giovedì 29 settembre 2011

Polo: l'Italia piega la Francia e vola ai Mondiali


Storica affermazione per la nazionale italiana. Nel girone di qualificazione ai Mondiali di San Luis (in Argentina, dal 10 al 22 ottobre) la selezione tricolore si è imposta per 10-9 sui campioni d'Europa in carica della Francia e, in virtù dei precedenti e agevoli successi su Olanda (15-5) e Germania (17-5), si è matematicamente qualificata per la rassegna iridata sudamericana. Ininfluente a questo punto l'ultimo match con l'Inghilterra, che ha già staccato il pass al pari degli azzurri. Nell'incontro odierno l'Italia è partita contratta nei primi due chukker, andando al riposo sul 3-5. La squadra guidata da Alfio Marchini, tuttavia, si è scatenata nelle due frazioni successive, issandosi sino al 9-5. Sembrava fatta, ma nel quinto e decisivo chukker i rivali transalpini hanno sfoderato una reazione rabbiosa, impattando gli azzurri ad un minuto dal termine. Quando i supplementari sembravano vicini, Francesco Dellacasa ha trovato il guizzo vincente a 5 secondi dal termine. L'Italia, dunque, torna ad un Mondiale ad 11 anni dalla prima (e finora unica) volta e lo fa dopo aver raggiunto un'equivocabile leadership in campo europeo, considerando che in Argentina voleranno appena due selezioni del Vecchio Continente. Cari amici, anche nel polo sventola il tricolore!

Federico Militello


Dalma Caneva: "La lotta italiana ha un futuro"


Stagione orribile per la lotta italiana. Nessun risultato di rilievo, se non i quarti di finale raggiunti da Andrea Minguzzi ai Mondiali. Le speranze di un futuro migliore, tuttavia, provengono dai giovani, in particolare dal settore femminile cadetti, dove Dalma Caneva, campionessa europea in carica, rappresenta un sicuro punto di riferimento per gli anni a venire.



Titolo continentale giovanile ed eliminazione prematura ai Mondiali: soddisfatta della tua stagione?
"Sono abbastanza soddisfatta della mia stagione. Mi sono fatta sfuggire una medaglia ai Mondiali juniores, però sono risucita a portare a casa la medaglia d'oro agli Europei cadetti a Varsavia. La rassegna iridata, quindi, è andata molto male, soprattutto perché sono uscita al primo incontro".


In generale il movimento della lotta femminile è in crescita: quanto è importante in questo l'apporto del vostro allenatore cubano Juan Carlos Rodriguez?
"Quest'anno noi ragazze della nazionale cadetta, grazie al nostro allenatore, siamo riuscite a conseguire migliori risultati rispetto agli altri anni. E' da ricordare anche la medaglia di bronzo iridata di Assunta Persico".

Cosa ti manca per poter debuttare nella categoria seniores e quando pensi che disputerai la prima gara?
"Nel 2012 sarò al primo anno juniores, dunque potrò incominciare a gareggiare con le seniores. Io tecnicamente mi sento pronta per potermi confrontare con loro, però credo che mi manchi ancora un po' di forza fisica. Al mio cospetto troverò delle donne fisicamente già mature, anche se io sono comunque convinta di poter far bene. Credo che la mia prima gara senior sarà agli Europei che si terranno a Sofia , validi anche come prova di qualificazione olimpica".

I Mondiali di lotta, Minguzzi a parte, sono stati disastrosi per l'Italia: quali sono le cause secondo te?
"Io personalmente non mi ritengo in grado di giudicare niente e nessuno. Posso solo dire che secondo me i nostri atleti sono troppo indietro rispetto a quelli di altri Paesi. C'è troppa differenza. Ormai è troppo tardi, a mio parere, per migliorare la situazione, perché è un lavoro che si deve iniziare con molti anni di anticipo. Quindi il futuro siamo noi giovani".

Cosa proporresti per far sì che la lotta venga più seguita in Italia?
"Per fare conoscere di piu la lotta in italia servirebbe una maggiore pubblicità in televisione. Magari anche il nostro campione olimpico Andrea Minguzzi avrebbe potuto presentarsi sul piccolo schermo per farsi conoscere, come ha fatto Federica Pellegrini, ad esempio. Si potrebbe anche andare nelle scuole medie e superiori per far vedere com'è la lotta".

Su quali aspetti tecnici ti stai maggiormente concentrando in allenamento?
"In questi primi allenamenti sto cercando di imparare meglio le mie tecniche. Mi esercito soprattutto sull'entrata alle gambe che nella mia categoria di peso, i -72 kg, non viene molto usata. Ovviamente curo molto la parte tecnica nella mia palestra per imparare ancora di più le difese e gli attacchi che dovrò attuare in gara".

Quali sono i tuoi obiettivi per il 2012? E il sogno della tua carriera?
"I miei obiettivi nel 2012 sono ottenere un buon risultato agli Europei ed ai Mondiali juniores. Il grande sogno sarebbe qualificarmi alle Olimpiadi di Londra 2012".

C'è un'atleta, del presente o del passato, a cui ti piace ispirarti?
"A me piacciono tanti lottatori e lottatrici, però non mi ispiro a nessuno.Il mio unico modello è rappresentato da me stessa, sperando di diventare anche io una grande atleta nel futuro e di fare la storia della lotta italiana".

Con te e le tue coetanee, pensi che l'Italia possa avere una crescita nei prossimi anni?
"Penso proprio di sì. Se continuiamo a lavorare cosi, con il nostro allenatore Juan Carlos Rodriguez potremo agguantare buoni risultati e migliorare la situazione della lotta nel bel Paese".

Descrivi in breve il tuo carattere ed i tuoi hobbies.
"Sono una ragazza semplice, obiettiva e grintosa. Penso molto al mio futuro. Come tutte le ragazze, mi piace stare con amici e divertirmi. Infine, vado matta per la musica".

Federico Militello

mercoledì 28 settembre 2011

Incontenibile Costagrande, Italia in semifinale!


Trascinata da una superlativa Carolina Costagrande, l'Italia batte 3-1 l'Olanda, approda per la quarta volta consecutiva in una semifinale europea e mette a tacere gli scettici che parlavano di ciclo ormai finito. Questa squadra, al contrario, sulla carta non è mai stata così forte e, migliorando l'intesa e acquistando ulteriore fiducia, potrà dare molto fastidio anche a corazzate come Brasile e Stati Uniti.
Nei primi due set la selezione tricolore impartiva una lezione di volley alle rivali orange. Sorretta dalla classe di Simona Gioli e dalla potenza di una ispirata Costagrande, l'Italia si rivelava devastante a muro, mentre la solidità difensiva consentiva buone rigiocate per i martelli Piccinini e Del Core.
Nel terzo parziale, poi, le tulipane si giocavano il tutto per tutto e, con dei servizi tesi ed insidiosi, mettevano in difficoltà la ricezione azzurra, con Leo Lo Bianco costretta a servire delle palle scontate. L'Olanda, guidata dall'ottima palleggiatrice Laura Dijkema, riusciva ad aggiudicarsi la frazione sfoderando nel complesso un buon gioco e, soprattutto, grande carattere.
Nel quarto set, tuttavia, l'Italia tornava il rullo compressore di inizio match, scavando subito un break decisivo grazie ai muri di Costagrande e Valentina Arrighetti. Le battute vincenti di Del Core, infine, ponevano fine ad una contesa in cui la formazione del tricolore si è rivelata indiscutibilmente superiore.
Merita una nota a parte il libero Giulia Leonardi. La 23enne di Cesena è entrata a far parte del gruppo di Barbolini con grande umiltà, sostituendo niente meno che un monumento come Paola Cardullo ed un elemento di esperienza come Enrica Merlo, entrambe infortunate. La giovane azzurra si è calata positivamente nel ruolo e, partita dopo partita, sta diventando sempre più importante nei meccanismi di ricezione e difesa della squadra. Davvero brava.
Sabato l'Italia tornerà in campo a Belgrado per affrontare una tra Germania e Repubblica Ceca: in palio la finalissima.

Federico Militello

martedì 27 settembre 2011

Conosciamo l'orienteering con Giaime Origgi



Giaime Origgi è da anni uno degli atleti più rappresentativi della nazionale italiana di mountain bike orienteering. In agosto ha preso parte ai Campionati del Mondo tenutisi a Vicenza. Il 31enne brianzolo ci spiega i segreti della sua disciplina ed i propositi per il futuro.


1) Soddisfatto del sesto posto nella Long Distance ai Mondiali?
"Anche se il 6° posto nella Long e nella staffetta sono due buoni risultati, sento che mi manca una medaglia sul collo".

2) Descrivi per i non addetti ai lavoro le regole del mountain-bike orienteering.
"In modo molto semplice e intuitivo: la MTBO è una disciplina in cui si deve compiere un percorso nel minor tempo possibile transitando da tutti i check-point nell’ordine stabilito. La strada per raggiungere i punti di controllo e l’arrivo non è obbligata, gli atleti la scelgono in base ad una carta particolare che viene consegnata al momento del via. I regolamenti internazionali danno anche la possibilità, dove sia possibile, di uscire anche dai sentieri e dalle strada ma qui in Italia spesso non è possibile farlo. Ai campionati del mondo si corre su diverse distanze: Sprint – Middle – Long ed è inoltre prevista una prova di staffetta a 3 frazionisti".

3) Come ti sei avvicinato a questa disciplina?
"Io ho cominciato con la corsa di orientamento nell’ormai lontano 1993 e solo recentemente, a causa di continui infortuni alla caviglia, sono passato alla bicicletta anche se devo ammettere che son sempre stato appassionato delle 2 ruote".

4) Consiglieresti ad un giovane di praticare questo sport?
"Certamente e per vari motivi! Tra i tanti ti cito:
1. Il carattere altamente formativo dell’orienteering che non a caso è utilizzato molto anche in ambito di team-building e formazione professionale.
2. Si ha l’occasione di visitare molti luoghi splendidi e di stare a contatto con la natura.
3. I valori insiti nello sport orientamento favoriscono lo stringersi di amicizie vere che durano poi negli anni.
Poi bisogna veramente provare per capire la magia del nostro sport!".

5) Quella che è appena finita è stata la tua ultima stagione da atleta o pensi di proseguire ancora per qualche anno?
"Ad oggi non so darti una risposta, di sicuro non smetterò di fare orientamento per divertirmi, se poi m’impegnerò ancora a livello Élite devo ancora deciderlo".

6) In futuro pensi di restare nel mondo dell'orienteering come allenatore o dirigente?
"Sono già quasi 6 anni che sono Presidente della Commissione Atleti e membro del Consiglio Federale, inoltre dallo scorso anno faccio parte anche della Commissione Atleti MTBO della Federazione Internazionale. Penso che con la fine del quadriennio olimpico e il rinnovo delle cariche federali non presenterò più la mia candidatura in ambito nazionale".

7) Cosa consiglieresti per aumentare la visibilità di questo sport in Italia?
"Credo che la FISO abbia fatto molto in questi ultimi anni per apparire e farsi conoscere. Ad esempio, per i recenti mondiali svoltisi nel vicentino, ogni sera si teneva uno speciale sui RAI Sport che riassumeva la giornata conclusasi. Purtroppo il nostro Paese è quasi monotematico e assai carente in termini di cultura sportiva".

8) Quale futuro e prospettive ritieni che possa avere questo sport in Italia? Intravedi qualche campioncino che un giorno potrà diventare forte in campo internazionale?
"Per quanto riguarda la MTBO, abbiamo dei giovani di belle speranze che hanno già dimostrato di poter ben figurare a livello internazionale, speriamo che il loro passaggio nella categoria Élite sia altrettanto proficuo".

9) Nel tuo sport quanto è importante la preparazione fisica? Che tipo di allenamenti e diete svolgi?
"E’ fondamentale come in ogni sport di resistenza anche se per quanto ci riguarda la componente tecnica è altrettanto importante perché si può andare fortissimo in bici, ma se poi si sceglie una strada sbagliata o si è troppo lenti nelle scelte, si perde quanto di guadagnato sui pedali. Io da quest’anno son seguito dal centro CAB di Barzanò e ho seguito una preparazione studiata per sviluppare sia le caratteristiche di fondo sia quelle di esplosività, in pratica un po’ quello che fanno i corridori di MTB anche se, visti i terreni dei campionati mondiali, ho cercato di privilegiare anche il lavoro in salita.
Per quanto riguarda la parte nutrizionistica, anche in questo caso seguo un programma alimentare che mi faccia mantenere una bassa percentuale di grasso, ma che al tempo stesso mi permetta di recuperare i lavori svolti durante la settimana.

10) Secondo te, in un futuro lontano, l'orientamento può sperare di entrare nel programma olimpico?
"Allo stato attuale vedo la cosa piuttosto difficile, ma la speranza è l’ultima a morire".

Federico Militello

domenica 25 settembre 2011

'Italia, come stai?': il bilancio dei Mondiali di ciclismo


I Mondiali di ciclismo su strada disputati a Copenhagen si sono conclusi per l'Italia esattamente come l'edizione 2010 a Geelong: medaglia d'oro in campo femminile con la superba Giorgia Bronzini, podio mancato nella prova maschile (anche se in Australia Filippo Pozzato ci andò almeno vicino giungendo quarto).
Cominciamo dagli uomini. Una premessa doverosa: non è detto che un grande campione diventi in seguito anche un grande commissario tecnico. Paolo Bettini, alla guida della nazionale da un anno e mezzo dopo la prematura scomparsa dell'indimenticato Franco Ballerini, ha perso questa rassegna iridata in partenza, puntando su un corridore, Daniele Bennati, che non poteva nutrire alcuna ambizione di trionfo. Senza nulla togliere ad un corridore che ha fin qui condotto una carriera più che dignitosa, il 31enne aretino da almeno 3 stagioni non riesce più ad esprimere quelle potenzialità espresse nel biennio 2007/2008, quando vinse diverse tappe in volata in tutti e tre i Grandi Giri. Successivamente, complici anche svariati infortuni, il ciclista toscano ha faticato a ritornare sui livelli di un tempo, perdendo anche smalto nella velocità pura. Al contrario, è migliorata notevolmente la tenuta in salita, perfettamente inutile, tuttavia, in un circuito piatto come quello danese. Insomma, il capitano designato da Bettini non è più un velocista puro e, di conseguenza, gli è stata affidata una responsabilità eccessiva. Sarebbe stato meglio, quindi, puntare sui giovani Sasha Modolo ed Elia Viviani (specialmente sul primo), reduci da vittorie convincenti nell'ultimo scorcio di stagione: forse non avrebbero vinto, ma la loro sarebbe stata un'importante esperienza per il futuro. La nazionale azzurra, poi, non ha neppure fornito una grande idea di compattezza, sfaldandosi proprio negli ultimi 3 km di gara, quando tutti i nostri rappresentanti sono rimasti isolati.
Sul futuro, tuttavia, si può stare sereni. La nidiata di talenti in rampa di lancio è tale che il Bel Paese potrà essere competitivo su ogni tipo di tracciato: da quelli per velocisti (Appollonio e Guardini) a quelli mossi ed impegnativi (Ulissi, Ponzi, Moser, Battaglin, Puccio ed Aru). Serve solo una buona dose di pazienza per un movimento che ha deciso di svoltare in maniera decisa, escludendo a priori dalla maglia azzurra tutti quegli atleti implicati in passato in vicende di doping. Nel frattempo, però, Bettini dovrà lavorare sodo per diventare un campione anche come ct.

Il settore femminile, invece, costituisce un esempio da seguire per tutto lo sport italiano. Il ct Dino Salvoldi ha creato un gruppo unito e solidissimo, dove, a seconda della conformazione territoriale del percorso, tutte le atlete di mettono a totale disposizione della capitana designata. Era successo nel 2007 e nel 2008 con i trionfi di Marta Bastianelli e Tatiana Guderzo, si è ripetuto con il magico bis della formidabile Giorgia Bronzini. Strana storia quella della 28enne piacentina. Proiettata sin dagli albori della carriera sia sulla pista che sulla strada, l'azzurra, sino a due stagioni or sono, mirava al gradino più alto del podio nella corsa a punti a Londra 2012. Il sogno si infranse contro l'assurda decisione del Cio di eliminare questa disciplina dal programma a Cinque Cerchi. A quel punto Giorgia non si perse d'animo, al punto da rivelarmi che "non riusciranno a privarmi dell'oro olimpico. Vorrà dire che vincerò su strada". Da allora, in affetti, la campionessa tricolore si è dedicata anima e corpo alle competizioni su strada (pur non abbandonando la pista, come dimostra il bronzo mondiale conquistato quest'anno sempre nella corsa a punti), vincendo due ori iridati e guardando sin da ora con fiducia alle Olimpiadi londinesi, dove il percorso sarà simile a quelli in cui ha dettato legge nell'ultimo biennio.
La nazionale azzurra, dunque, si è rivelata di gran lunga la più completa al mondo, con al suo interno atlete polivalenti ed in grado di ben figurare su qualsiasi tipo di tracciato (Guderzo, Cantele e Baccaille su tutte). Anche in questo caso, poi, il futuro è roseo, grazie a due ragazzine che nei prossimi anni, per completezza ed ottimo spunto veloce, potranno segnare un'era di questa disciplina: si tratta di Rossella Ratto e Rossella Callovi. L'importante sarà crescere con calma ed umiltà, ma sotto questo punto di vista, grazie all'esempio delle plurititolate capitane, si possono dormire sonni tranquilli.

Federico Militello

sabato 24 settembre 2011

Farfalle azzurre nel mito: magico tris mondiale!


Oro, oro, oro. La nazionale femminile di ginnastica ritmica compie un'impresa leggendaria e forse irripetibile, conquistando il terzo titolo iridato consecutivo a suggello di una supremazia palese ed inattaccabile. A Montpellier Elisa Santoni, Elisa Bianchi, Angelica Savrayuk, Romina Laurito, Andreea Stefanescu e Marta Pagnini hanno trionfato con il punteggio complessivo di 55.150, precedendo per l'ennesima volta le eterne rivali della Russia (54.840) e la Bulgaria (54.125). Le azzurre hanno commesso una lieve imperfezione nell'esercizio delle 5 palle (27.350), ma sono state sublimi e sinuose nei 3 nastri e 2 cerchi, dove hanno rasentato la perfezione (27.800) e scavato il solco decisivo sulle avversarie.
Se il primo mondiale era stato quello del riscatto pechinese ed il secondo quello della consacrazione in casa delle maestre russe, il terzo consegna direttamente le Farfalle d'Oro nel mito dello sport italiano. Con impegno ed abnegazione la selezione tricolore, sorretta dalla sapiente guida del ct Emanuela Maccarani, ha saputo costruire giorno dopo giorno un meccanismo straordinario, un modello vincente che continua a mietere successi in serie.
Il successo in terra di Francia consente all'Italia di strappare la qualificazione diretta alle Olimpiadi di Londra 2012. Per coronare un ciclo formidabile di una squadra fenomenale, manca solo un'apoteosi a Cinque Cerchi.

Federico Militello

Imperiale Bronzini: epico bis-iridato!


500 metri in leggera salita per entrare nella leggenda. Mezzo chilometro per meritarsi l'ingresso tra i miti dello sport italiano. Giorgia Bronzini, per il secondo anno consecutivo, ha il mondo ai suoi piedi.
Una gara facile quella dei Mondiali di Copenhagen e per certi versi noiosa, vissuta tutta in funzione della volata finale e movimentata solo dall'azione velleitaria della 39enne canadese Clara Hughes (una campionessa olimpica, ma del pattinaggio velocità), ripresa a 5 km dal traguardo.
Varcato il cartello degli ultimi 1000 metri, si metteva in moto il treno dell'Olanda, con la fuoriclasse Marianne Vos ovvia favorita dopo una stagione dominata da cima a fondo. La 24enne orange rappresenta forse il talento più puro mai nato nel ciclismo femminile, unica in grado di vincere su ogni tipo di tracciato, dalle salite sino alle volate. Controverso, tuttavia, il suo rapporto con i Mondiali: 4 argenti consecutivi dal 2007 al 2010.
Accanto alle locomotive dei Paesi Bassi, poi, si infilava con maestria una superlativa Monia Baccaille, velocista di talento che si metteva a completa disposizione della compagna Giorgia Bronzini e che riusciva a pilotare davanti a tutte la capitana grazie ad una drenata impressionante. Terminato il lavoro della 27enne di Marsciano, la campionessa in carica si alzava sui pedali e sfoderava una volata impetuosa ed inarrestabile. Agile e potente, la 28enne di Piacenza prendeva il largo verso un'impresa epica, mettendosi alle proprie spalle proprio la Vos (5 argenti consecutivi per lei, un record) e l'altra grande favorita tedesca Ina Teutenberg.
Il bis-iridato consacra la Bronzini tra le cicliste italiane migliori di sempre. Mai un'azzurra era riuscita a conquistare due ori mondiali, senza dimenticare che la fuoriclasse del Bel Paese costituisce un esempio di grande poliedricità essendo stata regina del globo anche nella corsa a punti su pista di Pruszkow 2009.
Il successo della bi-iridata è anche il trionfo dell'intera nazionale italiana, con un gruppo che ancora una volta si è dimostrato unito e totalmente calato al servizio della capitana. Il dominio tricolore nel ciclismo femminile è incontestabile ed i numeri parlano chiaro: ben 4 vittorie negli ultimi 5 Mondiali (Bastianelli 2007 e Guderzo 2008). Una squadra formidabile, in grado, grazie alla grande varietà di atlete a disposizione, di primeggiare su ogni tipo di tracciato.
E domani toccherà agli uomini. Favoriti per il gradino più alto del podio saranno lo slovacco Peter Sagan, il belga Philippe Gilbert ed il britannico Mark Cavendish, senza dimenticare out-siders di lusso come i norvegesi Hushvod e Boasson-Hagen e lo spagnolo Freire. Basso profilo per l'Italia di Bettini, profondamente rinnovata e pronta a sfruttare eventuali situazioni favorevoli.

Federico Militello

venerdì 23 settembre 2011

Pallavolo, un debutto positivo per le azzurre; pallamano, arrivano gli oriundi!




Pallavolo femminile: quella che il ct Barbolini ha messo in campo questa sera nel debutto europeo contro la Croazia, a parte l'assenza per infortunio del libero Paola Cardullo, rappresenta la miglior Italia possibile. Sicuramente non giovanissima, ma potenzialmente devastante ed in grado, una volta raggiunta la necessaria amalgama, di contendere persino l'oro olimpico a Brasile e Stati Uniti. Partiamo dalle centrali. Simona Gioli è tornata finalmente nel suo ruolo naturale, dove è affiancata dalla consistente Valentina Arrighetti: in questo reparto la selezione tricolore può contare su delle interpreti tra le migliori al mondo, senza dimenticare che in panchina siede una certa Martina Guiggi. Inutile discutere su Leo Lo Bianco, vera fuoriclasse del palleggio. I martelli, poi, sono Antonella Del Core e Francesca Piccinini, da anni delle autentiche garanzie. Il salto di qualità ulteriore, inoltre, si è compiuto grazie all'innesto dell'oriunda argentina Carolina Costagrande, giustamente impiegata come opposto, ovvero il suo ruolo naturale. La consistenza della selezione tricolore si percepisce anche dalla ricchezza di alternative su cui può contare Barbolini, tra cui Francesca Ferretti, Lucia Bosetti e Serena Ortolani! Sulla carta, quindi, l'Italia potrebbe schierare due squadre quasi sullo stesso livello. Il 3-0 odierno sulla modesta Croazia è un risultato poco indicativo, anche se dovranno essere migliorati due aspetti: la ricezione e la fase di ricostruzione. In base ai risultati stagionali, le favorite per il titolo sono Russia e Serbia, ma la nazionale azzurra può fare davvero grandi cose.

Pallamano: la nazionale maschile non gioca una partita ufficiale dal giugno 2010, quando venne eliminata nella fase preliminare che precedeva le qualificazioni vere e proprie agli Europei 2011. Il lungo esilio è finito e, si spera, l'impressione è che dopo aver toccato il fondo, d'ora in poi si potrà solo migliorare. A novembre inizieranno le qualificazioni ai Mondiali del 2013, con l'Italia inserita in un raggruppamento molto impegnativo con Svizzera e Lituania: solo la prima accederà ai play-off. Il ct Conchio, consapevole di un'impresa oggettivamente molto ardua, ha deciso, finalmente, di ricorrere all'apporto di alcuni naturalizzati che militano nel campionato italiano. Si tratta del 24enne pivot argentino Martin Ariel Doldan (validissima alternativa, se non qualcosa di più, all'autoctono Pasquale Maione), del suo connazionale Alejo Carrara (innesto non proprio giovanissimo, classe 1974, ma importante perché nel Bel Paese i centrali scarseggiano) e del 29enne terzino brasiliano Luiz De Oliveira Gaeta. Non è affatto scontato che riusciremo a prevalere sui rivali baltici ed elvetici, ma certamente, grazie a questi nuovi 'acquisti' (ancora da ufficializzare) avremo certamente qualche chances in più. Gli oriundi devono rappresentare solo una soluzione momentanea in attesa che la Federazione vari finalmente un progetto che restauri questa disciplina dalle fondamenta (come, è da sottolineare, sta avvenendo nel settore femminile).

Federico MIlitello

mercoledì 21 settembre 2011

Sicurezza Campriani; ciclismo: l'Italia della crono è un fantasma!


Tiro a segno: Niccolò Campriani rappresenta da due anni una delle certezze più consolidate dello sport italiano. Nella finali di Coppa del Mondo in programma a Wroclaw, in Polonia, il 24enne fiorentino è giunto secondo con 1274.6 nella carabina 'tre posizioni', ovvero quella che non rappresenta propriamente la sua specialità preferita, ma in cui si sta rapidamente trasformando da outsider ad uomo di vertice. Successo per il norvegese Ole Kristian Bryhn (1278.5), già in testa dopo le qualificazioni, bronzo per il serbo Mirosavljev Nemanja (1273.5). Domani Campriani tornerà al poligono nella carabina 10 metri, gara di cui detiene il titolo iridato conquistato nel 2010.

Ciclismo: la prova a cronometro dei Mondiali di Copenhagen ha messo in luce un'Italia fantasma, presente quasi per onor di firma. Nella competizione in cui il tedesco Tony Martin, al primo successo iridato della carriera, ha sovvertito la dinastia dello svizzero Fabian Cancellara (4 ori nelle precedenti edizioni), con quest'ultimo sul terzo gradino del podio e preceduto anche dal britannico Bradley Wiggins, i rappresentanti del Bel Paese sono usciti fuori dai top20, con Adriano Malori 24mo e Marco Pinotti 26mo, entrambi lontani oltre 5 minuti dalla vetta! Insomma, come dimostrato anche dai risultati nelle categorie giovanili (esclusa la quinta piazza della juniores Rossella Ratto, atleta dal potenziale senza limiti), l'Italia continua a faticare oltremodo nell'ottenere prestazioni almeno dignitose nelle prove contro il tempo. E' necessario investire su una specialità utile a forgiare la tempra e la resistenza alle alte velocità degli atleti, propedeutica anche per talune corse in linea. La speranza era rappresentata da Malori, ma il campione del mondo under23 di Varese 2008 dovrà ancora lavorare diversi anni per avvicinarsi ai mostri sacri di questa specialità.

Tennis: nel febbraio 2012 l'Italia affronterà in trasferta la Repubblica Ceca nel primo turno di Coppa Davis. L'urna non è stata benevola: poteva andare molto peggio (Spagna, Argentina e Serbia), ma anche molto meglio (Croazia, Usa e Francia in casa). I nostri avversari, se al completo, appaiono oggettivamente fuori portata, soprattutto perché si giocherà sul veloce indoor: difficile pensare, dunque, che i nostri atleti riescano a prevalere su Thomas Berdych (n.9 al mondo e finalista a Wimbledon nel 2010) e sul veterano Radek Stephanek (n.25). Con Starace poco incline a superfici 'rapide' e Bolelli ancora distante dai fasti di tre stagioni fa, Barazzutti dovrà fare il possibile per recuperare l'altoatesino Andreas Seppi, ammesso che quest'ultimo abbia gli stimoli necessari per tornare in azzurro.

Federico Militello

martedì 20 settembre 2011

Primo squillo di Giannessi; calcio femminile: debutto con vittoria per l'Italia


Tennis: proprio ieri vi avevo accennato ad un giovane azzurro che rapidamente sta scalando il ranking internazionale e che presto potrà dare un prezioso contributo in Coppa Davis. Quest'oggi Alessandro Giannessi ha conquistato la prima vittoria in carriera in un torneo Atp 250, superando a Bucarest un avversario di grande caratura come lo spagnolo Albert Montanes, n.52 del mondo che, ricorderete, perse da Fabio Fognini agli ottavi di finale del Roland Garros dopo un match epico. Il 21enne mancino di La Spezia si è imposto con il punteggio di 7-5, 6-4, mettendo in mostra un ottimo diritto, un servizio incisivo e, soprattutto, una buona personalità. L'attuale punto debole è rappresentato dal rovescio, sul quale l'azzurro dovrà lavorare molto nel corso della preparazione invernale. Giannessi, che con questo risultato occupa virtualmente la posizione n.162 nella classifica Atp, affronterà nel prossimo turno il portoghese Frederico Gil (n.100).

Calcio femminile: assorbita la grossa delusione per la mancata qualificazione ai Mondiali dopo l'improbo play-off con gli Stati Uniti (che poi hanno conquistato l'argento iridato alle spalle del Giappone), la nazionale di Ghedin ha intrapreso un nuovo cammino verso gli Europei di Svezia 2013, superando in trasferta la Bosnia per 1-0 nel primo incontro di qualificazione valido per il gruppo1 (in cui la Russia sarà l'avversario principale). La rete azzurra è stata siglata da Alice Parisi su rigore. Il movimento, indiscutibilmente, attraversa un periodo di fervore e crescita, come testimoniano la semifinale raggiunta dall'Under19 agli Europei ed il quinto posto dell'Italia nel ranking del Vecchio Continente (12ma al mondo). Insomma, non resta di raccogliere i frutti di una semina che sta producendo risultati significativi. Ora servono le medaglie.

Rugby: contava vincere con il bonus e l'Italia ci è riuscita. 53-17 ad una Russia modesta, ma in grado di realizzare tre mete ad una difesa azzurra troppo distratta dal risultato ormai acquisito. La selezione tricolore, invece, ha ottenuto ben 9 realizzazioni complessive. Resta l'atavico problema del calciatore, mentre gli Usa, prossimo avversario sulla strada dei quarti, rappresenteranno sicuramente un ostacolo di spessore ben diverso rispetto ai carneadi dell'Est Europa.

Federico Militello

lunedì 19 settembre 2011

'Italia, come stai?': volley, l'Italia ora spaventa il mondo; Coppa Davis, prospettive azzurre


Cosa lascia l'argento di Vienna? E' maggiore la gioia per essere tornati sul podio 6 anni dopo o il rimpianto per aver ceduto il passo ad una Serbia non irresistibile?
La sensazione è che la nazionale di Berruto emani un soave aroma di futuro. Il 42enne tecnico torinese ha plasmato un vero e proprio gruppo, coeso nella realizzazione di un progetto di crescita che non vuole porsi limiti.
La selezione tricolore ha offerto in tutto il torneo una grande pallavolo: incisiva e continua in fase di cambio palla, letale a muro, compatta ed organizzata in difesa. A differenza che nelle scorse stagioni, inoltre, è stato colmato anche il gap del servizio, fondamentale in cui quasi tutti gli azzurri sono in grado di graffiare. Questa squadra, nei prossimi 12 mesi, appare in grado finalmente di poter rivaleggiare alla pari e senza timori con chiunque, Brasile compreso. Il divario dalle nazionali di vertice è stato colmato e, sebbene non si possa contare su un vero e proprio fuoriclasse come i vari Miljkovic e Giba, il gruppo appare in grado di colmare anche le lacune di natura individuale.
L'obiettivo Londra 2012 è realistico, ma questa nazionale può guardare anche oltre l'appuntamento a Cinque Cerchi. Ivan Zaytsev e Simone Parodi possiedono delle qualità innate per diventare dei campioni ed attorno a loro si dovranno porre le fondamenta per aprire un nuovo ciclo vincente.
In terra londinese sarà ancora imprescindibile dell'immenso Luigi Mastrangelo, che con il suo talento ed il suo carisma ha permesso agli azzurri di compiere un sensibile salto di qualità rispetto alla World League, senza dimenticare, inoltre, l'apporto del capitano Cristian Savani, vero trascinatore della selezione tricolore.
Nei prossimi mesi, inoltre, Berruto dovrà visionare l'opposto del domani: Lasko, responsabilizzato dall'addio post-mondiale di Fei, ha raggiunto una maturità agonistica tale da renderlo un elemento affidabile, anche se nel medesimo ruolo, con il recupero al 100% di Parodi, potrebbe venire sperimentato Zaytsev. Da seguire con interesse la crescita di Giulio Sabbi, il quale (e purtroppo sarà l'unico azzurro in questo ruolo) verrà impiegato come titolare a Roma in A1. E qui tocchiamo un tasto dolente: se vogliamo che l'Italia si mantenga costantemente sulla breccia nelle competizioni internazionali, è necessario riformare le regole dei campionati, riducendo il numero di stranieri a 2 per squadra (attualmente sono 4) e, soprattutto, garantendo dei supporti economici a quei club che schierino almeno 2 italiani under23 nel sestetto base.
Infine un accenno a due possibili innesti che eleverebbero ulteriormente lo spessore di una nazionale già molto competitiva. Matteo Martino, fallita l'esperienza nel beach volley, tornerà a cimentarsi nell'indoor: di tratta di un giocatore 24enne e dal talento cristallino. Seppur con esso Berruto non abbia un rapporto idilliaco, è bene che valuti un suo possibile reintegro nel gruppo tricolore. Almeno un tentativo, poi, bisognerebbe farlo con il cubano Osmany Juantorena (in possesso di passaporto italiano), il cui ingresso comporterebbe gli stessi benefici di cui a suo tempo si fregiò la nazionale femminile con Tai Aguero.

Per il momento l'insalatiera rappresenta un obiettivo fuori portata. Più realisticamente, magari sfruttando un tabellone favorevole, la selezione del Bel Paese potrebbe ambire alla qualificazione ai quarti di finale o, nella migliore delle ipotesi, alle semifinali. Nei match casalinghi sull'amata terra rossa, la squadra di Barazzutti costituisce un osso duro per qualsiasi avversaria, mentre in trasferta, soprattutto su superfici molto veloci, diminuisce drasticamente la consistenza dei nostri atleti. Molto dipenderà dalla crescita di Fabio Fognini, che in questa stagione ha alternato sprazzi di grande tennis a momenti di inspiegabili di black-out: il 24enne di Sanremo deve lavorare per raggiungere quella continuità di rendimento che lo renderebbe cardine imprescindibile per i singolari. Per 2-3 stagioni ancora, inoltre, Potito Starace (sconfitto una sola volta in Davis su 16 incontri disputati) garantirà un contributo fondamentale, mentre è auspicabile un ritorno ai massimi livelli per Simone Bolelli, da due stagioni fuori dai top100 della classifica mondiale. Barazzutti, inoltre, non potrà fare a meno di Andreas Seppi (soprattutto per certi tipi di superficie), con il quale, per il bene nazionale, si dovrà ricucire un rapporto incrinato da qualche anno. La nota positiva, poi, è rappresentata dal doppio, dove l'Italia ha trovato due coppie affidabili come Bolelli-Fognini (semifinalisti agli Us Open) e Starace-Bracciali: in sfide contro top-team come Spagna e Serbia (dove è scontato attribuire due punti a Nadal e Djokovic), questo fattore potrebbe rivelarsi decisivo.
Tra i giovani, infine, da monitorare con attenzione la crescita di Alessandro Giannessi, entrato per la prima volta tra i top200, e Stefano Travaglia, mentre un nidiata di under16 promette faville ed un ritorno ai fasti di fine Anni '70 (Quinzi, Donati, Napolitano e Baldi).

Federico Militello

domenica 18 settembre 2011

L'Italia si arrende alla Serbia ed agli episodi


Il sogno azzurro di salire sul tetto d'Europa a distanza di sei si infrange contro una Serbia scaltra ed incisiva. Prima considerazione doverosa: la medaglia d'oro è andata ad una nazione che ancora una volta ha mostrato tutta la sua sgradevole inciviltà sportiva. Come dimenticare, infatti, il vergognoso episodio di vandalismo da parte del barbaro Ivan e dei suoi seguaci che lo scorso anno costrinse l'arbitro a sospendere il match di calcio tra Italia e Serbia? In questa circostanza, in un palazzetto di Vienna gremito quasi totalmente da tifosi provenienti da Belgrado e zone limitrofe, i tifosi si sono ancora una volta 'distinti' fischiando sonoramente l'Inno di Mameli ed ogni giocatore azzurro nel momento in cui si accingeva alla battuta. Un comportamento sleale che qualifica un popolo ancora distante dai reali e concreti valori della pratica sportiva.
Tornando al match, perso dal Bel Paese per 3-1, l'Italia ha poco da recriminare, avendo sfoderato una prestazione complessivamente di grande livello ed avendo ceduto ai rivali solo in seguito ad episodi sfavorevoli (nel terzo set, sul 25-24 per i serbi, il servizio di Tersic è caduto al suolo beffardamente dopo aver toccato il nastro). Se proprio si vuole trovare un colpevole, allora è giusto puntare l'indice contro la Lega Volley e la Federazione Italiana, che curano in maniera oltremodo blanda gli interessi della nazionale. Il motivo? E' presto detto: il campionato tricolore è da anni invaso da giocatori stranieri e questa sera la nazionale serba poteva contare su ben 6 atleti che hanno sviluppato le proprie capacità tecniche nella nostra Serie A1. Cosa serve per cambiare?
Per ulteriori approfondimenti sul cammino europeo della nazionale di Berruto vi rimando alla rubrica 'Italia, come stai?': la sensazione, tuttavia, è di aver trovato finalmente una formazione tricolore in grado di ambire con determinazione al podio olimpico.

Federico Militello

sabato 17 settembre 2011

Ciao Serie B, l'Italia torna in Paradiso!


11 anni fa papa Giovanni Paolo II celebrava il Giubileo. 11 anni fa la moneta corrente in Italia era ancora la Lira. 11 anni fa il mondo non era ancora stato sconvolto dalla tragedia delle Twin Towers. 11 anni fa il tennis italiano viveva il suo incubo peggiore, retrocedendo per la prima volta in Serie B di Coppa Davis dopo aver addirittura accarezzato l'ambita insalatiera solo due stagioni prima.
11 anni fa l'inizio di un lungo peregrinare in un Inferno dannatamente caldo e malsano, dove in un abisso senza fine si è subita l'umiliazione della terza serie oltre che trasferte nei remoti meandri di Zimbawe, Portogallo ed Israele. Il tricolore, ferito ma mai piegato, tentava in ogni modo una tortuosa risalita, irriso da un fato che di volta in volta metteva sulla propria strada corazzate come Spagna e Svizzera. Un decennio intero in un limbo melmoso ed opprimente, insopportabile per una nazione che nel 1976 saliva per la prima ed unica volta sul trono del mondo nel tripudio di Santiago. Ma la storia, come affermava Niccolò Machiavelli, è ciclica ed ecco, in un tunnel buio ed apparentemente senza fine, sulla strada di una barca azzurra impelagata in un mare tempestoso, riappare nuovamente il Cile. Si torna a Santiago, città santa per il tennis del Bel Paese. Nell'aria si respira ancora l'atmosfera di quella meravigliosa impresa, un'ebrezza che inebria la formazione italica e che cambia il destino. L'Italia si è svegliata dall'incubo, nuovamente in Serie A. Citando il sommo Dante, è uscita finalmente a riveder le stelle, riapprodando nell'universo del tennis che conta. Onore a Starace, Bolelli, Fognini e Bracciali, artefici di un'impresa che, seppur neanche paragonabile a quella di oltre un trentennio fa, li consegna nel mito dello sport italiano.
Nel 2012, tra le magnifiche 16 che proveranno ad agguantare la Coppa Davis, ci saremo anche noi: com'è dolce il Paradiso, cara Italia.

Federico Militello

giovedì 15 settembre 2011

L'Italia vince e convince: è semifinale europea!


Dopo 6 anni l'Italia torna in una semifinale europea grazie ad una prestazione convincente e di grande personalità. A Vienna la selezione tricolore ha piegato per 3-1 una combattiva ed arcigna Finlandia, che non si è data mai per vinta anche dinanzi alla evidente superiorità degli azzurri. 25-18, 25-20, 29-31, 25-21 i parziali in favore dei ragazzi di Berruto.
Nel corso del match l'Italia ha sempre fornito la sensazione di poter controllare i ritmi di gioco a proprio piacimento, riuscendo a scavare break importanti nel momento in cui si decideva di imprimere un'accelerazione decisa in tutti i fondamentali. Il problema da risolvere in vista della semifinale con la Polonia è rappresentato dai frequenti cali di concentrazione che attanagliano la formazione del Bel Paese, costati quest'oggi un inizio di primo set balbettante (3-6) ed un terzo parziale perso ai vantaggi dopo essere partiti con un handicap di sei lunghezze (6-12, con tanto di punto di penalità dovuto ad un'ammonizione inflitta al ct Berruto): se contro gli avversari scandinavi ci si poteva anche concedere qualche pausa senza 'scottarsi', dal prossimo incontro sarà vitale mantenere alta l'attenzione in maniera costante e continuativa.
Grande protagonista in attacco è stato il capitano Cristian Savani, così come più che buono si è rivelato l'apporto a muro dei centrali Mastrangelo e Birarelli. Discrete prestazioni, seppur con qualche errore di troppo al servizio, anche per Ivan Zaytsev e Michal Lasko, mentre il libero Andrea Bari, subentrato ad Andrea Giovi, ha garantito una significativa solidità in ricezione.
Sabato l'Italia si gioca molto: dopo i quarti posti delle Olimpiadi di Pechino 2008 e dei Mondiali di Roma 2010, è tempo di tornare a riassaporare il fragrante aroma delle medaglie. Ricordando che, in caso di necessità, la selezione tricolore potrà contare su un asso nella manica dalla panchina: Simone Parodi.

Federico Militello

mercoledì 14 settembre 2011

A Londra 2012 più ori di Pechino 2008?


Alle Olimpiadi di Pechino 2008 l'Italia giunse nona nel medagliere con 27 medaglie complessive, di cui 8 ori, 9 argenti e 10 bronzi.
Possibile far meglio, in termini di vittorie, ai Giochi di Londra 2012? Sulla carta sì: la doppia cifra appare un obiettivo alla portata.

Rispetto all'edizione cinese l'Italia si presenterà in Gran Bretagna con una spedizione numericamente inferiore, ma con maggiori punte di diamante in grado di ambire al bersaglio grosso. In cima alla lista, naturalmente, non può che installarsi la scherma, dove, tra competizioni maschili e femminili, non è così irrealizzabile un vero e proprio en plein nel fioretto con quattro medaglie d'oro. Il primo posto, anche se meno scontato, appare alla portata anche per le squadre di sciabola maschile e spada femminile; più difficile, invece, l'exploit individuale da parte di sciabolatori/trici e spadisti/e.

Nel nuoto la certezza è rappresentata da Federica Pellegrini (200 e 400 sl), ma sono da monitorare con attenzione sia la crescita di Luca Dotto che, soprattutto, di Fabio Scozzoli, non così distante dall'attuale campione del mondo norvegese Alexander Dale Oen.
Rimanendo in ambito acquatico, la vice-campionessa iridata Martina Grimaldi nella 10 km di fondo, recente vincitrice del test event nel campo di gara olimpico, ha denotato una grande continuità di rendimento, oltre che una crescita tecnico-caratteriale: salvo inserimenti a sorpresa, si giocherà la vetta a Cinque Cerchi con la britannica Keri-Anne Payne .

Atleta sicuro candidato all'oro è anche Daniele Molmenti nella canoa/slalom, mentre nel canottaggio, dopo l'innesto di Marcello Miani, il 4 senza pesi leggeri appare in grado di aspirare a qualsiasi risultato.

Seppur reduci da una stagione meno esaltante delle precedenti, le Farfalle azzurre della ginnastica ritmica sono pur sempre bi-campionesse del mondo in carica. In una disciplina in cui non è agevole sovvertire in poco tempo gerarchie consolidate (ma dove spesso e volentieri le giurie rivestono un ruolo determinante), sembra destinato a riproporsi l'eterno duello con la Russia, tenendo nella debita considerazione possibili inserimenti da parte di Bulgaria e Bielorussia.

Nel tiro a segno l'Italia punterà sul fuoriclasse Niccolò Campriani, n.1 al mondo nella carabina 10 metri e out-sider di lusso nella 'tre posizioni'. Da primato sono anche Jessica Rossi e Massimo Fabbrizzi (o Giovanni Pellielo) nel tiro a volo, specialità fossa olimpica. Non si può dimenticare, poi, il tiro con l'arco, dove sia la squadra maschile che quella femminile (oro agli ultimi Mondiali di Torino) sognano un posto al sole.

Ottime chances sono riposte anche nel pugilato, dove Roberto Cammarelle, Clemente Russo e Domenico Valentino hanno classe ed esperienza per imporsi su una concorrenza agguerrita.

Per quanto riguarda gli sport di squadra, infine, le nazionali di pallanuoto maschile e pallavolo femminile non avranno nulla da invidiare alle rivali straniere, cui contenderanno degnamente il trono a Cinque Cerchi.

Tradizionalmente, poi, le Olimpiadi riservano spesso dei trionfi inaspettati per il Bel Paese. Da chi potrebbero arrivare questa volta? A mio parere dalla marcia (Giorgio Rubino), dal ciclismo femminile (Giorgia Bronzini), dal doppio femminile del tennis (Pennetta/Schiavone o Errani/Vinci), dalla vela (l'eterna Alessandra Sensini ed i fratelli Sibello) e dal taekwondo (Sarmiento).

Difficile che tutti gli atleti citati riescano effettivamente a primeggiare, tuttavia è auspicabile attendersi che almeno il 50% di loro riescano nell'impresa. In questo caso, quindi, ci si potrebbe assestare intorno alle 11-12 medaglie d'oro, ricordando che il record azzurro è di 14 e risale alle Olimpiadi di Los Angeles 1984.

Federico Militello

martedì 13 settembre 2011

Jessica Rossi: "Ho tanta voglia di vincere"


Quando a 19 anni si è già una certezza dello sport italiano, allora forse nel proprio DNA vi è qualcosa di speciale. Jessica Rossi si è rivelata al mondo nel 2009, quando ha vinto praticamente tutti i titoli della fossa olimpica femminile, Europei e Mondiali inclusi. Positivo anche il bilancio del 2010, arricchito da un bronzo iridato e da un argento nella finale di Coppa del Mondo.
Nella stagione attuale, tuttavia, la campionessa di Crevalcore ha subito diverse critiche per aver fallito l'ingresso in finale sia agli Europei che ai Mondiali, dimenticando, però, un primo ed un secondo posto nelle prove di Coppa del Mondo che le sono valse in anticipo la qualificazione all'atto conclusivo di questa competizione. Insomma, il livello tecnico-agonistico di Jessica Rossi non si discute; al contrario, bisogna tutelare un talento cristallino destinato a segnare un ventennio di storia dello sport italiano. Jessica è decisa ed ambiziosa, proiettata con grande convinzione verso l'olimpo del tiro a volo.

Tiriamo le somme della tua stagione: bilancio positivo?
"Al 50% è un bilancio positivo. Su due gare di Coppa del Mondo ho ottenuto un primo ed un secondo posto. Mi dispiace aver mancato l'ingresso in finale ai Mondiali, ma ciò è accaduto per soli 2 piattelli: il livello generale di queste competizioni si è molto alzato, quindi per vincere serve quasi la perfezione. Io, comunque, mi sento in forma ed il mio vero obiettivo stagionale è rappresentato dalla finale di Coppa del Mondo cui mi sono qualificata in anticipo".

A soli 19 anni hai già vinto praticamente tutto: nel tuo palmares manca solo l'oro olimpico. E' il tuo vero obiettivo?
"Chiaramente nella mia testa ci sono le Olimpiadi, tuttavia al momento preferisco non pensarci. Inoltre dovrò meritarmi la partecipazione: sebbene io abbia conquistato la qualificazione a Londra 2012, la carta olimpica non è nominale, bensì assegnata alla nazione, dunque spetterà alla Federazione convocare l'atleta che reputerà avere maggiori possibilità".

Quale avversaria temi maggiormente in ottica Cinque Cerchi?
"Devo dire che la cinese Yingzi Liu (che ha appena vinto i Mondiali, n.d.r.) è diventata la mia vera rivale, di cui temo soprattutto la grande costanza di rendimento. Attenzione anche alla crescita della sanmarinese Alessandra Perilli".

Nel 2009 eri praticamente imbattibile: ti capita di ripensare a quella stagione? Per te rappresenta uno stimolo a ripetersi o una fonte di pressione?
"E' normale che ci penso. All'epoca le mie vittorie destarono scalpore perché un'impresa simile, ovvero rimanere imbattuta per tutta la stagione, non era mai riuscita a nessuna atleta. Avevo 17 anni, dunque quei risultati furono anche il frutto dell'incoscienza. Comunque non è un peso per me, bensì uno stimolo per provare a ripetermi. Io ho ancora tanta fame di vittorie".

Vista la tua giovane età, ti piacerebbe segnare un'era non solo del tiro a volo, ma anche di tutto lo sport italiano?
"Posso riuscirci. Attualmente la Polizia mi garantisce un posto fisso, permettendomi di allenarmi e di inseguire i risultati. E' chiaro che in queste condizioni posso continuare a gareggiare sino a 40 anni e per questo li ringrazio".

Hai toccato un argomento molto dibattuto nelle ultime settimane: si dice che molti giovani, entrati a far parte dei corpi militari, si adagino sugli allori e perdano lo smalto delle rassegne juniores: che ne pensi?
"E' vero, molti ragazzi si vedono arrivati nei gruppi sportivi, paghi dello stipendio a fine mese. Secondo me, invece, anche per una questione di rispetto, l'atteggiamento dovrebbe essere il contrario. Proprio perché Esercito, Polizia, etc. di garantiscono la possibilità di praticare la tua disciplina grazie ad un importante contributo economico, bisognerebbe ripagare la loro fiducia a suon di prestazioni e buoni risultati".

Nel tiro a volo moderno la componente mentale è divenuta più importante di quella tecnica?
"La tecnica è sempre importante, però le gare si vincono con la testa. Soprattutto dopo un errore, bisogna essere bravi a resettare immediatamente la mente ed a guardare al piattello successivo. Io, ad esempio, ho commesso questo errore agli ultimi Mondiali. Lo scorso anno ho letto "Leader di te stesso", un libro che mi ha aiutata molto sotto questo punto di vista ed il cui autore, Roberto Re, mi affianca ora nella vigilia delle gare".

La concorrenza internazionale diventa sempre più pressante e pericolosa: quale futuro intravedi per l'Italia in questa disciplina?
"Siamo sempre stati la nazione dominate nel tiro a volo e penso che resteremo al top. Infatti possiamo contare su ottimi tecnici e la Federazione lavora in modo ottimale. Inoltre possediamo le giuste risorse per primeggiare, basti pensare che i fucili delle nazioni straniere vengono prodotti in Italia. Certo, sarà sempre più difficile vincere, ma nella lotta noi ci saremo sempre".

Nonostante i tuoi tanti successi, il nome ed il cognome di Jessica Rossi sono sconosciuti a gran parte degli italiani: come mutare la cultura calciofila del nostro Paese?
"Guarda, sono disperata. Il calcio ha veramente stancato e non capisco perché si segua solo quello. Tutte le altre discipline vengono definite 'minori', tuttavia sono proprio quelle che portano le medaglie e le vittorie. Per quanto riguarda il tiro a volo, bisognerebbe maggiormente reclamizzarlo sui giornali ed in Tv, anche se in questo senso, grazie a Raisport, sono stati compiuti dei passi in avanti".

Federico Militello

lunedì 12 settembre 2011

'Italia, come stai': la situazione complessiva dello sport azzurro


La scorsa settimana ho fatto questa domanda al mio amico Giulio, grande esperto di calcio, ma meno di tutte le altre discipline. L'italiano medio insomma. ''Secondo te, in generale, qual è lo stato di salute dello sport italiano?". Risposta: "Buono. Anche meglio che in passato. Secondo me ora siamo più forti in alcuni settori dove prima facevamo fatica". A mio modo di vedere, trattandosi di un quasi profano, si tratta di un'ottima affermazione.

Partiamo dagli sport di squadra. Un paio di stagioni or sono molti giornali asserivano dell'irreversibile crisi dei nostri team. Il sottoscritto, al contrario, parlò si rinnovamento e ricambio generazionale. Ad oggi i fatti hanno confermato questa tesi: la nazionale di pallanuoto, in due anni è salita in cima al mondo, con il Setterosa in decisa ascesa e quarto nella rassegna iridata di Shanghai; nella pallavolo manca poco per fornire dei verdetti, ma le nazionali di Berruto e Barbolini, per organico e personalità, lasciano presagire qualcosa di importante; nel baseball siamo tornati sul tetto d'Europa dopo oltre 10 anni, abbiamo conquistato uno storico bronzo nella Coppa Intercontinentale e ci prepariamo a vivere un Mondiale da protagonisti; bene anche il softball, tornato nell'elite continentale con l'argento agli Europei dietro l'Olanda; dopo la disfatta sudafricana è ufficialmente rinata a suon di risultati anche la nazionale di calcio, cui Prandelli ha saputo infondere un'anima ed un credo tattico votato al bel gioco; seppur lentamente, continua la crescita del rugby, con un'Italia capace di sconfiggere la Francia e di reggere sempre più la forza d'urto delle grandi corazzate. In controtendenza, invece, il basket, con la selezione di Pianigiani precocemente fuori dagli Europei: impossibile, tuttavia, non nutrire fiducia in un gruppo che anagraficamente e qualitativamente è destinato a compiere enormi passi da gigante. Continuano a faticare oltremodo, infine, hockey prato e pallamano, anche se, a differenza che in passato, sono in atto degi interessanti progetti di sviluppo tecnico-agonistico, i quali, però, richiederanno diversi anni prima di apportare i primi risultati.

Passiamo alle discipline individuali. Il mio amico parlava di alcune specialità dove in passato facevamo fatica ed ora, al contrario, siamo riusciti ad affermarci. Un esempio? Il tennis. Negli ultimi 5 anni, tra finali di Fed Cup, vittorie e finali al Roland Garros ci siamo abituati bene grazie alle nostre ragazze, Schiavone e Pennetta su tutte. Un decennio fa questi risultati erano impensabili e fuori portata (chiedere alle varie Silvia Farina e Rita Grande). Come dimenticare, poi, beach volley (dove abbiamo raggiunto i vertici internazionali grazie a Greta Cicolari e Marta Menegatti), ginnastica ritmica, pugilato, tiro a segno e tuffi, tutti sport dove negli Anni '90 il Bel Paese recitava il ruolo della comparsa o poco più, salvo qualche sporadica eccezione.
Molte discipline, inoltre, hanno mantenuto un rendimento costante e di alto livello (scherma, tiro con l'arco, tiro a volo, vela, nuoto di fondo, ciclismo su strada), altre, dopo un periodo di appannamento, sono tornate a livelli consoni alle tradizioni italiche, come canottaggio ed equitazione.
Non mancano, tuttavia, alcuni settori in difficoltà, su tutti judo, ciclismo su pista, lotta e canoa velocità, nei quali le scelte politico-dirigenziali non sempre sono state ottimali ed al passo coi tempi, ricordando però che lo sport è fatto di cicli e non sempre le nuove generazioni possono rivelarsi all'altezza delle precedenti.

Un cenno finale, poi, meritano gli sport motoristici. Attualmente l'Italia può vantare un fenomeno vero (e ancora giovane) nel motocross (Tony Cairoli), mentre i risultati sono al di sotto delle aspettative in F1 e nel motomondiale. Se per prestigio, tradizione e risorse economiche è solo una questione di tempo il ritorno del Cavallino Rampante ai vertici mondiali, bisogna porsi delle domande sulla quasi totale assenza di piloti azzurri sulle scene internazionali. Lo stesso discorso vale per le due ruote, dove l'unica speranza vera, al momento, è rappresentata dal 14enne Luca Marini, fratello di Valentino Rossi. Si vince oggi grazie al lavoro di ieri. Tenendo a mente questo concetto, è necessario tornare a puntare ed investire sui nostri vivai.

Federico Militello

domenica 11 settembre 2011

Molmenti grande anche nella sconfitta; rugby: Italia, credici!


Canoa-slalom: la grandezza di un campione si quantifica soprattutto nelle sconfitte. Daniele Molmenti, pur in uno stato di forma non ottimale ed in una giornata al di sotto degli standards abituali, è giunto quarto nel K1 ai Mondiali di Bratislava vinti dal grande ed eterno rivale sloveno Peter Kauzer. Il 27enne di Pordenone, dunque, non è riuscito a bissare l'iride agguantato a Tacen nel 2010, tuttavia la sua resta una stagione oltremodo positiva, in cui ancora una volta ha mostrato una continuità di rendimento impressionante: dalla vittoria agli Europei di La Seu D'Urgell nel mese di giugno sino al terzo posto nella classifica finale di Coppa del Mondo. Insomma, quando Molmenti va male arriva quarto. La medaglia di legno, naturalmente, lascia qualche rammarico, tuttavia, guardando il lato positivo, toglie molte pressioni al canoista azzurro in vista di Londra 2012, che potrà prepararsi con maggiore tranquillità e con la giusta rabbia per l'obiettivo appena sfumato. Molmenti, a soli 27 anni, ha già riempito la propria bacheca con tutte le medaglie d'oro possibili. Ne manca solo una, quella a Cinque Cerchi.

Rugby: al di là del risultato, 32-6 per l'Australia, è più che positivo il debutto dell'Italia ai Mondiali in Nuova Zelanda. Il match contro gli aussie, recenti vincitori del Tri-Nations, ha fornito il verdetto tanto atteso: la nazionale di Mallet non solo può contendere all'Irlanda lo storico ingresso tra le magnifiche 8 della rassegna iridata, ma è anche profondamente convinta di poter raggiungere l'obiettivo. Terminare in parità il primo tempo (6-6) contro la corazzata oceanica è un dato di fatto che descrive degnamente le reali potenzialità della selezione tricolore, determinata ed incisiva in fase difensiva, trascinata dal grande lavoro degli avanti ed essenziale in fase di possesso. L'aspetto su cui lavorare sarà quello della condizione fisica: se l'Italia riuscirà a tenere un ritmo altissimo per 80 minuti, asfissiando l'attacco avversario e non concedendo la possibilità di azionare i trequarti, allora potrà realmente coronare quel sogno che segnerebbe l'inizio di una nuova era rugbistica azzurra.

Federico Militello

venerdì 9 settembre 2011

Negri-Voltolini, la vela è azzurra; fiducia in Jessica Rossi


Vela: medaglia d'oro per Diego Negri ed Enrico Voltolini nella classe Star ai Campionati Europei di Dublino. In un campo di regata non molto dissimile da quello che il prossimo anno troveranno alle Olimpiadi di Londra, gli azzurri hanno dominato la competizione sin dalle prima giornata, conquistando il titolo addirittura con una regata d'anticipo. Medaglia d'argento per i polacchi Kusznierwicz-Zycki, bronzo per i padroni di casa irlandesi O'Leary-Burrows. Per l'equipaggio tricolore, stabilmente tra i primi 5 nella stagione di Coppa del Mondo, si tratta di un successo doppio, non solo perché il primo della carriera, ma anche perché rappresenta un chiaro messaggio di forza ai rivali brasiliani in vista dei Mondiali e dei Giochi Olimpici.

Tiro a volo: si può criticare una ragazza che a 19 anni ha già vinto Europei, Mondiali e Coppa del Mondo, ovvero praticamente tutto? Qualcuno tra media e 'appassionati', dopo una rassegna iridata anonima, in cui Jessica Rossi non ha raggiunto la finale nel trap femminile, lo ha fatto. Ritengo ingeneroso criticare una ragazza che, a differenza di tanti coetanei, è riuscita sin da subito ad affermare il proprio talento in campo seniores, ponendo le basi per segnare un'era lunga addirittura un ventennio. Una gara negativa, ma anche un anno-no possono capitare a chiunque, anche ai più grandi campioni. Il vero obiettivo della tiratrice di Crevalcore sono le Olimpiadi di Londra 2012, l'unico alloro che ancora manca in un palmares già stracolmo a dispetto della brevissima carriera. La prossima settimana potrete leggere un'intervista proprio a Jessica Rossi. Intanto nella prova odierna dello skeet femminile Katiuscia Spada è giunta sesta nella competizione vinta dalla tedesca Wenzel.

Federico Militello

Reinhold Rainer dice basta


Ritiro agonistico per il veterano Reinhold Rainer. Il 38enne di Vipiteno, compagno di squadra di Armin Zoeggeler sin dal lontano 1994, ha deciso di appendere la slitta al chiodo e dedicarsi al lavoro di guardia forestale.
Si conclude, quindi, una carriera più che dignitosa, arricchita da una vittoria in Coppa del Mondo a Park City nel 2003 e da altri tre podi nel massimo circuito globale. L'anno di grazia è stato il 2006, quando l'atleta altoatesino riuscì a conquistare una splendida terza piazza in classifica generale.
Ben 4 le partecipazioni olimpiche, il cui miglior risultato è stato un ottavo posto a Nagano 1998 e Torino 2006.
Per quanto riguarda i Mondiali, infine, l'azzurro ha ottenuto la miglior prestazione proprio nel corso della sua ultima stagione, terminando quinto sull'amato budello di Cesana Pariol.
Un palmares di tutto rispetto, che molto probabilmente sarebbe potuto essere anche più ricco se Rainer non avesse vissuto in un'epoca monopolizzata da fuoriclasse assoluti come Zoeggeler, il tedesco Georg Hackl e l'austriaco Markus Prock.
A questo punto, proprio il Cannibale diventa l'atleta più longevo, oltre che guida imprescindibile, di una nazionale italiana in profondo rinnovamento, che vedrà tra le proprie fila, oltre al 27enne David Mair, anche i cugini teenagers Dominik e Kevin Fischnaller.


Federico Militello

mercoledì 7 settembre 2011

Grimaldi regina d'Europa, Fabbrizi sovrano del mondo


Nuoto di fondo: Martina Grimaldi non sbaglia un colpo e, dopo aver vinto l'oro ai Mondiali 2010 e l'argento a quelli dello scorso luglio a Shanghai, si è laureata campionessa d'Europa nella specialità olimpica della 10 km. Ad Eilat, in Israele, l'apoteosi tricolore è stata completata dall'argento di Rachele Bruni, in scia alla compagna di squadra sin dalle prime battute. Bronzo per la tedesca Nadine Reichert. "Rispetto al solito ho cambiato tattica di gara, puntando ad essere più aggressiva e ad imporre il mio ritmo. Ci sono riuscita. Alle Olimpiadi, però, tornerò più attendista ed a studiare le avversarie", la dichiarazione della 23enne di Bologna, da cui traspare sin da ora una studiata pretattica a Cinque Cerchi: siamo proprio sicuri che a Londra si limiterà ad attendere?

Tiro a volo: in quel di Belgrado ed a sei anni di distanza dall'ultima volta, Massimo Fabbrizi ha vinto nuovamente il titolo mondiale nella specialità della fossa olimpica. L'alfiere tricolore è stato quasi perfetto, totalizzando uno score complessivo di 149 piattelli su 150, record del mondo eguagliato. L'Italia ha realizzato un altro primato mondiale nella prova a squadre, dove, grazie al contributo di Giovanni Pellielo e Rodolfo Viganò (rispettivamente quarto e sesto nella graduatoria individuale), ha trionfato con 368/375. Un dominio.

Beach soccer: dopo il tris di vittorie nella fase a gironi su Iran, Senegal e Svizzera, la nazionale del ct Esposito affronterà domani la formazione di El Salvador nei quarti di finale del Mondiale di Ravenna. La selezione centro-americana ha clamorosamente eliminato l'Argentina nel rispettivo raggruppamento.

Federico Militello

martedì 6 settembre 2011

'Italia, come stai?': Cairoli, un fuoriclasse; basket, ripartiamo da Pianigiani


5 mondiali vinti a soli 25 anni, almeno altre 10 stagioni per superare il record del belga Stefan Everts, capace di aggiudicarsi l'iride per ben 10 volte: Tony Cairoli si candida a diventare il centauro del motocross migliore di tutti i tempi.
La stagione in corso non era iniziata nel migliore dei modi, con un infortunio al piede che pareva poter limitare le ambizioni del centauro siciliano.
Il fenomeno di Patti, tuttavia, ha dimostrato grande maturità agonistica, riuscendo a limitare i danni nel momento in cui la forma non era quella ottimale e sferrando l'attacco decisivo, a suon di vittorie, una volta tornato al 100%. Cairoli è un talento dalla classe cristallina ed ineguagliabile, abile su ogni tipo di tracciato ed in grado di pennellare delle traiettorie che per i rivali risultano impensabili. Nell'ultimo biennio ha risolto anche il punto debole della partenza, mentre nei giri finali dei Gp riesce sempre a sfoderare delle rimonte inarrestabili, frutto di una preparazione atletica invidiabile. 43 Gp vinti ed 88 manches complessive: sono i numeri che testimoniano una superiorità netta del motociclista italico nel panorama crossistico delle ultime stagioni. Insomma, un vero e proprio fuoriclasse, che, ancora giovanissimo, è già entrato a far parte dei miti su due ruote italiani, raggiungendo Max Biaggi a quota 5 mondiali (4 in 250 ed 1 in Superbike) ed avendo superato il giro di boa che lo separa dai 9 trionfi di Valentino Rossi.

Inutile girarci attorno, l'Europeo di basket è stato un totale fallimento per l'Italia. Una premessa doverosa: il sorteggio non ha aiutato. Se la selezione tricolore fosse stata inserita nei gironi C e D, ovvero quelli di Grecia e Russia, le speranze di passaggio del turno sarebbero state molto più concrete. Serbia, Francia e Germania, invece, si sono rivelati degli scogli troppo duri per una nazionale ancora alla ricerca di un'identità.
Risolto il problema del play-maker (Daniel Hackett ha dimostrato di poter progressivamente raggiungere una statura tecnica internazionale), la formazione azzurra non è riuscita a sopperire con la conclamata atipicità all'assenza di un pivot, ruolo su cui bisognerà lavorare maggiormente nei prossimi mesi (le soluzioni potrebbero essere il giovane Riccardo Cervi o un centro naturalizzato: inconcepibile che come oriundo sia stato selezionato il regista Anthony Maestranzi, palesemente non all'altezza di una competizione di tal livello). E' apparsa sovente eccessiva, inoltre, la dipendenza dal trio Nba, con la panchina che non ha fornito quel contributo decisivo per mutare l'inerzia delle partite. Soprattutto nei finali di gara, poi, l'Italia è parsa senz'anima e senza personalità, pagando evidentemente lo scotto dell'inesperienza.
Questo non deve essere il tempo dei rimpianti, bensì quello per gettare le basi ad un progetto solido e lungimirante. Alla guida tecnica di questa nazionale non può che rimanere Simone Pianigiani, un allenatore competente, carismatico e di caratura internazionale. I risultati in campo giovanile (argento agli Europei under20 in primis) lasciano intravedere una buona base su cui lavorare, anche se in questo senso sarà cruciale che i club della serie A1 diano finalmente spazio e fiducia alle nuove leve. Occorre ricordare che lo scorso anno gli azzurri non riuscirono a qualificarsi agli Europei, subentrando successivamente in seguito all'allargamento da 16 a 24 squadre. In 365 giorni non si potevano fare miracoli: in Lituania il basket italiano ha posto solo le prime basi di una lenta e difficile risalita verso il gotha di questa disciplina.

Federico Militello

lunedì 5 settembre 2011

'Italia, come stai?':Atletica, si può crescere; canottaggio in salute


Come previsto, l'Italia ha vinto una sola medaglia ai Mondiali di atletica di Daegu, il bronzo di Antonietta Di Martino nel salto in alto. Al risultato della campionessa campana si sono aggiunti due podi sfiorati, il quarto posto di Elisa Rigaudo nella marcia 20 km ed il quinto della 4x100.
Volgendo lo sguardo alle Olimpiadi del prossimo anno, la situazione non appare così drammatica: 2 allori sembrano un obiettivo raggiungibile, soprattutto se i marciatori (Schwazer in primis) ritroveranno smalto e competitività. Il progetto staffetta veloce, inoltre, dovrà essere coltivato con ulteriore abnegazione, magari rinunciando sin dall'inizio alle prestazioni dei singoli.
Importanti ritorni, poi, potrebbero accrescere il livello di una nazionale quantitativamente scarna: tra questi vanno ricordati Elisa Cusma, Giuseppe Gibilisco, Anna Incerti, Libania Grenot (presente solo nella 4x400 in Corea del Sud) e Marco Vistalli.
Non si può negare, comunque, che il rendimento complessivo dell'Italia induca a riflettere su una situazione allarmante: siamo praticamente scomparsi dal mezzofondo, dove il solo Daniele Meucci (secondo degli europei e secondo bianco nella prova dei 5000 metri) costituisce l'appiglio per continuare a sperare che anche nel Bel Paese vi siano atleti con voglia di soffrire e faticare negli allenamenti, e dalle prove ad ostacoli, mentre nei concorsi, Di Martino a parte, fatichiamo oltremodo persino a raggiungere un ingresso in finale. Proprio lanci e salti, in un momento storico in cui le lunghe distanze sono monopolizzate dall'Africa e la velocità da Giamaica e Stati Uniti, dovrebbero rappresentare una risorsa su cui investire in maniera decisa. A tal proposito, un esempio tangibile è quello della Germania, dove esiste una vera e propria scuola dei lanci che produce metalli preziosi in quantità industriali. In Italia, invece, il problema è culturale: provate a chiedere ad una mamma di una ragazzina intorno ai 10-12 anni di portare la propria figlia a provare il lancio del peso, del giavellotto o del martello. Nove volte su dieci sgranerà gli occhi, vi prenderà per folli e dirà che la sua bambina è portata per la danza, o, al limite, per la pallavolo! Luoghi comuni difficili da superare.
Come anticipato prima della rassegna iridata, l'atletica del Bel Paese attraversa un momento di transizione, in attesa (e nella speranza) che nel prossimo triennio emergano diversi talenti di nuova generazione, tra cui le lunghiste Dariya Derkach ed Anastassia Angioi, il mezzofondista Abdikadar, gli astisti Claudio Michael Stecchi e Rachele Bruni, il pesista Daniele Secci, l'ostacolista José Reynaldo Bencosme, la saltatrice in alto Alessia Trost, senza dimenticare l'interessante vitalità giovanile dei quattrocentisti, con reali ambizioni di creare in futuro una 4x400 da podio iridato. Bisogna prendere in seria considerazione, inoltre, la possibilità di ricorrere a delle naturalizzazioni di massa in quei settori in cui, oggettivamente, sia l'Italia che l'Europa ormai faticano ad affacciarsi con dignità.

I Mondiali di Bled hanno fornito un gradito responso: il canottaggio italiano è vivo e può guardare ai prossimi appuntamenti internazionali con rinnovate ambizioni.
Si conferma di livello eccelso il settore dei pesi leggeri, dove il 4 senza ed il doppio hanno ottenuto rispettivamente un argento ed un bronzo. L'innesto di Marcello Miani ha rafforzato un equipaggio dal potenziale già molto elevato, forse l'unico per il tricolore in grado di puntare all'oro ai Giochi di Londra 2012. Bertini-Luini, inoltre, hanno maturato oramai un'esperienza pluridecennale, riuscendo sempre a preparare i grandi eventi in maniera impeccabile.
Ha strabiliato la crescita esponenziale del due senza di Mornati-Carboncini, capaci in una sola stagione di colmare il gap da Grecia e Canada e di agguantare un bronzo scintillante. Nuova Zelanda e Gran Bretagna restano ancora molto lontane, ma la mentalità del duo italico è quella giusta: lavoro, lavoro, lavoro.
Per creare un 4 di coppia nuovamente competitivo, invece, servirà una pianificazione definita sin dagli albori stagionali. Diversi canottieri si contendono il posto per la barca che da sempre ha portato maggiori soddisfazioni al Bel Paese: è auspicabile, dunque, che i prescelti vengano decisi in base a dure prove di selezione, badando solo alla reale consistenza dell'atleta e non al suo palmares.
Si è arrestata, invece, la crescita del quattro senza, in cui neppure l'ingresso di Agamennoni ha cambiato volto ad un equipaggio che aveva dominato tra gli under23.
In campo femminile, infine, un risultato storico è stato conquistato dal due senza di Wurzel-Bertolasi (settime e qualificare alle Olimpiadi), anche se era lecito attendersi di più sia dal quattro di coppia che dal doppio pesi leggeri (che hanno mancato, per ora, il pass a Cinque Cerchi: ci riproveranno il prossimo anno nella prova di Coppa del Mondo di Lucerna).

Federico Militello

sabato 3 settembre 2011

Canottaggio e moutain bike, acuti azzurri; Vai Pennetta!


Canottaggio: già due medaglie per l'Italia (in attesa di Bertini-Luini nel doppio leggero) nelle specialità olimpiche ai Mondiali di Bled in Slovenia. Strepitosa medaglia d'argento per il 4 senza pesi leggeri di Danesin-Caianello-Miani e Goretti, preceduto solo dall'equipaggio australiano. Terza piazza, invece, per il due senza di Mornati-Carboncini, risultato impensabile sino alla scorsa stagione e frutto di una preparazione mirata e lungimirante. Passo indietro, invece, per il 4 di coppia: dall'argento del 2010 si è scesi sino al sesto posto, ma l'impressione è che con i giusti innesti (Sartori?) questa imbarcazione possa nuovamente puntare molto in alto. Rimando alla rubrica 'Italia, come stai?' per un'analisi dettagliata su questa rassegna iridata oltremodo positiva per il tricolore.

Mountain bike: brillante medaglia di bronzo per Eva Lechner ai Campionati del Mondo di Chambery, in Francia. La 26enne altoatesina, dopo una stagione che non ha ricalcato le brillanti performances dello scorso anno, ha raggiunto il culmine della forma proprio in occasione della prova iridata, agguantando un piazzamento che la colloca tra le sicure protagoniste in ottica delle Olimpiadi di Londra 2012.

Tennis: epica vittoria per Flavia Pennetta nel terzo turno dello US Open, quarto ed ultimo Grand Slam stagionale. La 29enne brindisina ha superato per 6-3, 3-6, 6-4 la russa Maria Sharapova, accedendo agli ottavi di finale dove ad attenderla troverà la cinese Shuai Peng. In serata tenteranno l'approdo tra le migliori 16 anche Francesca Schiavone e Roberta Vinci.

Federico Militello

Antonietta Di Martino, un bronzo che salva l'Italia


Era la più attesa della spedizione tricolore e non ha fallito. Antonietta Di Martino ha conquistato la medaglia di bronzo nel salto in alto ai Campionati del Mondo di Daegu, risultato che riporta l'Italia su un podio iridato a 4 anni dall'ultima volta (tre furono le medaglie ad Osaka 2007, tra cui l'argento della stessa 33enne di Cava de' Tirreni, zero a Berlino 2009): insomma, ossigeno puro per un movimento che aveva bisogno di un alloro per guardare al futuro con maggior fiducia ed entusiasmo.
Nella gara vinta dalla favorita russa Anna Chicherova con 2.03 al primo tentativo (ma già 2.07 in stagione) sulla croata Blanka Vlasic (2.03 alla seconda prova), l'atleta campana, dopo essere salita sino ad 1.97 senza commettere errori, falliva i primi due tentativi ai 2 metri, prima di issarsi sopra l'asticella al terzo ed un ultimo salto. Niente da fare, invece, a 2.03, dove l'Angelo Cavese, nonostante una seconda prova andata quasi a buon fine, cedeva il passo alle quotate rivali, agguantando comunque un podio che la colloca a buon diritto tra i rappresentanti azzurri dell'atletica migliori dell'ultimo decennio. Alla competizione iridata la campionessa europea indoor è giunta con una sola gara alle spalle (la vittoria ai campionati spagnoli nei primi giorni di agosto) a causa di un infortunio ad un piede che ne ha limitato l'intera stagione estiva.
"Alla fine ero molto stanca, perché si è fatta sentire l'assenza di gare nelle gambe. Senza l'imprevisto al piede, penso che sarei potuta avvicinarmi al record italiano. Comunque una medaglia è sempre un risultato straordinario e per questo sono felicissima", il commento della campionessa del Bel Paese.
Al penultimo giorno di Mondiale, dunque, l'Italia compare finalmente nel medagliere. Domani la 4x100 azzurra cercherà l'ingresso in finale, mentre un piazzamento tra i primi 8 pare alla portata di Fabrizio Donato nel salto triplo.

Federico Militello