Terminare una stagione i primi di novembre per la rottura di tibia e perone può incrinare le certezze e le convinzioni di qualsiasi atleta, minandone la forza di volontà e le determinazione per ricominciare da zero. Yuri Confortola, invece, da quel maledetto incidente patito a Quebec City nel tentativo di superare un avversario e scivolando contro i materassi di protezione, ha sin da subito fissato nella propria mente un obiettivo affascinante ed intrigante, che continua ad accompagnarlo nel lungo e tortuoso percorso di riabilitazione: tornare sul ghiaccio più forte di prima. Nella generale flessione dello short track italiano in campo maschile, il 25enne di Tirano è convinto di poter raggiungere risultati di rilievo, con il mirino puntato alle Olimpiadi di Sochi 2014.
Come procede il suo programma di recupero dal grave infortunio?
‘’Il processo riabilitativo procede molto bene. Attualmente siamo nella fase del recupero della massa muscolare. La gamba risponde molto bene alle sollecitazioni e, per quanto riguarda il pattinaggio, ho già fatto i miei primi giri, anche se con un ritmo da bambino di 7 anni: lo scopo era provare come avrebbe risposto il mio arto inferiore’’.
Ritiene di poter tornare alle gare sin dagli albori della prossima stagione?
‘’La prossima stagione magari prenderò il via in qualche gara. Ora dobbiamo pianificare bene il tutto con il medico federale. La cosa certa è che dovrò tenere le placche ancora un anno in quanto la frattura era veramente scomposta: per questo seguirò una programmazione differenziata dal gruppo per non prendere altri rischi. Comunque bisognerà valutare tutto mese dopo mese’’.
Dopo l’incidente occorsole, secondo lei lo short track è uno sport pericoloso? Cosa si potrebbe fare per incrementare la sicurezza?
‘’Sì, non bisogna nasconderlo: è uno sport abbastanza pericoloso. Si potrebbe gareggiare con maggiore sicurezza se ci fossero sempre i materassi mobili. In tante piste, invece, le balaustre sono inadeguate. Spero che i vari infortuni facciano riflettere affinché la situazione migliori’’.
Come ha trascorso questi mesi di inattività e quanto le sono mancate le competizioni?
‘’In questi mesi mi sono rilassato molto ed ho riscoperto la bella vita a casa e con gli amici. Tuttavia non ho mai dimenticato di far guarire bene la gamba, lavorando tantissimo per un recupero ottimale. Ho pensato molto alle gare e mi dispiaceva moltissimo non poterci essere. Mi facevo forza pensando che sono giovane e che avrò ancora molte occasioni per impormi’’.
Quali sono i suoi obiettivi personali a medio-lungo termine?
‘’Non faccio che pensare a Sochi 2014. Sarà la mia terza Olimpiade e vorrò essere protagonista’’.
Punterà su una distanza in particolare?
‘’Di sicuro la mia attenzione sarà concentrata principalmente sulle lunghe distanze, anche se l’obiettivo rimane preparare bene pure i 500 metri, di modo da poter essere competitivo nell’All-Round agli Europei ed ai Mondiali’’.
Quali sono, secondo lei, le cause che hanno portato la selezione maschile a vivere la stagione peggiore di sempre sul piano dei risultati?
‘’L'assenza di molti atleti come Nicolas Bean e Tommaso Rinaldi: sarebbero stati fondamentali per allenarsi bene. Non riesco ancora a capire come mai non si è fatto niente per tenere Rinaldi, poiché era un giovane di ottimo livello’’.
Indubbiamente anche la sua assenza ha pesato molto sul rendimento complessivo della squadra.
‘’Non saprei. Sicuramente a Nicola (Rodigari, n.d.r.) è pesato molto. Negli allenamenti io e lui ci stimolavamo molto. Credo che da solo sia stato molto più difficile’’.
Cosa propone per migliorare e dare una scossa al movimento?
‘’Io cambierei molte cose: sicuramente non c’è un’ottima organizzazione. Questo sarebbe il primo punto da cui ripartire per invertire questa tendenza negativa’’.
Intravede dei giovani promettenti per un pronto ritorno al vertice dell’Italia?
‘’Non vedo molti giovani. Purtroppo credo che per tornare ai vertici globali serviranno molti anni ed un progetto lungimirante’’.
Essendo molto vicino all'età della piena maturità agonistica e con Rodigari ormai 30enne, sente il peso della responsabilità di dover reggere da solo le sorti di questa disciplina nel Bel Paese?
‘’Non sento alcuna responsabilità particolare. Rodigari è ancora un ottimo atleta e da compagno di stanza non vorrei perderlo. So che assieme sappiamo lavorare bene e senza di lui sarebbe un grosso problema. In questo sport, infatti, senza gruppo è davvero difficile arrivare ad ottimi risultati’’.
Nei pochi allenamenti che ha potuto effettuare, che idea si è fatto del tecnico canadese Eric Bedard? Spera in una sua riconferma, magari in questa volta full-time?
‘’A dir la verità non mi son trovato molto bene. Per quel poco che ho potuto vedere, non condivido molti suoi pensieri. L'impostazione degli allenamenti non si addice particolarmente alle mie caratteristiche’’.
Si aspettava che l’Italia sarebbe stata superata da nazioni europee come Francia, Olnada e Gran Bretagna?
‘’Ero consapevole che avremmo perso molte posizioni. Bisogna darsi una mossa: tra due anni c'è una qualificazione olimpica da conquistare e, se si continua su questo trend, allora sarà molto dura’’.
Come ha iniziato a fare short track e quando ha capito che sarebbe potuto diventare un ottimo atleta?
‘’Ho iniziato con i corsi dell'asilo. Fino a 14 anni è stato solo un puro divertimento per stare insieme ai miei amici. Ho compreso che potevo diventare forte due anni prima dell'Olimpiade di Torino 2006. Da lì l'impegno è stato sempre massimo, anche se credo di poter ancora migliorare’’.
In che modo ama trascorrere il suo tempo libero?
‘’Pratico vari sport, soprattutto ciclismo. Per il resto mi piace condurre una vita normale tra amici e divertimento’’.
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Federico Militello