A dicembre tutti festeggiarono un sorteggio 'benevolo', che ci aveva riservato il girone più morbido. Risultato: l'Italia campione del mondo è giunta ultima in questo raggruppamento, superata persino dalla modestissima Nuova Zelanda. Un'eliminazione meritata e disonorevole, con una squadra spenta, carente di idee e soprattutto senza personalità. L'artefice principale di questa disfatta ,che rimarrà per sempre tra le batoste più cocenti della nostra storia, è certamente il ct Marcello Lippi. Le sue cocciute convinzioni, testardamente coltivate per due anni, ci hanno portato alla rovina. L'esempio lampante è dato dall'ingresso in campo di Fabio Quagliarella, il quale ha inferto una scossa al match. Il giocatore del Napoli e Gianpaolo Pazzini erano senza ombra di dubbio gli attaccanti non solo più in forma, ma anche più dinamici e concreti a disposizione dell'allenatore; tuttavia sono stati colpevolmente ignorati a vantaggio di un inconcludente Iaquinta (impiegato tra l'altro in un ruolo, la punta centrale, che non ricopre da anni) e di un improponibile Di Natale (che si conferma Re di Udine, ma pesce fuor d'acqua nelle grandi manifestazioni). Lippi ha puntato su una squadra operaia, senza qualità ed inventiva. L'unico in grado di innalzare il tasso tecnico era Andrea Pirlo, subentrato troppo tardi.
Insomma, Lippi paga una gestione in cui si è comportato da padre padrone, inserendo nel gruppo i suoi 'prediletti' (Cannavaro, Zambrotta, Pepe, Gattuso, Iaquinta, tutti autori di un campionato di Serie A a dir poco sottotono) e non dando mai alcuna opportunità di mettersi in mostra (nemmeno in amichevole) a calciatori del calibro di Cassano, Miccoli, Balotelli ed Ambrosini. Il tutto senza mai fornire una spiegazione, come se ogni sua decisione fosse a prescindere giusta ed incontestabile. Auguriamoci che il nuovo ct, Cesare Prandelli, costruisca una Nazionale onesta, convocando coloro che davvero saranno meritevoli e mettendo da parte le preferenze personali. Lippi a parte, il calcio italiano non gode certamente di buona salute. Il problema principale è senz'altro la difesa, nostro secolare punto di forza. In questi anni non sono nati campioni in grado di ripercorrere le orme dei vari Nesta, Cannavaro e Zambrotta ed i risultati si sono visti con i 3 imbarazzanti gol subiti con la Slovacchia. Stesso discorso per il centrocampo, dove Pirlo, ormai 31enne, è ancora insostituibile. In mediana disponiamo al momento solamente di ottimi interditori, mentre registi all'orizzonte non se ne vedono. Meno tetra la situazione dell'attacco, dove Balotelli, Rossi, Pazzini, Cassano e Quagliarella potranno garantire un futuro dignitoso. In Sud Africa si è chiuso un ciclo e gli eroi di Berlino entrano ufficialmente a far parte del passato. Il sogno di bissare l'impresa di Vittorio Pozzo (campione del mondo nel 1934 e nel 1938) e di agguantare il Brasile a quota 5 Mondiali è definitivamente tramontato. Si ripartirà dalle macerie di una disfatta epocale, sperando in un futuro che restituisca l'Italia alle posizioni di vertice che le competono.
Federico Militello
bella analisi con le parole che descrive il pensiero di tutti gli italiani. Con questo sbaglio Lippi non viene piu' considerato l'allenatore che ci ha fatto vincere un mondiale almeno per adesso. Poi la storia gli ridara' il titolo. In un Italia cosi' chiunque stasebbe bene non solo il grande Cassano. Ma chi e' Pepe? L'unico momento in cui ho esultato e' stato quando e' entrato Quagliarella. Ero sicuro che poteva essere l'unico che poteva fare bene li in avanti.... e non quel bidone di Iaquinta che merita di diventare disoccupato.
RispondiEliminafederico hai fatto la giusta analisi hai tutto ragione .
RispondiEliminaLIPPI e il solo responsabile si deve solo vergognare di quel che ha fatto ma anche ABETE che e andato riprenderlo abbiamo perso 2 anni con LIPPI vanitoso arrogante presentuoso e poco capace visto le sue strategie idiote il solo schema per questa ITALIA ERA IL 442.
ADESSO SI DEVE TUTTO RICOMMINCIARE DA ZERO
forza prandelli tu almeno sei simpatico e credo che farai del buon lavoro
claudio conti
Lippi dopo il Mondiale vinto si è montato la testa, si sentiva un Dio ed era convinto di vincere di nuovo. Ha pagato carissima la sua presunzione. Sì la federazione ha sbagliato, i ritorni quasi mai portano a buoni risultati. Guardiamo avanti, per fortuna lo sport dà l'opportunità di rifarsi (e non c'è solo il calcio ovviamente).
RispondiEliminaE' la fine di un'epoca di trionfi, non solo per il calcio, ma per tutto lo sport italiano. Il successo della Schiavone ha salvato una stagione già deprimente dopo le Olimpiadi di Vancouver. Se non si investe subito sui giovani, lasciando perdere gli stranieri, prepariamoci ad anni grigi.
RispondiEliminaIl Gladiatore
Il problema nasce da lontano e non solo dal ' vezzo ' dei CT ( Valcareggi, Bearzot docet ) di ripuntare su campioni onusti e consunti. Fino a che non si deciderà di rivalorizzare i vivai ed avere il coraggio di puntare sui giovani, pagheremo a caro prezzo carenza di numeri e di qualità.
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