivelarsi decisiva la partenza.
Senza infamia e senza lode le prestazioni della Mercedes, apparsa in palese difficoltà nelle curve lente ed oggettivamente non in grado di ambire ad un piazzamento sul podio. Rosberg, settimo, ancora una volta ha preceduto Michael Schumacher, nono, il quale ha tuttavia deciso di conservare una mescola di gomme nuove per la gara.
Sulla pista iberica si è trovata a proprio agio la Sauber, che ha piazzato il sempre più brillante Sergio Perez in  sesta posizione ed il giapponese Kamui Kobayashi in decima: nel Gp domenicale, però, la vettura elvetica dovrà dimostrare di aver raggiunto quella consistenza necessaria per non perdere un buon numero di posizioni.
Destano scalpore, inoltre, le eliminazioni nella Q2 di Mark Webber (dodicesimo) e Jenson Button (undicesimo). Se l'australiano ha pagato a caro prezzo un errore strategico della Red Bull, che ha preferito preservare gli pneumatici ormai convinta che il crono fatto registrare dal proprio pilota fosse sufficiente per la qualifica al turno successivo, lo stesso non può dirsi per il veterano d'Oltremanica, che per tutto il fine settimana non ha trovato il giusto feeling con la McLaren, accusando notevoli problemi di sottosterzo. E dire che Hamilton vola...
Un discorso analogo, ma in proporzioni molto più ampie, si può fare per Felipe Massa. Il pilota della Ferrari, in questa stagione mai approdato in Q3, partirà addirittura 17mo e, considerando la grande impresa compiuta da Fernando Alonso, i limiti attuali del brasiliano vengono sempre più ingigantiti.
Ancora una volta, infine, è emerso come l'attuale campionato sia il più equilibrato ed incerto degli ultimi anni, in cui anche le scuderie di cosiddetta 'seconda fascia' riescono di tanto in tanto a graffiare. L'impressione è che proprio questa grande incertezza possa rivelarsi l'alleato più prezioso per la Ferrari, che, ora più che mai, è convinta di poter lottare per l'iride con il mai domo Alonso.



Federico Militello

giovedì 10 maggio 2012

Europei Ginnastica: Ferlito e Ferrari da podio




Comincia bene il Campionato Europeo di Bruxelles per la nazionale italiana femminile di ginnastica artistica. Qualificata senza problemi per la finale la squadra, mentre Vanessa Ferrari (corpo libero), Carlotta Ferlito (trave) ed Erika Fasana (volteggio) andranno a caccia di un risultato di prestigio nelle finali di specialità.

mercoledì 9 maggio 2012

I precedenti di Alonso nel Gp di Spagna




Al Gp di Spagna Fernando Alonso ha affidato una speranza: poter avere una macchina competitiva per puntare al titolo.
Sul circuito catalano di Montmelò il 30enne asturiano debuttò nell'ormai lontano 2001, quando giunse diciottesimo con la Minardi. Dopo un 2002 trascorso da collaudatore della Renault, il pilota iberico colse il primo dei suoi cinque podi nel Gp di casa nel 2003, quando, sempre alla guida della vettura capeggiata all'epoca da Flavio Briatore, giunse secondo nella gara vinta da Michael Schumacher. Sebbene fosse appena 22enne, Alonso lasciava già intravedere la stigmate del campione.
Dopo l'ottavo posto del 2004 ed il secondo nel 2005, risale al 2006 l'unica vittoria del bi-campione del mondo sul circuito situato nei pressi di Barcellona, quando colse anche la sua unica pole position.
Passato in McLaren, lo spagnolo giunse terzo nell'edizione 2007, per poi vivere due competizioni anonime nelle successive due stagioni in Renault (ritirato per rottura del motore nel 2008 e quinto nel 2009).
Approdato infine alla Ferrari, il nativo di Oviedo ha ottenuto un podio nel 2010 (secondo) ed una quinta piazza lo scorso anno.
In questa edizione, tuttavia, Alonso chiede alla scuderia di Maranello quel salto di qualità decisivo per colmare il pesante gap emerso nei primi quattro appuntamenti del Mondiale. Le sue dichiarazioni sono ben chiare in questo senso: “Siamo ancora in lotta per il titolo, ma ora dobbiamo migliorare dal punto di vista tecnico ed avvicinarci alla concorrenza”. Che tradotto significa: “Io fino ad ora ci ho messo una pezza, ora datemi una macchina all'altezza”.
La Ferrari, che al Gp di Spagna non vince dal 2008 (quando Kimi Raikkonen precedette sul traguardo Felipe Massa), appare moderatamente ottimista dopo la tre giorni di test effettuata al Mugello ai primi di maggio e gli esperimenti aerodinamici compiuti in galleria del vento.
Il Cavallino rampante punterà su una nuova frizione, su un sistema di raffreddamento freni innovativo e, soprattutto, su una nuova versione degli scarichi posteriori, variante che dovrebbe consentire di eliminare i difetti di trazione e velocità di punta emersi in questo primo scorcio di stagione.
Considerando che anche le altre scuderie porteranno in Spagna importanti sviluppi nelle rispettive monoposto, il dilemma che tormenterà i ferraristi sino a domenica è il seguente: le modifiche apportate alla F2012 saranno sufficienti per lottare almeno per il podio? Non resta che attendere il responso della pista. Di certo il prossimo fine settimana ci dirà inequivocabilmente se la Ferrari potrà realmente puntare all'iride o se dovrà invece rassegnarsi a vivere una nuova annata da comprimaria.

http://www.f1passion.it/2012/05/f1-alonso-al-gp-di-spagna/

Federico Militello

martedì 8 maggio 2012

Italia sommersa dalla Lettonia, domani spareggio salvezza




Dopo la brillante vittoria per 4-3 sulla Danimarca, la nazionale italiana di hockey sul ghiaccio ripiomba nella paura ai Mondiali di Svezia e Finlandia, essendo stata travolta per 5-0 dalla Lettonia. Per la salvezza, a questo punto, diventa decisiva la sfida di domani con la Norvegia: bisogna vincere per non dare addio quasi certamente alla massima divisione.

lunedì 7 maggio 2012

'Italia, come stai?': il punto sulle qualificazioni olimpiche




Se la scorsa settimana abbiamo parlato delle possibili medaglie azzurre a Londra 2012, questa volta vediamo a che punto sono le qualificazioni per l'evento a Cinque Cerchi. Di nuoto ed atletica non parleremo, in quanto ogni atleta potrà qualificarsi individualmente facendo segnare i cosiddetti 'minimi federali', cioè dei tempi/misure fondamentali per partecipare alla rassegna a Cinque Cerchi.

Juventus, una ventata di novità al calcio italiano




La Juventus, imbattuta e detentrice della miglior difesa del campionato, ha messo in bacheca uno scudetto ampiamente meritato. Per il calcio italiano si tratta di un successo che profuma di novità. Se negli anni passati ad imporsi erano state squadre che trionfavano principalmente grazie all'estro dei singoli (il Milan di Ibrahimovic o l'Inter di Eto'o e Milito) e senza un vero e proprio 'gioco', quello della selezione bianconera è stato il trionfo del collettivo, di un gruppo in cui ogni strumento è stato sapientemente gestito dal sapiente direttore d'orchestra Antonio Conte.

domenica 6 maggio 2012

Scandella da sogno, Italia-Danimarca 4-3!




L'Italia supera per 4-3 la Danimarca ai supplementari e conquista la sua prima (importantissima) vittoria ai Mondiali di Svezia e Finlandia: la strada verso la salvezza ora si fa meno impervia, soprattutto se gli azzurri confermeranno il livello espresso oggi sul ghiaccio scandinavo.

sabato 5 maggio 2012

Equitazione: l'Italia trionfa in Coppa del Mondo (ma non andrà a Londra!)




Successo per l'Italia nella Nations Cup di salto ostacoli disputata a Lummen, in Belgio. Il quartetto azzurro composto da Natale Chiaudani, Juan Carlos Garcia, Francesca Capponi e Luca Marziani ha totalizzato un numero complessivo di 8 penalità, precedendo i padroni di casa del Belgio (12) ed il Canada (12).

venerdì 4 maggio 2012

Canottaggio: buon avvio di Bertini-Luini




Ha preso il via questa mattina a Belgrado la Coppa del Mondo di canottaggio. Buoni segnali per l'Italia dai doppi (senior e pesi leggeri), incoraggiante anche la prestazione del quattro di coppia, rimandato il quattro senza pesi leggeri.

mercoledì 2 maggio 2012

Squash: Euro debutto amaro per l'Italia




Dopo lo storico bronzo della passata edizione (mai una selezione tricolore era arrivata così in alto a livello continentale), comincia con una sconfitta per l'Italia il Campionato Europeo a squadre di squash in programma a Norimberga.