lunedì 23 aprile 2012

'Italia, come stai?': Setterosa da podio olimpico; lotta, che malinconia




Era l'appuntamento più importante della settimana in chiave olimpica e l'Italia non ha fallito. Il Setterosa ha strappato il pass per Londra 2012 e si presenterà in Gran Bretagna con il dichiarato obiettivo di puntare al podio.
Come sovente accade per le nazionali europee negli sport di squadra, qualificarsi ai Giochi risulta addirittura ben più complesso che vincere una medaglia. Prova ne è che Olanda e Grecia, rispettivamente le detentrici del titolo olimpico e mondiale, a Londra non ci saranno. E' evidente come il sistema di accesso alle Olimpiadi sia tutt'altro che razionale: non si capisce perché debbano essere solo 8 le partecipanti (e non 12 come nel torneo maschile) e, soprattutto, perché nazioni come l'Australia debbano vedersi garantita la partecipazione in quasi tutte le discipline a causa di una concorrenza continentale pressoché nulla.

Detto questo, dopo aver superato forse lo scoglio più impervio, il Setterosa ha tutte le carte in regola per vivere una competizione a Cinque Cerchi da protagonista. Le avversarie più temibili nella corsa al podio appaiono Usa (favorite per l'oro), Russia e Cina, ma grande attenzione bisognerà fare all'emergente Spagna ed alla sempre ostica Ungheria. Ben difficilmente, infine, Australia e Gran Bretagna riusciranno ad inserirsi nella corsa ai metalli più pregiati. Paradossalmente, dunque, l'Olimpiade si preannuncia molto più facile di un Europeo o di un Mondiale, dunque le azzurre non dovranno sprecare l'occasione per salire su quel podio che manca dall'oro di Atene 2004.
La selezione tricolore può contare su delle atlete che, da grandi promesse, hanno raggiunto ormai una piena consapevolezza nei propri mezzi: si tratta di Teresa Frassinetti, Roberta Bianconi, Aleksandra Cotti e, soprattutto, della mancina Giulia Emmolo, con quest'ultima che impressionato per la personalità con cui diverse volte si è caricata l'intera squadra sulle spalle. Un pilastro importante è rappresentato anche dal portiere Elena Gigli, anche se il suo rendimento nel torneo di Trieste è stato a corrente alternata.
Il faro di questa Italia, inutile negarlo, resta comunque quella Tania Di Mario che ancora una volta ha dimostrato di essere tra le migliori pallanuotiste di sempre. La 33enne siciliana, oltre a garantire un apporto fondamentale in fase realizzativa, rappresenta un punto di riferimento imprescindibile per carisma ed esperienza.
L'unica critica che mi sento di fare al ct Fabio Conti riguarda l'impiego della 38enne centroboa Elisa Casanova. La veterana ligure non è più incisiva come un tempo in fase offensiva e, con lei in acqua, la selezione tricolore è spesso esposta alle contro-fughe avversarie. Non sarebbe meglio, come alternativa alla formidabile Frassinetti, puntare tutto sulla talentuosa Rosaria Aiello, che spesso è stata invece impiegata fuori ruolo?

"Prendiamo questo torneo come un allenamento". Pensieri e parole di Carlo Marini, direttore tecnico della nazionale italiana di lotta. Ma è possibile che dopo mesi e mesi per cui ci si è preparati per un appuntamento che qualificava alle Olimpiadi di Londra, si arrivi a dire che si è trattato solo di un allenamento? Possibile che, mancando ancora due sole possibilità per strappare il pass, ci si comporti come se non fosse successo niente? No, non è possibile, eppure accade. E noi, nel nostro piccolo, vogliamo far sentire la nostra voce, affinché qualcuno finalmente si accorga dei mali che affliggono alcune discipline dello sport italiano.
Paradossalmente la pochezza attuale è nata con una vittoria, quella di Andrea Minguzzi alle Olimpiadi di Pechino 2008. L'Italia non saliva su un podio a Cinque Cerchi nella lotta dall'argento di Vincenzo Maenza a Barcellona 1992 ed in quasi un ventennio (ad eccezione della naturalizzata francese Francine De Paola e di qualche episodio isolato) ha raccolto solamente le briciole. Quella di Minguzzi fu forse una delle più grandi sorprese della storia dello sport italiano, un oro totalmente inaspettato ed imprevedibile, tanto che il pugliese non si è più mai neppure minimamente avvicinato ai fasti di quel giorno magico (certo, gli infortuni hanno influito, ma non bastano da soli a spiegare un rendimento così anonimo). Quel trionfo pechinese, tuttavia, fu sufficiente a far dire ai tecnici che la lotta italiana era rinata, che il movimento godeva di ottima salute e che quindi veniva promosso a pieni voti. Insomma, un colpo di fortuna fece sì che tutto rimanesse uguale a livello tecnico e dirigenziale.
I risultati degli ultimi anni, tuttavia, sono sotto gli occhi di tutti: gli stileliberisti faticano a passare anche un solo turno nei tornei che contano, mentre le donne ed i greco-romanisti, sfruttando magari un buon sorteggio, si aggiudicano un incontro, per poi venire eliminati in quello successivo. Quante medaglie abbiamo vinto dal 2008 in avanti in Mondiali ed Europei? Zero. Ma, oltre a ciò, oltre agli allori sono mancate anche delle prestazioni dignitose, da settimo posto per intenderci. La lotta italiana in questo momento costituisce un microscopico insetto nella giungla di una concorrenza internazionale sempre più agguerrita ed oggettivamente di un altro pianeta e sarà molto arduo che riesca a qualificare anche un solo atleta ai Giochi.
La direzione tecnica è obsoleta, servirebbe fare affidamento su allenatori stranieri di comprovata esperienza internazionale (come accade ad esempio per il settore giovanile femminile, dove il cubano Juan Carlos Rodriguez sta svezzando talenti come Dalma Caneva). Inoltre non si comprende perché si continui a schierare atleti che ormai da anni non vincono un solo incontro: non sarebbe meglio, di questi tempi, sfruttare le risorse economiche a disposizione per investire magari su un giovane piuttosto che su trentenni che campioni non lo saranno mai?
Di certo, fino a quando i tecnici si giustificheranno dicendo che un torneo di qualificazione olimpica è stato preso come un allenamento, il livello non potrà che continuare a peggiorare.

Federico Militello

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