martedì 23 marzo 2010

Intervista a Chiara Simionato, stella del pattinaggio azzurro


Chiara Simionato è stata la prima (e per ora unica) donna del Bel Paese a portare in alto l’Italia nello speed skating. In carriera, infatti, vanta ben 2 Coppe del Mondo di distanza nei 1000 metri (2005 e 2007), 11 vittorie complessive nel massimo circuito internazionale ed un bronzo ai Mondiali Sprint. Nel 2009 ha subito un grave infortunio che in parte ne ha condizionato il rendimento anche nella stagione appena conclusa. A 34 anni, tuttavia, la pattinatrice di Treviso sembra avere mantenuto ancora intatte le motivazioni per tornare al vertice.

Dopo l’infortunio dello scorso anno, in questa stagione non sei riuscita a tornare sui tuoi livelli abituali: per quale motivo?
‘’ L'infortunio durante un allenamento non credo abbia influito troppo a livello fisico, anche se ha sicuramente causato modifiche al mio allenamento per i dolori che mi procurava, ma sicuramente ha avuto conseguenze sul piano mentale, infatti ancora oggi a 2 anni di distanza sento rimbombare in me la caduta e la tecnica non ne trae beneficio. Diciamo che non riesco a ritrovare la il modo di pattinare che mi permetteva di andare forte perché ho paura possa succedere qualcosa se mi "butto" così tanto quando faccio una curva ‘’.

La tua intenzione è di appendere i pattini al chiodo o di continuare l'attività? Rivedremo mai la Chiara che vinceva tutto nei 1000?
‘’ Prima dei Giochi di Vancouver ero quasi decisa a diventare una ‘ex’, perché non trovavo la forma e non riuscivo più a divertirmi. Durante le Olimpiadi, nonostante le difficoltà, sono però riuscita a dare il massimo (per la prima volta dopo l’infortunio) e ciò mi ha fatto divertire un sacco in pista.
Ora mi sto domandando se possa essersi sbloccato qualcosa in me ed allora forse potrei tornare ad essere la Chiara di qualche anno fa e mi piacerebbe salire ancora su un podio.
In più c'è la possibilità che finalmente l'allenatore capo (Maurizio Marchetto) se ne vada, cosa che sono sicura mi permetterebbe di allenarmi venendo considerata per la mia storia e per quel che sono. Questo vale per me come per gli altri s'intende‘’.

Che voto daresti alla tua stagione?
‘’ Se facciamo questa domanda a medico e Fisi ti risponderebbero con un voto alto. Io, invece, non so quale sia. So che da quando a metà stagione ho deciso di far di testa mia ho iniziato a lavorare molto bene ed a recuperare passione e tenacia. Mi sono spesso abbattuta perché mi sentivo una principiante, ma arrabbiandomi con me stessa sono sempre riuscita a rimettermi in linea e lavorare sodo ed il risultato e' arrivato perché mi sono divertita da febbraio a marzo. Mi è dispiaciuto che questi vaghi miglioramenti siano arrivati quando le gare stavano finendo. Divertirmi sui pattini e' sempre stato il mio metro principale, poi però fuoriesce l'animo dell'atleta che vuole valutarsi in base alle classifiche e diventa difficile così riuscire a giudicarmi ‘’.

Come spieghi l'ascesa inarrestabile delle atlete asiatiche?
‘’ Parlare di ascesa inarrestabile secondo me e' esagerato. Conosco varie di loro e con alcune delle quali ho delle bellissime amicizie nonostante le difficoltà di comunicazione. Le ho inevitabilmente viste crescere nei pochi anni che la maggior parte di loro ha iniziato a gareggiare in coppa. Direi che il loro segreto e' aver cambiato scuola.La Cina si allena con allenatori occidentali che mettono tecnica e riposo al primo posto.La Corea del sud ha un allenatore che e' quasi un padre per la squadra e dopo la storia sportiva degli anni precedenti credo sia stato un cambiamento fondamentale.
Il Giappone credo di descriverlo come un sistema di "totale dedizione", con metodi di allenamento personalizzati atleta per atleta‘’.

Quali solo le prospettive del pattinaggio femminile italiano in generale? E cosa si può fare per migliorarlo?
‘’ Fino ad oggi in Italia non si e' mai fatta una esatta distinzione tra pattinatori maschi e femmine. L'abitudine è quella di dividere i gruppi in base alle capacità e non al sesso. Ciò può spesso agevolare le ragazze dall'età in cui i maschietti diventano fisicamente superiori, ma può talvolta essere problematico date le diverse esigenze. Io sono cresciuta con i ragazzi durante la mia carriera e nonostante uno dei miei punti di forza sia aver inevitabilmente imparato a stringere i denti, ritengo che possa essere molto importante avere un gruppo di persone simili, soprattutto per quanto riguarda l'aspetto sociale della vita dell'atleta. Poi per quanto riguarda lo staff, non credo sia giusto distinguere tra uomini e donne, quanto più parlare sempre di capacità e sensibilità nei confronti degli atleti. In Italia non c'è mai stata occasione di avere donne negli alti piani federali se non a livello di società dove a mio avviso il loro numero sta sempre più aumentando‘’.

Cosa ci si può aspettare dalle giovani Francesca Lollobrigida, Tea Ravnic e Yvonne Daldossi? C'è anche qualche altra giovanissima in rampa di lancio?
‘’Oggi sto finalmente assistendo ad un fenomeno diverso da quello che ha sempre accompagnato la mia attività su ghiaccio: vi sono probabilmente più ragazze junior di quanti non siano i maschietti ed il loro livello non va assolutamente sottovalutato. Sono convinta che se queste ragazze troveranno il loro spazio in base alle loro caratteristiche e ai loro desideri, allora in futuro potremmo finalmente parlare di squadra femminile italiana: non mi sorprenderebbero dei risultati positivi man mano che le ragazze entreranno nel giro della coppa del mondo.
Al momento a livello juniores riescono a fare dei buoni risultati, i loro tempi migliorano parecchio pur restando il più delle volte in posizioni di sordina, ma non ho mai creduto che il campione vinca da giovane ( certo se non quando si parla del vero talento che poi però bisogna saper gestire per non andar perso). In più la tendenza sempre avuta in Italia è quella di ritardare il professionismo a dopo la maturità scolastica e questo significa avere molto meno allenamento dei coetanei stranieri. Sicuramente la più quotata oggi e' Yvonne, ma non vanno sottovalutate ragazza come Lollobrigida, Ravnic, Giulia Merlo, Valentina D'eletto e mia sorella Paola. L'errore sarebbe abbandonarne alcune per puntare su altre. Io stessa ero stata esclusa dalla squadra a 22 anni’’.

Come ti vedresti nel ruolo di allenatrice della nazionale?
‘’Per quanto riguarda una mia possibile scelta come allenatrice, sono ancora piuttosto confusa. Comunque credo che rimarrò ad aiutare le società locali magari inventando qualche sistema per risollevare il numero dei tesserati.
Credo la cosa migliore da fare sarebbe quella di iniziare dalle categorie inferiori per imparare la gestione dei ragazzi nelle varie fasce d'età in modo da capire se davvero posso essere ritenuta una buona allenatrice.
Di una cosa sono, però, già sicura: dovessi decidere per questa strada non vorrei seguire per tutto l'anno la squadra maggiore ma preferirei seguire gli juniores o aiutare solo periodicamente i più grandi’’.

Perché il pattinaggio ha così poco seguito in Italia e non ci sono piste su cui allenarsi? Cosa si potrebbe fare per migliorare la situazione?
‘’ Seguire uno sport che non viene mai mostrato diventa davvero difficile. Noi atleti stessi siamo ridotti a guardare le gare dalle televisioni straniere.Questo sicuramente non aiuta.C'è da dire inoltre che prima di potersi davvero divertire sui pattini bisogna fare molta fatica ed oggi purtroppo lo spirito di sacrificio è sempre minore.A mia sorella Paola ho sempre detto di andare avanti per piacere e per divertimento e finora ha sempre funzionato, ma mi rendo conto di come sia un discorso difficile da porre alla maggioranza dei ragazzi se paragoniamo gli allenamenti del ghiaccio a quelli ad esempio di uno sport di squadra. Poi parlando di questo problema a livello politico credo l'impegno di una federazione dovrebbe essere rivolto al reclutamento nelle scuole, ai corsi di avviamento a varie ETA, ad accordi ad esempio con la FIHP.
Dove sono finiti, ad esempio, i Giochi della Gioventù? E i campionati studenteschi perché non si fanno? Vogliamo parlare di stage di pattinaggio ad esempio a livello universitario o delle varie piste anche di short track che esistono in tutta l‘Italia?
Le cose da fare sono tantissime, e' sufficiente che vi sia la buona volontà e tanta inventiva, caratteristiche che forse in base alle mie conoscenze sono sempre state un po’ troppo scarse, ma forse mi sbaglio ed e' tutto più facile di quanto pensi’’.

Federico Militello

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