Continua la grande astinenza per lo sci alpino maschile, che non sale sul podio da Lillehammer 1994. A questo punto, però, si può parlare di una vera e propria maledizione, visto che Werner Heel è giunto quarto a 2 centesimi dal bronzo, Christof Innerhofer sesto a 8 e Staudacher settimo a 9! Insomma, tre azzurri a meno di un decimo dal podio: un risultato difficile da accettare. Oro meritatissimo per il norvegese Svindal, che ha preceduto di 28 centesimi l'americano Miller e di 31 l'altro atleta a stelle e strisce Weibrecht. Quest'ultimo ha realizzato la gara della carriera: in questa stagione lo yankee non era mai entrato nei primi 10 nè in Discesa nè in SuperG, mentre il suo miglior piazzamento era stato un decimo posto nel 2006. L'americano ha saputo sfruttare ad arte il pettorale n.3, in una pista che, seppur non esageratamente, si è deteriorata con il susseguirsi delle discese. Queste sono le Olimpiadi. A tal proposito ha sprecato una grande chance Peter Fill, scattato con il pettorale 4 ed in vantaggio su Weibrecht sino all'ultimo intermedio, prima di cadere rovinosamente in vista dell'arrivo (oltre al danno la beffa: l'altoatesino si è infortunato alla schiena ed è in forte dubbio per la SuperCombinata). Dove hanno perso gli azzurri quegli impercettibili attimi di tempo? Innerhofer ha commesso un errore gravissimo a metà gara, quando sembrava quasi fuori: almeno mezzo secondo in quel frangente è andato (e forse la medaglia d'oro). Heel è uscito troppo largo da una curva che immetteva nel piano, con conseguente perdita di velocità. Più pulita la discesa di Staudacher, bravo a non commettere particolari sbavature. Tre italiani fra i primi 7 sarebbe un buon risultato in Coppa del Mondo, ma alle Olimpiadi contano solo i metalli preziosi. Contro il destino non si può combattere.
Paura per il 41enne svedese Jaerbyn, vittima di una spaventosa caduta ad oltre 100 km/h. Lo scandinavo ha perso i sensi ed è stato soccorso dagli addetti alla sicurezza, prima di essere trasportato via in toboga.
Federico Militello
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