giovedì 14 ottobre 2010

Calcio, basket e pallavolo: urge una svolta per non vedere sparire l'Italia


L'allarme ha raggiunto ormai la soglia della quasi irreparabilità: il calcio, la pallacanestro e la pallavolo potrebbero diventare degli sport dai risultati nostalgici nel nostro Paese, con la nazionale risucchiata progressivamente verso posizioni di rincalzo non consone al proprio blasone.
Se il calcio è già fuori dalle Olimpiadi, non sarà facile la qualificazione neppure per le altre due discipline (in particolare per il basket l'impresa appare fuori portata). E il motivo? E' presto detto: i nostri campionati sono completamente invasi da giocatori stranieri. Andate a leggere i tabellini delle partite su qualsiasi quotidiano sportivo del lunedì: vi accorgerete che i non-italiani sono circa il 50% per ogni formazione e che gli azzurri quasi sempre o sono in panchina oppure ricoprono ruoli non proprio cruciali (esempio lampante quello dell'opposto nel volley, dove, con Fei ormai fuori dal giro tricolore, gli ormai unici titolari sono Lasko e Gavotto, non proprio dei fenomeni). Il dato viene addirittura amplificato se si prendono in considerazione le squadre di vertice, dove i nostri atleti diventano addirittura una rarità (troppo facile pensare all'Inter, alla Montepaschi Siena oppure al Trento campione di tutto). Con queste prospettive cosa si può pretendere poi dalla nazionale? I commissari tecnici, infatti, si ritrovano a poter selezionare un gruppo numericamente risicato di atleti, che nella maggior parte dei casi, inoltre, non rivestono ruoli di responsabilità nella propria squadra e non hanno maturato quell'esperienza fondamentale che deriva dai match internazionali (Champions League ed Eurolega). Tuttavia all'orizzonte non si vedono cambiamenti alcuni, poiché ai club la situazione attuale fa comodo: siccome conta solo vincere, ed anche in tempi brevi, è meglio investire (rischiando) su di un giovane del Bel Paese, aspettando che maturi, oppure andare sul sicuro con un campione (o mediocre) straniero già affermato? La soluzione di tutti i problemi, tuttavia, possiamo ammirarla tutti noi davanti agli occhi e proviene da uno sport che ha saputo guarire dai propri mali: la pallanuoto. La Federazione, infatti, ha imposto alle società la possibilità di schierare al massimo due atleti stranieri per i match di massima serie, con la conseguenza che gli azzurri sono tornati a 'ripopolare' il loro campionato. Risultato? Dopo anni di anonimato, l'Italia è tornata a volare, vincendo un fantastico argento agli Europei di Belgrado e mettendo in luce giovani interessantissimi come Luongo, Aicardi, Gitto e Gallo. Analoghi cambiamenti stanno avvenendo nel rugby e, udite udite, nella pallamano! Nella disciplina della palla ovale la Fir ha posto l'interesse per la nazionale al di sopra di tutto. Da qui la nascita di due franchigie italiane in Celtic League con l'obbligo di schierare almeno 10 azzurri su 15 in campo, senza dimenticare il Campionato di Eccellenza (l'ex Super10), dove da regolamento è necessario schierare dei giocatori del vivaio. La pallamano, poi, dopo aver toccato il fondo di un barile ormai quasi bucato da stagioni di alluvionali disfatte, ha intrapreso finalmente un progetto serio: come nella pallanuoto obbligo di schierare solo due stranieri in Serie A per ciascuna squadra; lavoro organizzato e cooperativo tra Federazione e clubs per l'individuazione e la selezione dei migliori giovani Under18 da far crescere e maturare gradualmente. Ci vorrà tempo, magari 7-8 anni, ma la strada verso la gloria, il percorso verso l'immortalità di vittorie memorabili, il sentiero di un avvenire migliore e ricco di soddisfazioni non può che iniziare da qui. Perché ammettiamolo, i giocatori italiani, in qualsiasi sport si cimentino, possiedono qualcosa in più rispetto al resto del mondo, è una questione di DNA. Non è ardito quanto sto affermando, ma lo dimostrano oltre un secolo di leggendari bottini di medaglie e titoli mondiali. Siamo l'Italia ed i grandi atleti li avremo sempre a disposizione. Dirigenti di calcio, pallavolo e pallacanestro, è chiaro il concetto?

Federico Militello

4 commenti:

  1. Nella pallanuoto, anke dando spazio agli italiani, cmq le nostre squadre sanno farsi valere in Europa. E anche il rugby ha preso la strada giusta. La pecora nera? Me lo segno, ne riparliamo tra 2 anni... cmq sì, sull'Italia penso una cosa ancora + brutale: che siamo tra le migliori nazionali all-round (in quasi tutti gli sport)

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  2. l'italia rino agli anni '70, manteneva delle discrete posizioni nelle classifiche olimpiche ogni tempo, grazie ad alcuni sport come scherma, ciclismo su pista, tiuro a volo e poco altro, nei quali riusciva sempre a fare buoni bottini, ma era praticamente assente in quais tutti gli sports. Comunque se andiamo a spulciare gli albi d0oro vediamo con faciltà che tranne alcune fortunate edizioni, gli ori conquistati si contavano generalmente sulle dita di una mano,e le medaglie in toto era no sempre sotto la ventina. Poi c'è stato un bellissmo periodo databile all'incirca tra il 1990 e il 2006, nel quale l'italia ha evidenziato talenti in tantissimi sport e ha strappato un gran numero di trionfi nelle varie edizioni olimpiche (atlanta, sidney, atene, lilhammer, grenoble, sal lake city, torino) con soprattutto l'esplosione negli sport invernali. Questo momentaneo periodo d'oro, credo sia dovuto al provvisorio crollo dello sport di stato del blocco sovietico che ha asperto grandi spazi in molti sport, ed all'effetto positivo della strategia dell'arruolamento delle giovani promesse nei corpi militari che almeno fino a pochi anni fa ha funzionato da efficace volano (oggi credo addirittura che sia controproducente. Negli ulytimissimi anni invece c'è stato il riaffacciarsi sullo scenario sportivo delle nazioni dell'est, comprese tutte le nazioni nuove derivanti dallo sciofglimento dell'urss, c'è stat poi l'esplosione di tante nuove nazioni, soprattutto quelle orientalki, e c'è stato in primis il sempre più netto predominio della cina, tutti fattori che hanno ridotto enormemente gli spazi e credo fermamente che dovremo per il futuro (cme già insegna vancouver tornare a contare i nostri trionfi sulle dita della mano.
    Discorso a parte meritano i nostri sport di squadra che sono vissuti da decenni sul miyto di una nostra presunta grande forza negli stessi sport. Probabilmente questo mito si è basato sulla forza dei nostri club che in passato dominavano nelle rassegne continentali per club, ma non si può dire certamente lo steso per le nazionali. Ricordiamo all'uopo che l'italia negli sport di squadra ha conquistato in tutta la storia delle olimpiadi solo 5 medaglie d'oro (4 nella pallanuoto e 1 nel calcio), risultato che ci pone agli ultimi posti in europa.

    pio napolitano

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  3. A Pio dico che effettivamente quello delle nuove potenze orientali rappresenta un problema serio, che inevitabilmente rimpicciolirà gli spazi non solo dell'Italia ma dell'Europa intera. Per quanto riguarda gli sport di squadra ai Giochi, ritengo che sia riduttivo soffermarsi solo sugli ori. Ciò che conta è il livello di competitività, quindi anche un 'solo' bronzo pone il nostro Paese nel gotha di quella disciplina. Al momento, però, penso che a Londra 2012 avremo solo due sport di squadra: pallavolo femminile e pallanuoto maschile (al massimo altri 2, magari volley maschile e pallanuoto femminile).

    A ranma rispondo che in effetti globalmente, contando sport estivi, invernali e motori, siamo forse i migliori del pianeta. Ora c'è una piccola flessione, ma auspico che saremo pronti per Sochi, Rio e, soprattutto, Roma (?) 2020.

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  4. Al di la dei retorici discorsi sull'essere o meno i migliori, e nonostante le validissime argomentazioni di Pio sui flussi e riflussi altrui, credo che FEderico su una cosa abbia pienamente ragione: la gestione del parco italiani negli sport di squadra.
    Se in campo nel Basket, nella pallavolo, nel calcio, ci sono l'80% di stranieri, quale può essere il destino di una nazionale? Purtroppo l'Europa unita, la sentenza Bosman, certe perniciose abitudini ci hanno un pò spiazzato. Però, giustamente, le soluzioni ci sono. LA più ovvia? Visto che non si può porre limite al TESSERAMENTO di giocatori comunitari, per legge, occorre ribaltare il problema: ogni società può tesserare quanti stranieri vuole, purchè in campo vada un numero minimo di atleti ELEGGIBILI per la nazionale. Così non si violerebbe nessuna legge, e si salverebbe il futuro degli sport di squadra.

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