venerdì 18 maggio 2012

Schumacher e Raikkonen, due diversi modi di tornare alle corse




I grandi ritorni, nella F1 come nello sport in generale, contribuiscono non poco all'innalzamento della curiosità di media ed appassionati, soprattutto quando si tratta di campioni che hanno fatto la storia di una disciplina. Il quesito a cui non si vede l'ora di rispondere è il seguente: sarà ancora quello di una volta o l'inattività lo avrà infiacchito? Alzi la mano chi non si è mai posto un interrogativo di questo genere in prossimità dei grandi rientri di due fuoriclasse come Michael Schumacher e Kimi Raikkonen.
Se l'appellativo è il medesimo, la pista ha emesso delle risposte agli antipodi.
Da un lato il tedesco non ha ottenuto neppure un podio negli ormai quasi due anni e mezzo in Mercedes; dall'altro il finlandese non solo ha raggiunto un secondo ed un terzo posto nelle prime cinque apparizioni stagionali con la Lotus (le prime dal suo rientro in F1), ma si ritrova anche al quarto posto della classifica generale ed in piena corsa per il titolo iridato.
I numeri, sotto questo punto di vista, sono impietosi. Nei 43 Gp disputati in quella che può essere considerata la sua seconda carriera, Schumy ha raccolto come miglior risultato in gara un quarto posto (conseguito in Spagna, Turchia e Corea del Sud nel 2010 ed in Canada nel 2011), mentre ha fatto leggermente meglio in qualifica, scattando dalla terza piazza per due volte nella stagione in corso (in Malesia e Cina). Inoltre il Kaiser ha chiuso l'annata alle spalle del compagno di squadra Rosberg nel biennio 2010-2011 e, graduatoria alla mano, appare difficile che possa invertire il trend in questa stagione (attualmente vanta appena due punti in classifica contro i 41 del connazionale). Insomma, il 43enne di Kerpen si era ritirato nel 2006 da uomo dei record, avendo messo in carniere sette titoli mondiali, 91 vittorie, 68 pole position e 154 podi. Dal suo ritorno in F1, tuttavia, nessuno di questi primati è stato ritoccato: un dato che fa riflettere.
Ben diversa, invece, appare la situazione di Kimi Raikkonen, che se da un lato non risulta brillantissimo in qualifica (in tre occasioni su cinque è finito dietro all'emergente compagno di team Romain Grosjean), in gara si è rivelato il campione di sempre, nonché il pilota che riesce meglio a gestire gli pneumatici Pirelli. Il 33enne finnico è tornato sul podio alla sua quarta competizione dal rientro (secondo in Bahrein), conquistando poi una terza piazza (con rimpianti) due settimane dopo in Spagna.
Insomma, comparando le prestazioni di Raikkonen e Schumacher e tornando nuovamente al quesito iniziale, si ha la sensazione che il primo sia realmente lo stesso talento in grado di aggiudicarsi il Mondiale 2007, mentre il secondo sia solo una copia sbiadita del fuoriclasse che ha segnato indelebilmente un'era della F1 e della Ferrari.
I motivi di quanto detto sono molteplici. In primo luogo l'età riveste un'importanza non trascurabile. Tra i due, infatti, esistono 10 anni di differenza, che pesano non solo dal punto di vista anagrafico (fisicamente Schumy è perfettamente integro), ma soprattutto da quello dell'adattamento ad un F1 che si è evoluta esponenzialmente negli anni e che è diventata sempre più tecnologica.
L'assenza di Raikkonen (2 anni), inoltre, è stata inferiore a quella di Schumacher (3) ed a questi livelli anche una sola stagione di stop in più può fare la differenza. Il finlandese, poi, ha comunque mantenuto l'abitudine alle competizioni a quattro ruote partecipando al Mondiale rally nel biennio di lontananza dal circus (dove ha chiuso rispettivamente decimo e nono nel 2010 e nel 2011, diventando il secondo pilota della storia dopo Carlos Reutemann a conquistare punti iridati sia in F1 sia nei rally), mentre lo stesso non può dirsi per il Kaiser, che si cimentò con scarsi risultati (e rischiando anche la vita con una caduta) nel Campionato Tedesco Superbike.
Altra grande differenza tra i due campioni in questione è rappresentata dalla diversa gestione delle gomme. Schumacher in passato è emerso come un pilota aggressivo e sempre al limite, che sfruttava e logorava al massimo gli pneumatici. Erano altri tempi. Ora le Pirelli vanno accarezzate e dosate, il che richiede uno stile di guida che il Kaiser non ha e che di certo non può far suo a 43 anni. Al contrario Raikkonen, supportato da una Lotus altamente competitiva dal punto di vista aerodinamico, ha sfoderato come suo principale punto di forza proprio la capacità di degradare il meno possibile le gomme, tanto che in Bahrein è riuscito a risalire in seconda piazza dopo essere scattato dalla sesta fila.
E' presto per dire se Schumacher porrà definitivamente fine alla propria carriera a fine stagione, tuttavia per il sette volte  iridato resta un ultimo grande obiettivo da raggiungere: qualora riuscisse nella difficile impresa di aggiudicarsi una gara, il fuoriclasse teutonico sarebbe il primo pilota nella storia ad aver vinto almeno un Gp in tre differenti decenni. Non sarà quello di una volta e la F1 sarà pure cambiata completamente, ma siamo certi che possieda ancora la classe per piazzare la zampata del campione.


Federico Militello

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