mercoledì 24 agosto 2011

Alessandro Fabian: "Voglio il podio a Londra 2012''


Dopo diversi riconoscimenti e successi ottenuti nelle categorie giovanili, a 23 anni Alessandro Fabian è pronto a sferrare l'attacco ai vertici internazionali del triathlon mondiale. Formidabile nel nuoto e costante su due ruote, il talento tricolore sta lavorando alacremente sul punto debole della corsa, nella quale è migliorato oltremodo grazie alla partecipazione a diverse compezioni podistiche. L'astro nascente azzurro, inoltre, rappresenta solo il pioniere di una nidiata di talenti italiani (Steinwandtner su tutti) che nei prossimi anni tenteranno di rendere il Bel Paese una potenza di questa disciplina.

Sei migliorato molto nella frazione dei 10 km di corsa: quanto sono servite le gare podistiche cui hai partecipato per migliorare?

"Moltissimo, perchè queste gare ti permettono di metterti a confronto con dei podisti di alto livello. Per me, infatti, il miglior allenamento è la gara".

Dopo i successi da juniores, attualmente stai cominciando ad importi anche nel circuito maggiore (eloquente il quinto posto agli ultimi Europei), anche se a piccoli passi: cosa ti manca ancora per essere uno dei migliori al mondo e provare l'attacco al podio?

"Manca un'alta intensità in gara. Purtroppo, provenendo dal nuoto ed avendo iniziato a correre a 18 anni, non avevo le basi nella corsa, quindi ora pian piano sto colmando le carenze".

Quali sono i tuoi obiettivi per la stagione attuale?

"Per quanto riguarda la parte tecnica, da un lato consolidare bene i ritmi di corsa, dall'altro tenere alto il livello sia nel nuoto sia nella bici. Invece, per quanto riguarda l'aspetto delle prestazioni, cercherò la qualifica olimpica per Londra 2012".

Cosa ti aspetti dai Giochi Olimpici britannici? Il podio è solo un sogno o una meta perseguibile?

"Dall'Olimpiade di Londra mi aspetto una grande gara da protagonista. A Londra manca ancora un anno, quindi sarà lì che vogliamo fare il podio: ora lo stiamo costruendo".

Il triathlon italiano è in grande crescita: quali sono i segreti di una squadra che migliora di gara in gara?

"L'esperienza. Riuscire a crescere tecnicamente ma anche mentalmente. Con questo voglio dire che al giusto allenamento di gruppo (che favorisce la crescita di ogni singolo atleta) va abbinato un necessario allenamento mentale: è fondamentale, dunque, il gioco di squadra".

Questo sport è davvero così massacrante?

"No, penso sia meno massacrante di qualche altra disciplina. E' vario ed evita la routine del gesto, prevenendo quindi qualche infortunio. Tuttavia quello che credo sia più importante è che le multi-discipline come il triathlon ti permettano la multilateralità, facendoti diventare uno sportivo a tutto tondo".

Come hai iniziato a fare triathlon?

"Ho iniziato per curiosità e per intraprendenza. Ho sempre fatto sport da quando avevo 4 anni e, arrivato a 18 anni con il nuoto che non dava i frutti sperati, ho deciso di cambiare cercando nuovi stimoli. Direi di esserci riuscito alla grande".

"Negli allenamenti come è possibile conciliare tre discipline così differenti?

"Penso che prima di tutto bisogna padroneggiare tutte e tre le discipline e poi inserire la specificità dell'allenamento, con combinati nuoto-bici, bici-corsa e anche delle corte distanze di triathlon per abituare il nostro corpo a cambio immediato del gesto".

Qual è il tuo parere su Matthias Steinwandtner? Pensi che con te e lui l'Italia possa dominare i prossimi anni?

"Matthias è un giovane e forte atleta. Penso che ci sia molto da lavorare per entrambi e che di conseguenza, con impegno, dedizione e grande testa, si potrà dominare".

Perché il triathlon è così poco seguito in Italia? Cosa proporresti per aumentare la visibilità?

"Purtroppo non è ancora abbastanza mediatico. Per esserlo dovremmo avere dei professionisti che sappiano organizzare grandi eventi con un seguito mediatico. Inoltre manca soprattutto ancora un/a campione/essa olimpico/a, come ad esempio Federica Pellegrini, che permetta di parlare di triathlon in tutta Italia. Ma noi lo vogliamo e siamo convinti di riuscirci".

Federico Militello

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