4 km all'arrivo della penultima tappa della Vuelta di Spagna, salita della Bola du Mundo, ultimi tremila metri con punte del 20%. Ha inizio la sfida all'Ok Corral tra l'iberico Ezequiel Mosquera e l'azzurro Vincenzo Nibali, il quale deve gestire 50 secondi di vantaggio in classifica generale. Scatta lo spagnolo, reagisce immediatamente l'italiano. Alle spalle il vuoto. Si rialza sui pedali il 34enne di Teo e questa volta stacca il passista-scalatore del Bel Paese. Le gambe non contano più, è una sfida di nervi, di forza di volontà, di cuore. Vincenzo non molla, sale con il suo ritmo, aggredisce i pedali con rabbia, stringe il manubrio con foga. I due rivali avanzano distanziati di circa 10 secondi, tra due ali di folla. 2 km al traguardo. La strada spiana leggermente. Nibali cambia rapporto e guadagna terreno su Mosquera. Poi una nuova rampa al 20% e l'iberico torna a volare. Lo Squalo di Messina arranca ma non demorde, è caparbio, indomabile, irriducibile, epico. Il distacco aumenta a 20 secondi. Le forze stanno svanendo, i minuti passano ma la vetta sembra sempre distante, irraggiungibile. Gli sguardi dei due contendenti sono sfigurati dalla fatica di uno sforzo immane. 1,5 km, Nibali accelera. E' una sparata secca, decisa. Mosquera si volta e intravede il campione azzurro guadagnare terreno. Si scoraggia, capisce che il sogno sta per svanire. I tifosi iberici intravedono lo spauracchio di una vittoria tricolore. Vincenzo continua a dare tutto e questa volta la cima non pare più così lontana. 1 km alla meta. La maglia rossa sale sui pedali, attacca con grinta l'ultimo tratto di una montagna terribile, ma ormai domata. 600 metri. Nibali, impetuoso, vede sempre più vicino Mosquera. Lo raggiunge, potrebbe batterlo in volata. Non lo fa, lascia la tappa allo spagnolo. La Vuelta è azzurra, 20 anni dopo. Vincenzo Nibali entra nella leggenda del ciclismo italiano.
Federico Militello
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