venerdì 15 gennaio 2010

Caro Pantani


Due giorni fa il Pirata avrebbe compiuto 40 anni. Il 14 febbraio saranno 6 anni che Marco ci ha lasciato. Questa lettera è spedita a lui, in cielo.

Caro Pantani,

è trascorso tanto tempo ormai da quando ci hai lasciato. Io però ti sento ancora qui, insieme a noi. Non passa Giro d'Italia o Tour in cui non pensi a te. Ogni montagna mi ricorda un tuo scatto, una tua vittoria. Era bello, Pirata, quando ti toglievi la bandana e scattavi in salita con le tue accelerazioni inimitabili. Gli avversari ti rivedevano solo all'arrivo. Avevo 10 anni quando hai vinto il Giro ed il Tour e ti vedevo come un mito: quando giocavo con i miei amici, facevamo le gare con la bicicletta sui sali-scendi di Cava de' Tirreni ed io indossavo sempre la bandana. Anche in quei momenti eri insieme a me. Ti ricordi Marco, quando hai compiuto l'impresa leggendaria sull'Alpe D'Huez? Quel giorno hai compiuto qualcosa di epico, di indelebile: pioveva a dirotto, ma tu, incurante delle intemperie e del pericolo, sei scattato su ogni salita ed anche in discesa, sull'asfalto viscido, eri stato impeccabile. Alla fine Ullrich giunse ad oltre 9 minuti da te. Fu maglia gialla. Quel giorno lontano di luglio io seguii la tappa nel bar della spiaggia e dopo la tua vittoria mi tuffai subito in acqua come un pazzo per festeggiare. E ti ricordi quando movimentasti anche una noiosa Milano-Sanremo con uno scatto sulla Cipressa? Sì, non eri un corridore per le corse di un giorno, ma quando vi partecipavi tutto era più bello. Una corsa era speciale per il solo fatto che tu c'eri. Come quando hai gareggiato alle Olimpiadi di Sidney: che emozione vederti con la maglia azzurra. Hai anche vinto un bronzo ai Mondiali in Colombia, l'unico per gli scalatori negli ultimi 16 anni. Ti sei fatto tante volte male, Marco. Ricordo quando un gatto ti attraversò la strada in Costiera e ti fece infortunare gravemente. Tu, però, sei sempre stato forte e ti sei sempre rialzato. Ed ogni volta ritornavi a volare. Mi sembra di vederti in questo momento, con le mani strette sul manubrio ed in piedi a spingere sui pedali, come solo tu sapevi fare. Altre volte sono state le persone a farti tanto male, ma tante altre ti hanno amato completamente, io per primo. Lo sai Marco, al Giro il nome più 'pitturato' sulle strade è ancora il tuo. La gente non può dimenticarti. Ogni tappa del Giro o del Tour è per me un rimpianto, perchè mi chiedo come sarebbe andata se ci fossi stato ancora tu. Quando scatta un ciclista in salita, non mi esalto, perchè in quel momento la mente mi porta subito al paragone con te. Caro Marco, ora sono sicuro che stai facendo grandi cose anche lassù in cielo. Da qui, però, tu non te ne sei mai andato.

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