giovedì 6 ottobre 2011

Calcio italiano: l'orgoglio di essere giovani


La roboante quanto poco significativa vittoria per 7-2 della nazionale Under21 contro il modestissimo Liechtenstein ci fornisce lo spunto per discutere del momento attuale del calcio italiano.
La stagione è iniziata appena da un mese, tuttavia la Serie A ha già fornito una sentenza in controtendenza con il passato recente: i giovani talenti azzurri stanno finalmente tornando a farsi strada ed a meritarsi un minutaggio fondamentale per acquisire esperienza e, soprattutto, sicurezza ad alti livelli.
Alcuni calciatori si stanno esprimendo ad un livello tale da meritarsi l'inevitabile attenzione del ct Cesare Prandelli. Si tratta di Alessio Cerci, Ezequiel Schelotto, Giacomo Bonaventura e Pablo Daniel Osvaldo (per la prima volta convocato in azzurro). Da notare che i primi tre sono degli esterni di fascia, una vera rarità per il nostro calcio. Altri, poi, erano già affermati, ma sono sbocciati definitivamente e promettono di diventare delle pedine fondamentali per la selezione tricolore: su tutti Sebastian Giovinco, Claudio Marchisio (per completezza e qualità tecniche, uno dei migliori centrocampisti in Europa) e Davide Astori.
Come dimenticare, poi, i ragazzi di Ferrara, da Mattia Destro ad Alberto Paloschi, dal peperino Lorenzo Insigne al romanista Fabio Borini, sino al più che promettente Manolo Gabbiadini (fratello di Melania, tra le migliori interpreti in Italia del calcio femminile), elemento che ha il gol nel proprio DNA.
Il ct dell'Under21, addirittura, non ha neppure convocato per scelta tecnica il talentuoso Stephane El Shaarawy: l'abbondanza è un segnale oltremodo positivo per un movimento italico che sta rapidamente risollevandosi dopo il triste Mondiale sudafricano.
Non gioca in Serie A, ma merita una citazione anche Angelo Ogbonna, pilastro della difesa del Torino di Ventura primo in classifica nel campionato cadetto: senso della posizione, stacco aereo imperioso e marcatura d'altri tempi sono qualità che potranno presto consentire al giovane campano di spiccare il volo.
Insomma, i giovani italiani esistono e sono anche molto bravi. Onore a quelle società che lo hanno capito investendo sui vivai nostrani (Atalanta, Siena e Juventus le società più virtuose in questo senso) ed ottenendo dei risultati ragguardevoli. Non ammiro, invece, la politica di club come l'Udinese, dove al contrario si punta quasi totalmente su talenti stranieri: un esempio deprecabile, che se seguito condurrebbe alla fine del calcio italiano.
Le ultime settimane hanno fornito un consiglio importante a tutte le società del Bel Paese: non andate a cercare all'estero giocatori mediocri, perché qui da noi i vivai sono ora più che mai in grado di produrre futuri e potenziali campioni.

Federico Militello

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