Immenso, superlativo, maestoso Giuliano Razzoli. Questo giovane emiliano è il Salvatore della Patria, che in un colpo solo ha illuminato l'Olimpiade azzurra regalando uno squarcio di luce accecante. Il 25enne di Razzolo ha infranto tutti i tabù: l'astinenza dello sci alpino maschile dall'ultima medaglia di Alberto Tomba nel 1994, oltre che l'assenza di vittorie azzurre in questa edizione dei Giochi. Ha vinto con classe, coraggio e determinazione, senza avvertire in alcun modo il peso della pressione. Un campione vero. Nella prima manche Giuliano regalava subito lampi di classe, surclassando gli avversari con una discesa poderosa, in cui il primo dei rivali, lo sloveno Valencic, inseguiva a ben 43 centesimi di distacco. A questo punto la lunga attesa prima della frazione decisiva. Quanti pensieri avranno attraversato la mente del campione emiliano: l'infanzia sugli amati Appennini, i problemi alla schiena che a 12 anni quasi lo costrinsero ad abbandonare lo sci, i sacrifici compiuti per diventare un fuoriclasse di livello mondiale. Un atleta normale sarebbe stato forse oppresso dalla responsabilità di portare il primo alloro all'Italia a queste Olimpiadi. Giuliano, invece, si è presentato al cancelletto della seconda manche con la tranquillità del fenomeno, di colui che è consapevole di non avere rivali. Nei primi due intermedi Razzoli incrementava ulteriormente il vantaggio sul croato Kostelic, in testa in quel momento, portandolo oltre il mezzo secondo. La sciata dell'emiliano era imperiosa, i pali venivano abbattuti con una potenza inaudita e la neve era solcata da due missili. Per un attimo è sembrato di rivedere Alberto Tomba, che finalmente ha trovato un degno erede e questa volta per davvero. A poche porte dalla fine l'azzurro amministrava il vantaggio e chiudeva con 16 centesimi di vantaggio sul rivale croato, per l'inizio dell'apoteosi azzurra. Il successo di Razzoli dà un sapore diverso a questa Olimpiade, un sapore più dolce e soave. Nel sorriso e nella gioia dell'emiliano sono affogate tutte le delusioni dei giorni scorsi, come d'incanto. Il tricolore sventolava leggero nel plumbeo cielo canadese e la commozione ha avuto il sopravvento su tutti, addetti ai lavori ed appassionati. Razzoli è campione olimpico nello Slalom Speciale, titolo che mancava all'Italia da Calgary 1988, quando si impose il mitico Alberto Tomba. ''Mi sono divertito, ho sciato tranquillo e non ho fatto fatica. Sapevo di essere il migliore e dopo la prima manche me ne sono convinto. Nella seconda sono stato attento. Non ci credo, ma è tutto vero'' le parole del 'Razzo' a fine gara. Emozionato anche il Premier Silvio Berlusconi, che ha contattato il presidente del Coni Gianni Petrucci telefonicamente: ''E' stata una gara eccezionale, l'ho seguita in diretta e mi sono emozionato. Una grande vittoria che ci ha reso tutti felici. Faccia i complimenti al ragazzo, adesso ha la premiazione ma domani lo chiamerò per rallegrarmi con lui''.
La medaglia di bronzo è stata agguantata dallo svedese Myhrer, autore di una spettacolare rimonta dalla decima piazza (con il miglior tempo di manche). Settimo posto per Manfred Moellg, non pienamente a suo agio su questa pista. Oggi, tuttavia, conta una sola cosa. A Whistler risuona l'inno di Mameli: Razzoli e l'Italia hanno conquistato la vetta dell'Olimpo.
Federico Militello
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