domenica 3 ottobre 2010

L'Italia attacca, ma Pozzato è solo quarto: cosa non ha funzionato?


E' terminato con una beffarda medaglia di legno il Campionato Mondiale elite dell'Italia, con Filippo Pozzato di un soffio dietro all'australiano Davis. Bisogna ricordare che, a parte alle Olimpiadi, nelle gare di ciclismo (soprattutto quelle di un giorno) l'unico risultato che conta davvero è il primo gradino del podio, quindi anche un eventuale bronzo non avrebbe cambiato la sostanza dei fatti. Questa prima nazionale di Bettini, seppur combattiva e volenterosa, non poteva vincere. I motivi sono presto detti. Il solo puntare su di un capitano unico come Pozzato ha costituito un rischio sin troppo azzardato. Alla soglia dei trent'anni, infatti, il ciclista veneto, seppur innegabilmente dotato di grandi potenzialità, non è ancora riuscito ad imporsi come 'vincente', collezionando sin qui nel suo palmares un solo successo 'vero' in campo internazionale: la Milano-Sanremo del lontano 2006. Troppo poco per poter ambiziosamente sperare in un exploit iridato. Alternative al 29enne di Sandrigo, comunque, non erano ipotizzabili, in quanto al momento l'unico problema vero dell'Italia è la ricerca di un velocista di caratura mondiale, soprattutto in previsione dei prossimi Mondiali del 2011 e delle Olimpiadi del 2012, quando di salite ce ne saranno ben poche. Con Petacchi ormai in età avanzata e tormentato dai noti guai con la giustizia sportiva e Bennati anonimo da un paio di stagioni, la speranza è quella che i giovani Gavazzi, Oss e Viviani sappiano bruciare le tappe per fornire nuove ed interessanti alternative al ct.
Oggi l'unica tattica possibile era quella di attaccare sin dai primi km per rendere dura la corsa ed il comportamento della selezione tricolore, in tal senso, è stato encomiabile. Sino ai -30 dal traguardo tutto era funzionato alla perfezione e ad un certo punto, con Nibali e Visconti in fuga con Evans, Serpa Perez e Sorensen con quasi un minuto di vantaggio sul gruppo dei velocisti, si poteva addirittura sperare nel colpo grosso. Anche Pozzato sino al penultimo giro si era ben comportato, tallonando incessantemente la ruota del favorito Gilbert. Nell'ultima tornata, tuttavia, la punta azzurra veniva colpita dai crampi e non riusciva a rispondere al deciso attacco del campione belga. A quel punto si era intuito che sul Mondiale dell'Italia era calato il sipario. Nella successiva volata Hushvod (primo oro della storia per la Norvegia) precedeva il danese Brechel e l'aussie Davis. Insomma, alla prova dei fatti non era una competizione iridata da velocisti puri (Cavendish e Farrar si sono ben presto staccati), ma da passisti dotati di resistenza e di un ottimo rush finale. Tra i delusi di giornata anche lo svizzero Cancellara, che ha perso le ruote del gruppo nel corso della penultima salita. Termina quindi un Mondiale nel complesso positivo per il Bel Paese, dove, oltre al titolo iridato di Giorgia Bronzini, le note positive sono rappresentate dalle buone prestazioni fornite gli under23 Mammini e Battaglin e dallo spirito di gruppo che ha accompagnato la nazionale elite. Bettini avrà certamente da lavorare, tuttavia la base di partenza da cui partire induce certamente all'ottimismo.

Federico Militello

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