venerdì 11 giugno 2010

'Febbre Mondiale': una prima giornata all'insegna dell'X


Nello scorso mese di dicembre, una volta effettuati i sorteggi dei gironi, si poteva supporre che il Gruppo A sarebbe stato quello più incerto e combattuto. La prima giornata del Mondiale ha confermato questa ipotesi, con 2 pareggi dai contenuti molto diversi.
Nel match inaugurale tra Sud Africa e Messico, terminato 1-1, sono emerse le prerogative principali delle due selezioni: tecnici e raffinati i centro-americani, tenaci ed impetuosi gli africani. I padroni di casa sono una squadra dai palesi limiti tecnici, il cui schema prediletto è il lancio lungo dalla propria difesa. A queste lacune, però, riescono a sopperire grazie ad una buona compattezza di squadra (ottimi sincronismi tra i reparti) e, soprattutto, a delle importanti doti caratteriali. L'annoso problema principale del Messico, invece, rimane la mancanza di un goleador in grado di finalizzare l'importante mole di gioco prodotta. Soprattutto nel primo tempo Dos Santos e Vera hanno più volte creato la superiorità numerica sulle fasce, tuttavia il centroavanti Franco ha fallito 3 nitide occasioni da rete. La formazione allenata da Aguirre, infine, ha subito non poco il contraccolpo psicologico del gol subito, riuscendo a raddrizzare il match solo grazie ad una grave disattenzione dei sudafricani: la giovane età dei messicani in questi frangenti può rivelarsi un'arma a doppio taglio.
Scialbo e deludente lo 0-0 tra Francia e Uruguay. I transalpini sono carenti di un pur minimo barlume di gioco e si affidano agli estri, peraltro appannati, di Ribery e Gourcuff. Il 4-3-3 schierato da Domenech è poco gradito alla squadra, apparsa troppo prevedibile e compassata. La nota positiva per i Bleus, però, è rappresentata dal monumentale mediano Diaby, una vera diga insuperabile a metà campo. Nel complesso discreta la difesa, che ha concesso una sola occasione da gol a Forlan. L'Uruguay, da parte sua, ha dato vita ad un incontro eccessivamente difensivista, affidandosi esclusivamente a contropiedi e palle inattive. Totalmente priva di giocatori di fantasia (inspiegabili le esclusioni dalla rosa del palermitano Hernandez e del catanese Martinez, senza contare il talento Cavani in panchina), la Celeste si è rivelata una selezione ruvida, il cui atteggiamento in campo si basa su aggressività e rottura del gioco avversario. In questo modo, però, i tiri in porta languono.
Insomma, un girone imprevedibile e dall'esito incertissimo, nel quale per la qualificazione potrebbero bastare addirittura tre pareggi (sarebbe un evento storico nell'era dei 3 punti).

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