I Campionati del Mondo di ciclismo su strada si sono conclusi esattamente come lo scorso anno: oro azzurro in campo femminile, nessun podio in quello maschile. Partendo dal gentil sesso, l'Italia simboleggia da ormai un quadriennio la potenza egemone di questo sport: tre titoli iridati in quattro anni, oltre al bronzo olimpico di Tatiana Guderzo e l'argento a cronometro nel 2009 di Noemi Cantele, sono risultati incontestabili. La selezione tricolore può contare su di un parco atlete esteso, giovane ed eterogeneo, dove le nuove leve (Tagliaferro e Scandolara in primis) stanno già provando a farsi strada nel solco tracciato dalle veterane (nessuna delle quali, comunque, ha ancora compiuto 30 anni...). In queste stagioni si è assistito al trionfo di un'Italia camaleontica, in grado di dettare legge su ogni tipo di tracciato: duro (Guderzo), tortuoso (Cantele), per velociste (Giorgia Bronzini). Quest'ultima in particolare ha realizzato l'impresa di conquistare un oro mondiale sia nel ciclismo su pista (corsa a punti 2009) che su strada: un manifesto di polivalenza assoluta, che la consacra tra le cicliste più forti di sempre. Proprio la pista è il serbatoio da cui stanno attingendo con eccelsi risultati i tecnici italiani: in quell'ambiente, infatti, i giovani non solo vengono forgiati nella resistenza, ma acquisiscono anche quello spunto veloce che spesso risulta decisivo su strada. Seppur in ritardo rispetto alle donne, anche tra gli uomini si sta cominciando ad investire in questo senso e negli anni a venire saranno attesi al grande alto i giovani Viviani (già professionista nella Liquigas e vincitore di un paio di corse), Simion e Moreno Moser, figlio del mitico Francesco. Tornando alla selezione di Paolo Bettini, l'ex-campione del mondo, assodata la grande capacità di abnegazione e lo spirito di sacrificio dei suoi corridori, dovrà lavorare principalmente su due aspetti in futuro: la ricerca di un cronoman e di un velocista di talento. Per quanto riguarda Filippo Pozzato, alla soglia dei trent'anni l'atleta veneto vede profilarsi un 2011 cruciale, quasi decisivo: dovrà vincere almeno una grande classica del nord affinché il suo cognome non faccia tristemente rima con 'piazzato'.
In MotoGp Valentino Rossi può festeggiare due volte: non solo ha inflitto una lezione all'imminente campione del mondo Jorge Lorenzo con uno dei suoi celebri corpo a corpo, ma la sua futura moto è risultata imprendibile per la seconda volta consecutiva. E' ovvio che i tecnici della Ducati siano già proiettati sul prossimo Mondiale, quando l'avvento del più grande motociclista della storia potrebbe creare un dream team tutto italiano che farebbe sognare il Bel Paese. La Rossa di Borgo Panigale appare in deciso miglioramento rispetto alle opache prestazioni di inizio campionato: sempre velocissima in rettilineo, molto più maneggevole in ingresso di curva e stabile ed equilibrata in uscita. Un vero bolide che aspetta solo l'avvento di Valentinik. Quest'ultimo, poi, può essere paragonato ai guerrieri del Celeste Impero del XIII secolo, i quali quando venivano feriti diventavano ancor più letali e micidiali per i loro nemici. Rossi si sente lacerato nell'orgoglio, accerchiato dai giovani rivali che, approfittando dei suoi vari acciacchi fisici, lo ritengono ormai sul viale del tramonto. Così non è. Ieri si è avuto un assaggio di quanto vale davvero il Dottore. Terminata questa stagione di sofferenza (in tutti i sensi), Valentino si opererà finalmente alla spalla ed una volta tornato integro fisicamente arriverà per lui il tempo della vendetta. Lorenzo stia in guardia: nei due anni precedenti era sempre uscito sconfitto nei confronti del centauro italiano ed in questa stagione arriverà un titolo ottenuto praticamente senza lottare, sia per l'infortunio di Rossi che per quello di Pedrosa. L'iberico, dunque, dovrà dimostrare di saper vincere anche in condizioni normali e non solo quando viene baciato dalla sorte. Intanto, rimanendo in ambito motociclistico, il Corsaro Max Biaggi ha deliziato l'Italia con un'altra affermazione maiuscola nel Gp di Francia, regalando all'Aprilia il titolo costruttori della Superbike. Il 39enne campione del mondo ha lasciato in sospeso il proprio futuro, prendendosi qualche giorno di tempo per decidere se proseguire o meno la propria carriera per altre due stagioni. Viste le sue prestazioni in pista, fermarsi adesso sarebbe davvero un peccato. Noi vogliamo vedere all'opera il veliero del Corsaro andare all'arrembaggio dei rivali ancora molto tempo.
Federico Militello
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