lunedì 19 luglio 2010

'Italia, come stai?': Cambiamo la cultura sportiva italiana!


Nel week-end appena trascorso il nostro Paese ha conseguito dei risultati straordinari ed importantissimi in alcune discipline olimpiche. 4 medaglie in due giorni agli Europei di scherma (con i titoli di Vezzali e Baldini), 3 ai mondiali di nuoto di fondo ( con Grimaldi e Cleri campioni iridati). Senza dimenticare il bronzo nella vela conquistato dalle sempre continue Conti-Micol. Tutti risultati fondamentali in vista dell'imminente cammino verso Londra 2012, a testimonianza di un'Italia forte, ambiziosa e vincente.

Agli organi di informazione italiana, tuttavia, sembra importare ben poco di questi trionfi. Sui siti Internet tali notizie o sono riassunte nella miseria di una riga oppure non vi compaiono affatto. Stesso discorso per i giornali, dove solo nelle ultime pagine si può trovare qualche scarna notizia sugli avvenimenti in questione. Cosa si privilegia ai grandi successi del Bel Paese? Ovvio, il calciomercato ed il matrimonio di Sneijder (auguri all'olandese, ma francamente la sua vita privata ha davvero poco a vedere con lo sport). I media danno risalto solo ad alcune discipline: calcio, F1, MotoGp, ciclismo, tennis e (saltuariamente) anche basket e pallavolo. Tutto il resto viene relegato nei cosiddetti 'taccuini', dando vita ad una distinzione totalmente anti-democratica: nascono in tal modo sport di Serie A ed altri di Serie C. Non è questo che percepirebbe un lettore occasionale e non propriamente addetto ai lavori?
L'ipocrisia della nostra cultura, però, sta in questo: quando si disputano le Olimpiadi (estive o invernali), improvvisamente tutte le discipline dimenticate per 4 anni tornano improvvisamente alla ribalta e si pretende addirittura che portino medaglie a grappoli. Altrimenti, come sovente accade, si parla di crisi dello sport italiano. Con quale cognizione di causa si possono affermare determinate sentenze senza aver seguito con attenzione tutto il percorso che ha portato all'evento a Cinque Cerchi? L'ultimo esempio risale a Vancouver 2010: nel carniere azzurro figurarono solo 5 medaglie e si parlò di disastro. Anche in quel caso, però, ci si dimenticò in fretta delle vittorie in Coppa del Mondo ottenute negli anni precedenti (sci alpino, fondo, slittino, etc.).
Così facendo i media sono riusciti nel loro intento, che è quello di far credere a tutti gli appassionati ciò che vogliono far loro credere. La distinzione tra sport maggiori e minori è nata dalla stampa e non certo dai gusti e dalle preferenze della gente.

In realtà tutte le discipline possiedono la stessa dignità e meritano il medesimo rispetto. Di certo coloro che praticano ginnastica, scherma, nuoto di fondo, tiro a volo, badminton, etc., non si allenano meno di un calciatore. Soprattutto il ruolo educativo di questi sport va rimarcato con convinzione, in quanto istruiscono i ragazzi alla vita, non solo facendo conoscere loro l'importanza dei sacrifici per conseguire dei successi ma anche insegnando il culto della sconfitta, elemento sempre possibile nel corso dell'esistenza.
La vera differenza tra Vezzali, Baldini, Cleri e Grimaldi (solo per rimanere alle vittorie più recenti) ed i calciatori ed i piloti è evidentemente visibile nello stipendio percepito a fine mese. A maggior ragione, dunque, le loro performance sono connotate da una grande passione, che permette di andare al di là del mero aspetto materiale.

Tutti noi, però possiamo fare qualcosa per mutare questa situazione melmosa e deprimente. Come? Interessandoci a tutte le discipline, sempre e non solo alle Olimpiadi; scrivendo alle redazioni dei giornali chiedendo uno spazio maggiore per tali sport; parlando con amici e conoscenti delle imprese di questi atleti purtroppo sconosciuti ai più; iniziando a leggere i quotidiani dall'ultima pagina. Certo, sono piccole cose. Ma nelle storia tutte le grandi rivoluzioni sono partite dal basso e si sono radicate lentamente. Il mio sogno è che tra qualche anno si parli di sport e basta, senza distinzioni classiste o di importanza della disciplina.

Federico Militello

2 commenti:

  1. Condivido a 360° gradi il commento e la visione del bravo Federico. Persuaso che solo in parte l'Italia sia una nazione realmente ' sportiva ' . Nel senso dell'etica dello sport e del senso della cultura sportiva ad ogni livello. E d'altro canto, di conseguenza, i media, ben cavalcano quest'onda, ponendo in risalto risultati e criticità di alcuni movimenti, poco o nulla sottolineando le valenze dei molti altri che si battono e conseguono risulatti nella quasi penombra.

    RispondiElimina
  2. E' vero Stefano, alcuni sport sembrano non esistere affatto, sopraffatti completamente da calcio, F1, etc... Invece sono proprio quelle le discipline che da sempre costituiscono linfa vitale per il nostro movimento. Speriamo che le persone lo capiscano presto.

    RispondiElimina