Niente miracolo. Nella finale europea contro la favoritissima Croazia padrona di casa, gli azzurri sono stati sconfitti per 7-3. Equilibrio solo nei primi due parziali (2-2, 1-0), dopodiché la nazionale allenata dall’ex ct azzurro Radko Rudic ha saputo inesorabilmente accumulare un vantaggio incolmabile. Il Settebello aveva approcciato il match con il giusto atteggiamento, sfrontato ed arrembante. Tuttavia la difesa avversaria si è rivelata una macigno inscalfibile: per ben 20 minuti (e per i due interi quarti centrali), infatti, i ragazzi del ct Campagna non hanno trovato lo specchio della porta, a causa di conclusioni spesso centrali, telefonate e prive di insidiosità. Tutto facile, dunque, per la Croazia, che ha meritatamente ottenuto la sua prima affermazione della storia in campo continentale.
All’Italia questa sera non è bastato il gruppo, quello spirito di squadra che sino ad ora aveva permesso di prevalere su tutte le compagini affrontate (salvo i croati nel girone eliminatorio). In partite con poste in palio così elevate sarebbe necessario in certi frangenti l’apporto di un leader, di un trascinatore. Non lo è stato Pietro Figlioli(comunque capocannoniere del torneo ed ormai campione di caratura mondiale), mentre in questa occasione, molto più che con l’Ungheria, si è avvertita non poco l’assenza del capitano Maurizio Felugo.
Finito l’Europeo, è tempo di bilanci. Dopo anni trascorsi in un anonimo Purgatorio (circa 6 anni), culminati con il fondo toccato a Roma 2009 (11mo posto), questo Settebello ha saputo risollevarsi con rabbia e forza di volontà, riuscendo a riassaporare antiche emozioni ed a riportare in alto una disciplina da sempre foriera di grandi risultati per l’Italia. La selezione tricolore creata da Sandro Campagna è composta per lo più da giocatori poco più che ventenni ed alle prime vere esperienze in campo europeo. Basti pensare che gli unici over30 sono il formidabile portiere StefanoTempesti ed il centro-boa Arnaldo Deserti, entrambi 31enni. Alcuni giocatori in particolare, come Luongo, Gitto e Gallo, promettono di costituire la spina dorsale del gruppo per i prossimi 10 anni. Insomma, questa medaglia d’argento lascia più di una sensazione di rappresentare solo il primo podio di una lunga serie, dove magari in futuro si riuscirà a salire anche sul gradino più alto.
Da Zagabria rientra nel Bel Paese un Settebello che ha ritrovato di nuovo dignità e rispetto, riconquistando il meritato posto tra la nobiltà della pallanuoto europea.
Federico Militello
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