lunedì 15 novembre 2010

'Italia, come stai?': Ferrari fantozziana; i bilanci di scherma e volley donne


Premessa doverosa: in F1 ha vinto il migliore, colui che più degli altri ha meritato questo titolo mondiale. Nessun pilota in circolazione possiede le doti di velocità pura del neo-iridato Sebastian Vettel, come dimostrano le 10 pole position ottenute in stagione. Nel complesso, inoltre, il teutonico ha rasentato una grande continuità di rendimento e nelle rare occasioni in cui ha commesso degli errori, ciò è avvenuto per un'apprezzabile aggressività (ricordate la collisione con Webber? Queste sono le corse: giusto provarci sempre). Senza i vari intoppi tecnici della sua Red Bull, dunque, Vettel avrebbe trionfato almeno con due gare d'anticipo. Il 23enne di Heppenheim, inoltre, ha mostrato grande tenacia anche nei momenti più difficili, in particolare dopo la rottura del motore in Corea del Sud. A due Gp dal termine tutto sembrava perduto, tuttavia egli non ha mai smesso di credere nell'impresa: possiede la stoffa del fuoriclasse autentico. Onore al merito, dunque, per un campione in grado di instaurare un nuova era di trionfi in F1. Sì, è il nuovo Schumacher. La Ferrari, invece, paga ancora una volta il passaggio dalla gestione-Todt a quella Domenicali, in più di un'occasione non all'altezza della situazione. In passato errori macroscopici come quello costato il titolo non accadevano, attualmente, invece, sono la normalità, in particolare in situazioni anomale (pioggia e safety-car). Sorgono dei dubbi, poi, anche sulla reale consistenza di questa F10, spremuta al massimo da Alonso sin quasi al miracolo sportivo. Nel 2009, infatti, venne arrestato lo sviluppo della F2009 per concentrarsi sin dall'estate sulla vettura dell'anno successivo. Possibile, quindi, che la Red Bull fosse così superiore? Ai problemi di gestione, dunque, si aggiungono quelli di progettazione.

L'Italia ha vinto il medagliere e la classifica per nazioni ai Campionati Mondiali di Scherma di Parigi. 7 le medaglie conquistate, tutte nelle specialità olimpiche: un tale bottino, in prospettiva, potrebbe costituire circa 1/4 dei podi complessivi azzurri a Londra 2012. Da più parti, però, si è parlato di una rassegna iridata al di sotto delle aspettative. Motivo? Semplice: la scherma ha abituato talmente bene che ogni volta gli addetti ai lavori si aspettano 12 medaglie, possibilmente con 8 ori. Tutto questo, sebbene fattibile sulla carta (la rappresentativa del Bel Paese è indiscutibilmente la migliore del globo e, proprio per questo, l'unica in grado di riuscirci), appare di non semplice realizzazione nella fattispecie concreta. Con il trascorrere delle primavere aumenta la competitività delle nazionali straniere, in particolare nelle armi meno tecniche e di più agevole apprendimento (spada e sciabola).
Il settore in cui viviamo un periodo di reale appannamento è quello della sciabola femminile, che fortunatamente non sarà presente nel programma a Cinque Cerchi. Dopo aver vinto in questo 2010 Coppe del Mondo, Europei e Mondiali, mi sembra quasi irrispettoso mettere in discussione la miniera d'oro dello sport tricolore.

Quinto posto per una squadra da podio: la nazionale femminile di pallavolo torna dal Giappone con l'amaro in bocca. Rimarrà l'amletico dilemma se abbia influito maggiormente la sconfitta con la modesta Repubblica Ceca o quella con il temibile Brasile. A mio parere la seconda. Non è possibile, infatti, che delle professioniste, delle atlete famose e da anni sulla ribalta internazionale, abbiano ceduto un set senza colpo ferire, arrendendosi all'inesorabile sconfitta senza colpo ferire e senza orgoglio. Il 25-7 finale con le verde-oro ha rappresentato lo spartiacque verso l'eliminazione, avendo compromesso inevitabilmente il coefficiente punti. Questa selezione tricolore, comunque, non è affatto lontana dal vertice iridato. Con gli innesti dell'oriunda Costagrande (quanto è mancata una trascinatrice a questo gruppo), di alcune giovani di talento come Barcellini, Di Iulio e Rondon e dei rientri delle fondamentali Guiggi e Barazza, l'Italia avrà le carte in regola per aspirare al podio olimpico. Il ct Barbolini, che ha forse salvato la panchina in extremis, dovrà avere il coraggio di cambiare, di imprimere una svolta in una rappresentativa che da ormai troppo tempo si regge sulle solite note, ignorando ingiustamente i successi a raffica delle nostre rappresentative juniores.

Federico Militello

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