Cinque vincitori (tutti di diverse scuderie) nelle prime cinque gare stagionali, otto piloti racchiusi in 26 punti in classifica generale, comprimari che diventano attori da oscar per un giorno, valori in campo che vengono completamente ribaltati di gara in gara: stiamo assistendo forse al Mondiale di F1 più incerto ed equilibrato della storia.
In questo continuo rimescolarsi delle gerarchie, tuttavia, si percepisce un'unica, grande certezza: Fernando Alonso.
Il pilota della Ferrari è l'unico sino ad ora ad aver sempre raccolto il massimo in tutte le condizioni possibili: ha limitato i danni con punti preziosi quando la vettura non consentiva particolari voli pindarici, ha vinto quando il meteo si è schierato dalla sua parte, è tornato sul podio quest'oggi dopo una gara entusiasmante e da cui ha ottenuto tutte le risposte che cercava. Sì, la F2012 ha compiuto effettivamente dei notevoli passi avanti in termini aerodinamici, miglioramenti che si sono rivelati di gran lunga più incisivi rispetto a quelli della concorrenza, con diverse pretendenti al titolo ritrovatesi a navigare in grave difficoltà nelle retrovie. La monoposto del Cavallino Rampante ha risolto il problema della velocità di punta, mentre dovrà lavorare ancora molto sulla trazione in uscita dalle curve lente, fattore che ha impedito al 30enne asturiano di sferrare l'attacco decisivo a Pastor Maldonado nel finale.
Quella di Alonso è stata una prestazione eccellente ed in cui i motivi per gioire alla seconda piazza prevalgono sul rammarico per la vittoria mancata. Dopo aver conquistato il primato al via con una partenza superlativa, il pilota spagnolo nulla ha potuto contro il sorpasso di Maldonado nel corso della seconda sosta ai box, quando il venezuelano, sfruttando al meglio le gomme fresche, ha stampato un giro velocissimo e sopravanzato il rappresentante della scuderia italiana. Da Barcellona, però il bi-campione del mondo esce rinfrancato ed ottimista, poiché il disagio tecnico vissuto dalla Ferrari nelle prime gare stagionali è oramai azzerato. Certo, la F2012 non è ancora una vettura perfetta e sarà ancora molto il lavoro da compiere nello sviluppo, tuttavia l'impressione è che finalmente siano state poste le basi per lottare per l'iride sino al termine della stagione. Alonso, intanto, è tornato in testa alla classifica a pari merito con Sebastian Vettel con 61 punti.
Il vero eroe di giornata è stato Pastor Maldonado, che ha regalato la prima vittoria di sempre al Venezuela in F1. Il 27enne nativo di Maracay ha sorpreso tutti non solo per la costanza sul ritmo gara, ma, soprattutto, per la grandissima personalità dimostrata: dopo essere stato superato al via, infatti, l'alfiere della Williams (che non trionfava dal 2004) non si è perso d'animo, mentre nel finale si è rivelato gelido nel gestire gli attacchi di Alonso. Che sia il nuovo Montoya?
Nuova dimostrazione di competitività da parte della Lotus, terza e quarta al traguardo rispettivamente con Kimi Raikkonen e Sebastien Grosjean. Ancora una volta la vettura britannica ha sfoderato una prestazione solida, dimostrandosi in questo momento superiore alla concorrenza nel preservare gli pneumatici. Peccato che una strategia errata (è stata ritardata troppo la terza sosta ai box di Raikkonen) abbia impedito al campione del mondo del 2007 di lottare addirittura per il successo. Il finnico è ora pienamente in lotta per il titolo, essendo quarto nella graduatoria complessiva a soli 12 punti dalla vetta: non male per un pilota che sino allo scorso anno gareggiava nel Mondiale rally e che dimostra come la classe del campione sia rimasta intatta.
Bocciate senza attenuanti Red Bull, McLaren e Mercedes.
La scuderia austriaca ha racimolato solo una sesta piazza con Sebastian Vettel (che ha dovuto scontare anche un drive-through per non aver rallentato alla segnalazione delle bandiere gialle), mentre Mark Webber, 11mo, paga nuovamente a caro prezzo l'ennesima partenza disastrosa. Il successo di Vettel in Bahrein aveva illuso, il circuito catalano, invece, ha palesato nuovamente tutti i limiti di un mezzo che fatica a mantenersi competitivo e che ha perso tutto il vantaggio aerodinamico delle annate passate. Il genio di Adrian Newey quest'anno non ha partorito il coniglio dal cilindro.
Anonima può definirsi anche la gara della McLaren, che, è bene premetterlo, sta letteralmente gettando al vento vagonate di punti. Imperdonabile, infatti, l'errore commesso nelle qualifiche di ieri, quando Hamilton, a causa dello scarso quantitativo di benzina a bordo, è stato penalizzato e relegato in ultima posizione. Ciò nonostante l'inglese ha offerto comunque una buona prova, finendo ottavo e superando anche il compagno di squadra Button (nono), apparso dal proprio canto più apatico che mai.
Non bene neppure la Mercedes, autrice di una gara di rimessa ed in cui, accentuati dalle caratteristiche del tracciato, sono emersi i soliti problemi di gomme. Opaco, dunque, può definirsi il settimo posto di Nico Rosberg, mentre Michael Schumacher mostra i primi segnali di nervosismo e frustrazione per una situazione che lo vede solo lontano parente del campione in grado di aggiudicarsi ben 7 corone iridate in passato: il 43enne di Kerpen, infatti, ha tamponato il brasiliano Bruno Senna (Williams) nel tentativo (in effetti alquanto azzardato) di effettuare un sorpasso.
Se Alonso sorride, continua l'annus horribilis di Felipe Massa, cui non è bastata neppure una grande partenza (con sei posizioni recuperate ) per raggiungere la zona punti. La prestazione del brasiliano è stata condizionata in negativo da un drive-through scontato per il mancato rallentamento in presenza delle bandiere gialle, tuttavia il suo passo gara non è mai stato neppure lontanamente assimilabile a quello del compagno di squadra.
Federico Militello
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