lunedì 28 maggio 2012

'Italia, come stai': nuoto a gonfie vele, ma la Pellegrini? Giro d'Italia, la fine di un'era




Quest'oggi la rubrica 'Italia, come stai?' è dedicata ai Campionati Europei di nuoto ed al deludente Giro d'Italia per i colori azzurri. 


I trionfi dell'Italia agli Europei di Debrecen sono stati celebrati molto più del dovuto. Il record di 18 podi complessivi e la vittoria nella Coppa delle Nazioni, infatti, sono dovuti principalmente al fatto che in Ungheria fossero assenti molti big del Vecchio Continente (solo per fare qualche esempio, mancavano la Gran Bretagna, quasi tutte la nazionali francese, Muffat compresa, e russa). Ciò premesso, a due mesi dalle Olimpiadi di Londra la selezione tricolore ha ottenuto dei riscontri molto incoraggianti, anche se il clima di entusiasmo generale è stato scalfito dal preoccupante caso-Pellegrini.

Partiamo dalle note liete. L'Italia si presenterà in Gran Bretagna con due nuove possibilità di medaglia assolutamente impreviste sino a qualche giorno fa. Si tratta di Gregorio Paltrinieri nei 1500 sl e della staffetta 4x100 mista maschile. Il 17enne di Carpi, nuotando un tempo stratosferico al di sotto dei 14'49", è entrato di diritto nel gotha di questa specialità, nella quale, se il cinese Yang Sun appare ancora di un altro pianeta, il coreano Park sembra già più alla portata. Quel che è certo, tuttavia, è che alle spalle dei due asiatici in questo momento proprio l'azzurro si candida come più serio pretendente al bronzo a Cinque Cerchi, anche se non bisogna dimenticare il pericolosissimo tunisino Oussama Mellouli. Indipendentemente da quello che sarà l'esito delle Olimpiadi, con Paltrinieri il Bel Paese ha trovato un vero e proprio campione.
La selezione tricolore, inoltre, mai nella storia aveva potuto contare su una staffetta mista addirittura in grado di puntare ad un podio olimpico. L'anello debole era sempre stato rappresentato dalla frazione a delfino, tuttavia il problema è stato risolto da Matteo Rivolta, altra grande rivelazione azzurra e bronzo nei 100 farfalla. Il record italiano di 3'32"80 avrebbe consentito al quartetto italiano di lottare per un metallo prezioso ai Mondiali dello scorso anno, tuttavia si tratta di un crono ancora ampiamente migliorabile: Fabio Scozzoli, infatti, sebbene abbia trionfato nei 100 rana, non è ancora al top della forma, mentre a Londra Luca Dotto potrebbe infondere un ulteriore scossone nella frazione finale. Inutile dire che molto dipenderà dal dorso di Di Tora e dal delfino di Rivolta, tuttavia l'impressione è che l'Italia possa finalmente giocarsi una medaglia che avrebbe del sensazionale e che premierebbe il movimento natatorio nostrano nella sua interezza.
L'Europeo di Debrecen verrà ricordato poi come quello del ritorno all'oro di Filippo Magnini (vincitore di una gara oggettivamente di livello non eccelso) e delle esplosioni di giovani di talento come Arianna Barbieri, Carlotta Zofkova e Mattia Pesce. La competizione magiara, tuttavia, dovrà segnare anche un bivio nella carriera di Federica Pellegrini. Non è la prima volta che la fuoriclasse di Spinea affronta grosse difficoltà tecnico-caratteriali, tuttavia in passato le ha sempre superate alla sua maniera: vincendo.
Questa volta, tuttavia, mancano solo due mesi alle Olimpiadi ed il tempo per correre ai ripari si assottiglia inesorabilmente.
La 'Fede' nazionale, probabilmente, è nervosa e comincia a temere la concorrenza straniera, con australiane, americane e, soprattutto, con la francese Camille Muffat che negli ultimi mesi hanno ottenuto dei crono di assoluto rilievo e che in questo momento l'azzurra non riesce ad avvicinare, sia nei 200 sia nei 400 sl. Questi ultimi, poi, restano l'eterno dilemma della pluri-campionessa del mondo, nei quali spesso riaffiorano antiche paure.
A mio parere Federica Pellegrini possiede il talento ed il carattere per reagire anche questa volta, anzi, forse proprio in queste situazioni, in cui chi tanto l'ha osannata in passato ora le rivolge ingiuste e taglienti critiche, riesce a trovare dentro sé stessa quelle energie per ribaltare un destino che sembra segnato. La corsa all'oro, soprattutto per la grande caratura delle avversarie, resta molto difficile. Tuttavia continuo a credere che, se al  top della forma e convinta al 100% delle proprie capacità, la vera rivale della Pellegrini è proprio la Pellegrini stessa.

Un Giro d'Italia senza azzurri sul podio non si vedeva dal 1995, quando lo svizzero Tony Rominger precedette il russo Evgenij Berzin ed il lettone Petr Ugrumov. Sembra di essere tornati indietro proprio alla prima metà degli anni '90, quando nessun italiano vinse il Giro dal 1992 al 1996. Allora non eravamo competitivi per vincere una grande corsa a tappe e, Nibali a parte, non lo siamo più nemmeno oggi.
Lasciando da parte Marco Pantani (campionissimi come il Pirata e Fausto Coppi nascono, forse, ogni mezzo secolo), l'era dei vari Gotti, Savoldelli, Simoni, Cunego, Di Luca, Basso e Scarponi è finita. Ottimi corridori che per un decennio hanno retto le sorti dell'ital-bici e regalato al Bel Paese numerosi successi nella Corsa Rosa. Il Giro terminato ieri a Milano, tuttavia, ha emesso un verdetto malinconico: se l'Italia, come dimostrato dalle Classiche nel Nord e dall'avvio di stagione in generale, tornerà a breve la corazzata da battere nelle corse di un giorno (grazie ai vari Ulissi, Moser, Battaglin, Favilli, Felline, Rabottini, Gaurdini, Viviani, etc.), lo stesso non può dirsi nelle competizioni di tre settimane. Anche quest'anno, in tal senso, i nomi nuovi hanno fatto fatica ad emergere. Non ha brillato Dario Cataldo, 12mo nella generale, mentre i giovani Brambilla e Caruso hanno lasciato intravedere dei buoni segnali, pur se nel ruolo di gregari.
I veterani, Basso in primis, ma anche lo stesso Scarponi, hanno oramai imboccato la parabola discendente, mentre Damiano Cunego, a 30 anni, ha dato una risposta definitiva al quesito che aleggia da anni sulla sua carriera: corridore da corse a tappe o da classiche? Risposta: attualmente, né l'uno né l'altro. Certo, il veronese resta certamente un ciclista di valore e con un palmares in cui figurano un Giro d'Italia, tre Giri di Lombardia ed una Amstel Gold Race, tuttavia, in riferimento ad un talento puro è cristallino, ha raccolto oggettivamente molto meno di quanto avrebbe potuto. Pozzovivo, infine, resta un ottimo scalatore, ma a mio modo di vedere non in grado, per caratteristiche tecniche, di puntare al primato.
Come detto, per le corse a tappe ci resta solo Vincenzo Nibali. Lo Squalo dello Stretto parteciperà al Tour de France per puntare al podio, nel quale dovrà cercare di limitare i danni dai vari Wiggins ed Evans nei quasi 100 km a cronometro. Il 27enne siciliano potrà contare su un gregario di lusso come Basso ed ha raggiunto ormai la maturità giusta per puntare ad un risultato di prestigio. Solido nelle prove contro il tempo, incisivo sulle salite con pendenze non impossibili come quelle del Tour ed abile come nessun altro in discesa, il campione della Liquigas potrà regalare spettacolo alla Grand Boucle.
Se per 6-7 anni dovremo affidarci quasi esclusivamente a Nibali, l'auspicio è che il siciliano possa presto essere affiancato da alcuni giovani talenti come Fabio Aru (scalatore puro che debutterà da professionista con l'Astana tra poco più di un mese) e Mattia Cattaneo, vincitore del Girobio 2011.
L'Italia ha saputo rigenerarsi in tre anni per quanto riguarda le corse di un giorno, sfoderando una nidiata di talenti che il mondo ci invidia. Ci riuscirà anche nei Grandi Giri, anche se servirà un po' di pazienza.

Federico Militello

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