Terminati i Campionati Mondiali in vasca corta di nuoto, è il tempo delle considerazioni. La prima è inquietante: il mondo viaggia a velocità tripla rispetto alla nostra. I tecnici italiani sono rimasti ai tempi di Rosolino e Brembilla, senza comprendere che nel frattempo questa disciplina si è evoluta ed è mutata radicalmente. Ora tuffo e virate condizionano per il 70% una gara ed in questi fondamentali i nostri atleti (tranne Scozzoli che viene seguito da un allenatore ungherese...) paiono vivere nella Preistoria. Urge un repentino cambio di rotta per non sprecare tutti i risultati fenomenali ottenuti nel decennio appena concluso e non tornare all'anonimato degli anni '90. Federica Pellegrini ha rotto il rapporto con Stefano Morini e probabilmente si affiderà ad un tecnico straniero: questa può essere la strada giusta, che la stessa Federazione dovrebbe prendere in considerazione per il resto della squadra. Occorre confrontarsi con idee innovative e funzionali ad un progetto di crescita piuttosto che barricarsi nelle proprie obsolete e superate convinzioni. Insomma, serve una ventata di novità nell'ambiente acquatico tricolore, un cambio di preparazione che porti nuova linfa e rinnovata vitalità. In vista delle Olimpiadi, ormai lontane appena un anno e mezzo, i nomi su cui puntare non saranno molti: Pellegrini, Scozzoli, Orsi e Dotto. Sarebbe cruciale il recupero di Alessia Filippi (magari nei misti), mentre l'unica interessante sorpresa potrebbe essere rappresentata dalla 16enne Alessia Polieri, ammesso che la sua progressione verso l'elite sia esponenziale. Con un Magnini in evidente ed inesorabile flessione ed un Colbertaldo eterno piazzato, ci si domanda che fine abbiano fatti i vari Di Tora, Giorgetti e Natullo, che avevano dominato in campo juniores. E' proprio questa una delle pecche del nuoto italico negli ultimi anni: ragazzi che vengono spremuti troppo nella categorie giovanili, per poi giungere svuotati e senza ambizioni tra i professionisti. Anche sotto questo aspetto servirà maggior tutela nei confronti delle nuove leve.
Nel ciclismo su pista, sebbene condizionata dalla febbre a 38° e mezzo, Giorgia Bronzini, campionessa del mondo su strada, si è imposta in Coppa del Mondo nella prima prova stagionale della corsa a punti di scena in Colombia. Peccato che questa disciplina sia stata misteriosamente esclusa dal programma a Cinque Cerchi. Tolta la 27enne piacentina (che a Londra ci sarà comunque e sarà tra le favorite nella competizione su strada), in questa disciplina l'Italia è al momento una semplice comprimaria. Nelle discipline veloci, infatti, il divario con le grandi potenze è troppo vasto, incolmabile nei prossimi 18 mesi. Il progetto avviato dalla Federazione, che ha dato ottimi riscontri in campo juniores, dovrà fornire i propri frutti a partire dal prossimo quadriennio. Nel frattempo la nostra unica speranza si chiama Elia Viviani, in grado di andare a podio nell'omnium con una preparazione adeguata. Da segnalare l'ormai irreparabile crisi di Elisa Frisoni, che a 25 anni possiede ancora le chances per reagire a questo periodo di difficoltà.
Lo sci alpino sta attraversando la stessa situazione che si era vissuta nel dopo-Tomba ad inizio del secolo scorso, con i podi che si contano sulle dita di una mano e gli avversari che appaiono di un altro pianeta. Probabilmente in pochi avranno notato che siamo nel bel mezzo di un ricambio generazionale, in particolare nelle discipline tecniche. In campo maschile Simoncelli e Blardone hanno ormai superato i 30 anni e sono ormai agli sgoccioli della loro carriera, mentre in Slalom si è ritirato Giorgio Rocca. Stesso discorso tra le donne, dove Karbon e Gius hanno ormai salutato il miglior periodo della loro vita. In questi settori i ricambi non mancano e sono di qualità: Giovanni Borsotti e Mattia Casse, Lisa Magdalena Agerer e Sabrina Fanchini. Di queste nuove leve colpisce la tecnica di sciata, finalmente moderna, e la volontà di cimentarsi in tutte discipline. Come ho già detto qualche settimana fa, ormai la polivalenza costituisce l'unica via per sfondare. Servono ambizione e voglia di pensare in grande, doti che mancano ai nostri veterani. Dunque largo ai giovani, anche se servirà tempo. Per quanto riguarda il settore della velocità maschile, non possono essere quelli veri i vari Innerhofer, Heel e Fill 'ammirati' fino ad ora. Feriti nell'orgoglio, sapranno certamente riscattarsi già a partire dalla classicissima di Bormio: devono solamente osare di più, senza farsi condizionare dalla paura di sbagliare. Tra le donne, invece, Schnarf e Marsaglia, in attesa del fondamentale ed imminente ritorno di Nadia Fanchini, hanno lasciato intravedere buone cose, che inducono ad un cauto ottimismo.
Dunque bisogna accettare l'attuale momento nero, consapevoli che la tempesta potrebbe volgere al bello nel giro di poco tempo.
Federico Militello
metti il dito nella piaga, caro federico!! il nostro movimento natatorio è davvero in un momento di crisi nera. Sfugge a quesata regola il solo scozzoli che come ben sai non è stato un super talento precoce e non è stato spremuto nelle rassegne giovanili. La Pellegrini come la filippi vive un momento di pausa e ripensamento ed è anche giusto dopo tutto quello che ci hadato. Tutti gli altri (talenmti immensi da juniores) rinviano tranquillamente il salto di qualità felici forse solo di appendere alle pareti di casa i souvenir della ennesima trasferta per le gare. Io personalmente cambierei tutto lo staff tyecnico affidandomi a tecnici e preparatori stranieri ma soprattutto non convocherei più atleti che da anni e anni puntano solo al viaggio premio....(boggiatto, marin, turrini, giacchetti, di tora e compagnia cantante.)
RispondiEliminaSul fatto che certi atleti ormai facciano solo presenza non ci sono discussioni: dovrebbero in effetti essere accantonati. Soprattutto nei misti, però, alternative non ce ne sono affatto! Speriamo che la Federazione abbia il coraggio di rischiare: il conservatorismo risulterà solo controproducente
RispondiEliminail fatto sconfortante è che anche in questa rassegna mondiale i nostri atleti hanno realizzato numerosi personali ma le altre nazioni vanno veramente a velocità tripla, l'europeo sembrava positivo ma mancavano molti atleti di punta; comunque in generale nello sport italiano serve una evoluzione delle metodologie di allenamento ecc oltre a programmare meglio i settori giovanili non puntando su risultati immediati ma pensando al futuro
RispondiEliminaMi sembra che Pellegrini abbia ragione: ha giá detto che non vuole andare all`estero, dunque la federazione deve portargli il tecnico straniero al centro federale. E non solo per lei, ma tutti quelli che si allenano a Verona. Tuttavia, mi spieghi una cosa Federico: come mai un tecnico come Andrea Di Nino ha portato al podio mondiale 2 farfallisti (Russo e Keniano) che si allenano a Caserta, e noi non abbiamo neanche un delfinista decente per la staffetta? Dunque anche i tecnici italiani ci sono buoni eccome!!!
RispondiEliminaPurtroppo molti tecnici italiani sono di assoluto valore, ma spesso vengono ignorati per ragioni politiche. Questo accade anche in altre discipline. L'argomento delfinisti merita un velo pietoso, anche perché non si fa nulla in proposito per svoltare. Speriamo che la Pellegrini ritrovi il giusto equilibrio perché non possiamo fare a meno di lei
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