lunedì 7 giugno 2010

'Italia, come stai?': la favola della Schiavone ed il Mondiale alle porte


Il tennis italiano ha vissuto una gioia stupenda ed inaspettata, impossibile da pronosticare persino per il più ottimista degli esperti. Francesca Schiavone ha vinto il Roland Garros, primo Grande Slam della storia agguantato da una giocatrice del Bel Paese. Date un'occhiata all'albo d'oro: leggere il nome della Leonessa accanto a quello delle varie Graf, Seles, Navratilova ed Evert, provoca di sicuro un effetto gradito. La Schiavone ha fornito all'Italia intera una lezione di vita: coltivando con perseveranza e abnegazione i propri sogni, lavorando sodo per riuscire sempre a migliorarsi e reagendo con forza ai momenti di difficoltà, allora tutto diventa possibile, anche la realizzazione dell'obiettivo atteso una vita. Chi ha seguito attentamente l'evolversi della carriera dell'italiana in questi anni, ricorderà che Francesca disse circa 4-5 stagioni or sono che, giocando 7 partite consecutive con la giusta continuità, avrebbe potuto vincere un grande torneo. Così è avvenuto. A 30 anni la tennista milanese è andata incontro alle due settimane migliori della sua esistenza, nelle quali è stata accompagnata da un invidiabile stato di grazia. Tecnicamente la Leonessa è migliore delle Williams e della stessa Stosur, anche se paga nettamente dazio nello strapotere fisico, che quasi sempre risulta decisivo. Questa volta, però, classe, inventiva e fantasia hanno trionfato su muscoli e potenza. Ora Francesca, come sovente accade in Italia ai vincitori, subirà una irrefrenabile attenzione mediatica, con la carta stampata che, sbagliando, le chiederà di vincere anche Wimbledon. Bisogna comprendere che il successo parigino è difficilmente ripetibile: non dimentichiamo, infatti, che prima di questa edizione del Roland Garros la Schiavone non era mai andata oltre i quarti in uno Slam. Dunque il trionfo è stato il frutto di tante coincidenze favorevoli: condizione fisica invidiabile, serenità mentale di chi non ha nulla da perdere e tabellone favorevole (evitate le sorelle Williams e la Henin). Sull'erba londinese la musica cambierà, anche perché la superficie si adatterà molto meno alle caratteristiche dell'italiana. Insomma, celebriamo questo trionfo come merita, ma non chiediamo la luna alla nostra campionessa: il rischio è di soffocarla con delle pressioni ingiustificate.
A questo punto della carriera la Schiavone ha vinto 2 Fed Cup (e a novembre inseguirà il tris) ed un Roland Garros: il prossimo obiettivo sarà una medaglia a Londra 2012, magari in doppio con Flavia Pennetta. La classifica mondiale, infine, mostra per la prima volta nella storia due azzurre tra le top10: Schiavone n.6 (ovviamente miglior risultato di sempre per un'italiana) e Pennetta n.10. E' una svolta epocale per il nostro tennis.

Ormai ci siamo, 4 giorni ancora ed inizierà il Mondiale di calcio. Come da prassi consolidata, l'Italia partirà per il Sud Africa attorniata da perplessità e scetticismi. Con Messico e Svizzera molti dubbi sono sorti relativamente al gioco ed ai suoi interpreti, anche se, bisogna ammetterlo, queste amichevoli hanno un'importanza relativa. Dal prossimo lunedì, contro il Paraguay, la musica cambierà. L'obiettivo tricolore sarà il non porsi aspettative: si dovrà vivere alla giornata, partita dopo partita. Superato il girone (da sempre lo scoglio più insidioso per gli Azzurri), nei match da dentro o fuori l'Italia resta una formazione ostica e scorbutica, difficile da battere per chiunque. L'infortunio di Pirlo potrebbe pesare, ma fino ad un certo punto: il 31enne regista, infatti, dovrebbe essere pronto per l'eventuale ottavo di finale, anche se in sua assenza potrebbe finalmente valorizzarsi la stella del più giovane e vivace Montolivo (senza dimenticare il dinamico Palombo, che garantisce quantità e qualità). Lippi dovrà mostrarsi abile nel rendere il gruppo compatto e consapevole dei propri mezzi, scegliendo il modulo di gioco che più si addice alle doti tecniche dei propri calciatori (4-4-2?). Andare in Africa senza i favori del pronostico, infine, non è detto che sia un male: historia docet.

Federico Militello

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