Strepitosa Federica Brignone! A soli 20 anni la talentuosa milanese ha conquistato la sua prima medaglia mondiale in carriera, agguantando un meraviglioso argento in Gigante ad appena 9 centesimi dall'oro della slovena Tina Maze. Grande rammarico per Denise Karbon, quarta a soli 0.26 dal bronzo della francese Tessa Worley, risalita dalla 18ma piazza della prima discesa con una seconda manche impeccabile. Bene anche Manuela Moelgg, sesta, che ha già manifestato propositi bellicosi per lo Slalom. Insomma, con tre proprie atlete fra le prime 6, l'Italia ha dimostrato di essere la nazionale più forte del globo nella disciplina regina dello sci alpino.
Nella prima frazione Tina Maze si esaltava su un tracciato molto simile ad un SuperG, che, sulla carta, avrebbe dovuto sfavorire le nostre atlete. Federica Brignone, invece, attaccava con audacia, sviluppando velocità e rimanendo il meno possibile in curva: al traguardo era seconda a 34 centesimi dalla vetta. Si difendevano con coraggio anche Moelgg e Karbon, rispettivamente quinta e nona. Lontanissima, invece, la dominatrice della stagione Tessa Worley, troppo aggrappata agli spigoli e distante oltre 2 secondi dal primato. Nel manche conclusiva (molto più tecnica), però, quest'ultima ritrovava la consueta fluidità d'azione, guadagnando posizioni su posizioni. Poi arrivava il momento della Karbon, giunta in Germania dopo aver subito l'ennesimo infortunio della sua carriera: la 30enne di Castelrotto riusciva ad esaltarsi nella parte alta del tracciato, pennellando con quella classe maestosa che non mostrava da almeno un biennio. Un piccolo errore sul piano finale, tuttavia, la relegava alle spalle della transalpina per pochi fatali centesimi. Stesso discorso per la Moelgg, che nelle ultime porte perdeva velocità e smalto. Ed ecco Federica Brignone. Per nulla intimorita dalla responsabilità, la sciatrice tricolore partiva subito senza remore, mangiandosi letteralmente la neve e reagendo con grande reattività ad alcune (inevitabili) imperfezioni. Primo posto, il delirio, la gioia. Mancava solo la Maze. La slovena, dopo aver guadagnato 3 decimi al primo intermedio, ne perdeva 2 a quello successivo, prima di tagliare il traguardo con un vantaggio infinitesimale sulla figlia di Maria Rosa Quario. Poco importa, per l'Italia si tratta di una medaglia importantissima, la quinta di un Mondiale che ci riporta con la mente agli Anni '90, quando tutti questi podi erano una dolce consuetudine. La Brignone, inoltre, possiede un talento sublime e, come già da lei ammesso, punta in futuro ad aggiudicarsi la Coppa del Mondo assoluta, avendo caratteristiche tecniche (ed una sciata moderna) che potrebbero presto esaltarla anche nella velocità.
Per quanto riguarda Denise Karbon, la medaglia di legno fa senz'altro male, tuttavia deve costituire uno stimolo a proseguire nella sua attività agonistica, dove potrà ancora raccogliere importanti soddisfazioni.
Domani sarà la volta del Gigante maschile. Favoriti l'americano Ted Ligety, il francese Cyprien Richard ed il norvegese Aksel Lund Svindal. Non sarà semplice per gli azzurri Blardone e Simoncelli, sempre in ombra in questa stagione, riuscire ad ottenere quel podio iridato sempre sfuggito nella passate edizioni. A Garmisch, però, tutto è possibile per il Bel Paese.
Federico Militello
cmq vada, mondiale strepitoso come nn si vedeva da Sestriere 97
RispondiEliminaIl Mondiale non è ancora finito, i conti li faremo alla fine ;-)
RispondiEliminaLe azzurre sono state bravissime, ed oggi la squadra italiana ha fatto indubbiamente la voce grossa..credo però che, anche considerando l'intera stagione nel suo complesso, la squadra tedesca di gigante sia abbastanza superiore (Hölzl, Riesch, Rebensburg..). resta comunque il fatto che, appena dietro ci sono l'Italia e la Francia (tenendo conto dell'età media delle transalpine che credo non superi i 23 anni). Worley, Rebensburg e Brignone sono comunque destinate a dminare nei prossimi anni..
RispondiEliminaSaluti!!
L'Italia nei prossimi anni di manterrà molto competitiva con l'arrivo di Lisa Agerer ed Anna Hofer. C'è di che essere ottimisti.
RispondiEliminaBeh, anche Michela Azzola promette bene per il gigante..secondo me il vero talento tra le giovani italiane è Sofia Goggia (1992), debilitata da molti infortuni nell'ultimo anno..;)
RispondiEliminaSofia Goggia rappresentava davvero una promessa. Tuttavia per ogni atleta è fondamentale non subire gravi infortuni dai 16 ai 20 anni, perché sono proprio quelli gli anni in cui avviene la completa formazione tecnica. In caso di stop prolungato, successivamente non è semplice ritrovare il filo smarrito. Nel complesso, Goggia e Azzola a parte, il vivaio italiano da sempre produce grandi talenti, l'importante è saperli svezzare.
RispondiElimina