mercoledì 24 febbraio 2010

'I Love Olympia': La staffetta azzurra al passo d'addio


Dopo cinque Olimpiadi consecutive sul podio, la staffetta italiana maschile dello sci di fondo ha abdicato. Il nono posto finale è emblematico di una squadra logorata dall'inesorabile scorrere del tempo, ormai l'ombra sbiadita di quella che trionfò a Torino 2006. Nella prima frazione Valerio Checchi (30 anni, unica novità rispetto al quartetto d'oro) sembrava aver recuperato dal problema muscolare che lo aveva afflitto la scorsa settimana e nei primi 6 km manteneva il ritmo dei migliori con il passo alternato. Poi l'inaspettato attacco del francese Gaillard faceva selezione ed il laziale giungeva al cambio con 26 secondi dalla vetta. Il divario dalle prime piazze si è ingigantiva poi con la prova di Giorgio Di Centa (37 anni), a suo dire danneggiato da un'errata scelta negli sci. A metà gara un terzetto composto da Svezia, Francia e Repubblica Ceca prendeva il largo, con Germania e Norvegia poco dietro. Gli azzurri, invece, crollavano in maniera definitiva: 1'06'', troppi per un eventuale rimonta di Piller Cottrer (35 anni). Anche il sappadino, argento nella 15 km skating, è parso tuttavia poco brillante, non riuscendo a guadagnare molti secondi. L'ultima frazione è stata a dir poco spettacolare, con la grande rimonta del norvegese Northug giunto a soli 15 secondi dal trio di testa. A questo punto lo svedese Hellner piazzava l'allungo decisivo, regalando al suo Paese meritata medaglia d'oro. Il fenomeno Northug, con una volata delle sue, agguantava l'argento, mentre la Repubblica Ceca beffava la Francia proprio sul rettilineo finale. L'ultimo staffettista azzurro, Cristian Zorzi (37 anni), giungeva al traguardo stanco e rassegnato, con un margine abissale dai vincitori di oltre due minuti.
A Whistler Mountain si è chiusa la grande era del fondo azzurro, cominciata ad inizio anni '90 dai vari Vanzetta, Fauner e De Zolt e terminata con campioni del calibro di Valbusa, Piller Cottrer, Di Centa e lo stesso Zorzi. All'orizzonte non si intravedono talenti, se non quello di Dietmar Noeckler che sta dominando la Coppa Europa. Urge rinnovare dalle fondamenta, creando un progetto serio che sappia valorizzare i giovani e soprattutto creare atleti polivalenti, abili in entrambe le tecniche di sciata. Queste grandi delusioni olimpiche dovranno fungere da stimolo per ripartire con umiltà verso un futuro che possa essere nuovamente glorioso. Serviranno anni e forse 4 non basteranno. La rivoluzione, però, è inevitabile.

Federico Militello

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