Max Biaggi ragioniere, Marco Melandri in crescita costante e Carlos Checa sprecone: questi, in estrema sintesi, i verdetti del Gp degli Stati Uniti.
Il Corsaro, a dispetto del suo soprannome storico, da inizio campionato (una sola vittoria per lui proprio nel debutto in Australia) sta correndo in difesa e puntando su una costanza in zona punti sino ad ora decisiva per guidare la classifica generale. Il 40enne romano, infatti, in undici manche disputate ha conquistato cinque podi, ma, soprattutto, solo una volta è uscito dalle prime cinque posizioni (ottavo in gara-2 ad Assen).
Attualmente il centauro italiano può contare su un Aprilia RSV4 che, sebbene sia ancora una moto di tutto rispetto, appare ormai arrivata al culmine del suo sviluppo tecnico, essendo stata spremuta in ogni modo sin dalla stagione 2010, ovvero quella del titolo iridato. Di contro, la concorrenza continua a progredire ed in questo momento la BMW S1000 pare il mezzo in grado di adattarsi meglio ad ogni tipo di tracciato.
“Qualcosa ci inventeremo”, ha dichiarato Biaggi, consapevole che per conquistare il sesto mondiale in carriera dovrà tornare a vincere: puntare solo sui piazzamenti, sebbene nel Mondiale più equilibrato degli ultimi anni con ben cinque piloti racchiusi in 30 punti, potrebbe non bastare. In particolare dovrà cambiare l'approccio alle gare da parte del Corsaro, apparso nelle ultime occasioni troppo remissivo nel corpo a corpo, in special modo nelle prime tornate successive alla partenza. I prossimi tre circuiti di Misano, Aragon e, soprattutto, Brno (la pista più amata dal romano) dovrebbero rivelarsi favorevoli alle caratteristiche tecniche dell'Aprilia, con Biaggi che si giocherà una buona fetta di Mondiale.
Prima di quest'anno la BMW non si era mai aggiudicata un Gran Premio in Superbike, mentre ora, oltre ad esserci riuscita per due volte, risulta pienamente in lotta per la corona iridata. Gran parte dei meriti sono da attribuire a Marco Melandri, riuscito a sviluppare in pochi mesi una moto dal potenziale elevatissimo ma ancora troppo grezzo, cui ha aggiunto le sue indiscutibili doti di guida per colmare rapidamente il gap dai migliori. La progressione del 29enne ravennate spaventa i rivali, avendo agguantato due vittorie ed un secondo posto nelle ultime quattro manches: senza la caduta provocata da Jonathan Rea a Donington, a quest'ora “Macho” sarebbe solo a qualche lunghezza di distanza da Biaggi nella graduatoria complessiva.
Considerando la classifica, l'esperienza, il carisma e la classe dei contendenti al trono della Superbike, l'impressione è che la corsa al titolo possa rivelarsi un discorso tutto italiano tra Biaggi e Melandri.
Madornale occasione sprecata, invece, per lo spagnolo Carlos Checa: agevolmente in testa in gara-2 dopo aver dominato la prima manche, il campione del mondo iberico è rovinosamente caduto, gettando al vento 25 punti che lo avrebbero reinserito con vigore nella lotta all'iride. La Ducati 1098R ancora una volta si è rivelata superiore alla concorrenza su circuiti tortuosi come quello del Miller Park, anche se la Bicilindri di Borgo Panigale ha sofferto oltremodo sul rettilineo principale a causa di un'inferiore velocità di punta.
In questa stagione il 39enne iberico ha già commesso tre errori che, alla resa dei conti, potrebbero rivelarsi decisivi, ovvero le cadute in Australia e Stati Uniti e la clamorosa scelta di montare gomme da bagnato ad Assen con la pista completamente asciutta (e 17mo posto finale). Le 30 lunghezze di ritardo da Biaggi in classifica lasciano ancora intatte le chances iridate dello spagnolo, anche se le prossime piste e l'ascesa della BMW potrebbero presto far rimpiangere la debacle americana.
Federico Militello
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